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Genitori e figli danzano insieme con lo spettacolo di «PlayJam»

Articolo. ABC- Allegra Brigata Cinematica organizza una performance interattiva gratuita presso l’Ex Ateneo in Città Alta a Bergamo. L’esperienza prende il nome di «PlayJam» ed è rivolta ai bambini da 1 a 3 anni e ai loro genitori. Un’occasione per scoprire il movimento attraverso il gioco, nel silenzio del linguaggio verbale e nell’improvvisazione con gli altri

Lettura 4 min.

Erano gli anni Venti del Novecento, i musicisti jazz si incontravano nei locali notturni o nelle case degli appassionati di musica e suonavano. Le loro note non erano scritte su uno spartito, le dita improvvisavano sullo strumento e le melodie intrattenevano un piccolo pubblico. Erano le prime Jam session, ovvero sessioni d’improvvisazione. Nel corso della storia questi incontri, che erano informali, ottennero grande successo e divennero eventi di cultura. La parola Jam ha origini ancora più antiche perché appartiene al popolo Yoruba, in cui «Jaru» significa «insieme in concerto». Lo spirito di condivisione persiste anche in questa definizione e non si allontana dall’idea di creare un’esibizione seguendo il flusso, assecondando il processo creativo che nasce dall’improvvisazione. Per il progetto «PlayJam» di ABC- Allegra Brigata Cinematica lo spirito è lo stesso: unirsi per creare insieme.

Il progetto si rivolge a bambini da 1 a 3 anni e ai loro genitori e avrà luogo presso l’Ex Ateneo in Città Alta a Bergamo nelle giornate di sabato 14 e domenica 15 ottobre. Si tratta di una sessione di improvvisazione di danza della durata di 45 minuti, aperta a tutti e tutte, guidata dalle danzatrici professioniste Beatrice Pozzi e Laura Basterra Aparicio e il musicista Simone Moretti. La performance interattiva è un’occasione unica per genitori e figli di scoprire il movimento del proprio corpo e tornare a viverlo insieme agli altri.

Il progetto «PlayJam»

«Il progetto “PlayJam” nasce da una riflessione: oggi più che mai c’è bisogno di stare insieme. Le famiglie hanno l’esigenza di avere un tempo in cui ascoltarsi e uno spazio in cui giocare. La danza è un ottimo linguaggio per farlo. Il movimento fa parte dell’uomo e appartiene a tutti da sempre». Così Serena Marossi, danzatrice e coreografa di ABC Allegra Brigata Cinematica, ha raccontato come è nato il progetto di danza «PlayJam», insieme a Luca Citron, co-fondatore della compagnia.

L’attività si concretizza in una performance interattiva, ovvero uno spettacolo in cui chi guarda viene invitato a compiere gesti e azioni in risposta ai suoni o allo spazio che lo circonda. Il pubblico capirà come intervenire e il ritmo diventerà la chiave per aprire un dialogo fatto di movimenti, in cui gli interlocutori sono i genitori e i bambini. Non verrà detta nessuna parola, si sentiranno solo delle vocalità da parte dei performer e la musica suonata dal vivo e in stereo. L’unico linguaggio che avrà voce sarà quello del corpo umano.

«L’assenza del linguaggio per noi è importante – continua Serena – perché è una dimensione non-quotidiana. La stanza si isola e i genitori restano nel silenzio mentre i bambini sono incantati con curiosità. Ognuno ha il proprio tempo per entrare nell’esperienza, ma abbiamo visto che alla fine tutti partecipano attivamente».

La musica proviene da strumenti-gioco che producono suoni attraverso il movimento, creati da Claudia Broggi appositamente per «PlayJam». La melodia scandisce il ritmo. Prima è delicato, sottile, gentile, poi cresce d’intensità, come la danza. Si crea un dialogo naturale tra performer e pubblico, chi partecipa segue la scia in modo automatico fino a rallentare per il finale, in cui tutti godono di un rilassamento guidato. «Lo spazio è un fattore creativo centrale nella danza – mi spiega Serena – “PlayJam” è nata studiando l’Ex Ateneo, la forma particolare della sala ha determinato alcune scelte coreografiche, i colori dei vestiti e la disposizione del pubblico».

