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Un Belga a Bergamo: Francobolli in un ufficio postale italiano

Articolo. Benjamin Batten alle poste italiane: un francobollo, un’avventura! L’illustrazione è di Marco Gubellini

Lettura 2 min.

Agosto 2019.
Se chiedi dei francobolli nell’ufficio postale di Bergamo, devi spostare il cielo e la terra per vedere evasa la tua richiesta. Strano se si considera che uno dei principali articoli in vendita in un ufficio postale dovrebbe essere il francobollo. È così̀ in Belgio e quindi ho pensato che fosse così in tutti i paesi occidentali civili. Sarebbe come chiedere del formaggio in un negozio di formaggi e avere l’impiegato che ti guarda come se avessi chiesto qualcosa di molto eccezionale.

A Bergamo funziona così̀. Solo un’impiegata delle poste, chiamiamola “Bepina”, ha le chiavi della cassaforte in cui si trovano i francobolli, preziosissimo tesoro... Quindi se la Bepina non c’è, niente francobolli. Verrebbe naturale supporre che in caso d’assenza della responsabile, le chiavi venissero consegnate ad un collega, ma evidentemente la Bepina se le tiene a casa. È un problema! Specialmente quando hai bisogno con urgenza di francobolli perché la Bepina apparentemente lavora solo part-time ed in orari molto irregolari. Pare quasi che le abbiano dato le chiavi per rendere la già sgradevole visita alle poste ancora più fastidiosa. Per non parlare poi degli orari di apertura: dalle 08h20 alle 19h05 nei giorni feriali ed in estate dalle 08h20 alle 13h45. Evidentemente qui non amano le ore arrotondate. Molto strano – beh, questa è un’altra questione, torniamo ai francobolli.

Se quindi sei abbastanza fortunato da trovare la Bepina e se lei in quel momento ha voglia di alzarsi per togliere i francobolli da Fort Knox, accade quanto segue: descrivo qui la mia più indimenticabile visita all’ufficio postale che abbia mai fatto…

…una calda e troppo umida mattina di agosto.
La Bepina lascia con riluttanza la sua postazione di lavoro, scompare tra le ali dell’ufficio postale e ritorna solo dopo più di quindici minuti. La cassaforte è sbarrata in maniera tale che potrebbe aver dovuto farsi strada attraverso spessi bulloni e lucchetti con combinazione? O ha colto l’occasione per andare in bagno e prendersi un caffè? Prevedo quest’ultimo.

Comunque, dopo tre lunghi giorni con infinite code di attesa che davano sempre lo stesso risultato, oggi fortunatamente la Bepina c’è, e mi consegna i francobolli! Finalmente li ho tra le mani. Non mi sembra vero. Consegno la mia carta per pagare e scappare velocemente, ma è impossibile fuggire… la Bepina scuote la testa. “Cosa accadrà ora? Ecco che estrae una calcolatrice preistorica e inizia a calcolare quanto le devo. «Sessantasette euro e trentasette centesimi»”. Mi lancia uno sguardo come voler dire: non è un ̀ po’ un’esagerazione per dei francobolli?. «Cosa?!» rispondo. “Mi piace inviare lettere, sono uno scrittore!”. Indico la mia carta di credito che è appoggiata sul bancone, ma lei mi guarda con occhi indignati.

“I francobolli si possono solo pagare in contanti, non lo sa?!”. Alzo lo sguardo e le mani al cielo “Non ci credo!”. Questa è la goccia. Le dico che non ho mai sentito un’idiozia del genere. Beh, se adesso, mentre scrivo, ripenso a tutta la situazione, non mi sarei dovuto sorprendere, ma in quel momento era davvero troppo. Apro il portafogli ma sono senza contanti. “ La Bepina mi manda al bancomat. Con il piombo nelle scarpe, perché́ quest’ultimo ostacolo di questa terribile impresa è particolarmente pesante! Esco dall’ufficio postale per cercarmi un bancomat che funzioni.

Dopo mezz’ora sto di nuovo davanti alla simpatica Bepina che, finalmente, mi consegna i francobolli