Inizialmente gli spettatori sono seduti in cerchio, una ballerina si muove lentamente al centro. L’immagine richiama la nascita, come un utero che accoglie una nuova vita. Le ballerine compiono gesti sempre più ampi, i loro movimenti crescono e diventano dinamici. Allo stesso tempo la ricerca prosegue in senso verticale. Dall’essere in piedi, come tutti i giorni, si è invitati a sedersi e poi a sdraiarsi, per ritornare a terra.

«Il tema della nascita arriva da un lavoro che abbiamo fatto sulla fascia d’età 0-3 con l’educatrice Katia Pantalla. Lei sottolineava sempre quanto i bambini siano più connessi alla nascita e allo sviluppo del corpo rispetto agli adulti. Infatti, lo stanno ancora vivendo, ne sono ancora consapevoli, e questo tipo di suoni e di movimenti risuonano in modo più rapido e più efficace in loro. Tornare a terra per gli adulti non fa parte della normalità, ma crediamo sia importante mettersi al livello dei bambini per trascorrere un’ora in una dimensione corporea diversa. Anche per i bambini è una novità che il genitore non sia più verticale, non ti prende in braccio ma torna a giocare a terra. Alcuni operatori che sono venuti ad osservare si sono commossi nel vedere i piccoli trascinare gli adulti in un grande silenzioso gioco collettivo. Alle volte i genitori sono più smarriti dei bambini, che invece colgono immediatamente gli inviti dei performers», prosegue Serena, e quando gli domando come fare se un genitore non sa ballare mi risponde: «il gioco è la chiave attraverso cui il corpo e la mente si attivano. Porsi su un piano ludico fa dimenticare anche l’imbarazzo di muoversi, deve essere un momento di piacere, senza troppi pensieri».

L’aiuto di un ospite internazionale

I primi due appuntamenti del laboratorio sono avvenuti lo scorso fine settimana. Tra gli ospiti era presente anche Makiko Ito, direttrice artistica del Wonderland Collectief dei Paesi Bassi e danzatrice e coreografa giapponese. Makiko aveva svolto una residenza artistica a marzo 2023, in cui aveva realizzato un laboratorio dedicato ad attori e danzatori interessati alla creazione per l’infanzia e, nella scorsa settimana, è tornata a vedere l’evoluzione del progetto di «PlayJam».

«Penso che la danza non sia qualcosa di insegnato o dato dagli insegnanti – mi dice Makiko – Tutti possono essere spostati e muovere il proprio corpo. Potrei ballare senza saper camminare. Nelle mie performance, i bambini reagiscono alla danza e alla musica in modo naturale e diverso: alcuni si muovono, altri ascoltano, altri ridono... è molto individuale. L’importante è trattare i bambini come un pubblico serio e loro risponderanno con altrettanto impegno. Molti artisti che ho incontrato qui hanno notato la scarsità di questo tipo di progetti in Italia. Io credo siano importanti, se i bambini e la famiglia hanno una prima esperienza positiva con il teatro, torneranno a praticarlo! Per il mondo delle arti e dello spettacolo i bambini sono il futuro. Perché non offrire loro una grande esperienza».

Info sull’evento

La performance interattiva avrà luogo sabato 14 alle ore 17 e domenica 15 ottobre dalle 11 alle 17. L’evento è gratuito con prenotazione via mail all’indirizzo [email protected]. «PlayJam» è un evento programmato all’interno di «Che Spettacolo il Festival» e del cartellone diffuso «Che spettacolo il 2023!», l’offerta culturale multidisciplinare per le nuove generazioni di Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023, realizzato anche grazie al sostegno del Dutch Performing Arts Fund e di Poste Italiane. «PlayJam» proseguirà l’1 e il 2 novembre al «Festival Segni» di Mantova. Inoltre, nella settimana dal 9 al 12 ottobre sono previste delle lezioni aperte per adulti. I training di danza contemporanea saranno tenuti dai collaboratori e collaboratrici di ABC: Serena Marossi, Simone Moretti, Laura Basterra Aparicio, Beatrice Pozzi e Viola Ongaro. Ci saranno lezioni alla mattina e in orario serale. Iscrizioni e maggiori informazioni qui.

«La danza – conclude Serena – è una risorsa, è un canale creativo, è una via espressiva. Tutti e tutte nella vita possano incontrare occasioni in cui ballare. Bisogna abbattere i pregiudizi che restringono la danza alla tecnica, alla performance o al risultato. Danzare è relazione: con lo spazio, con il tempo, con gli oggetti, con la musica, con il silenzio, ma soprattutto con se stessi e con gli altri».

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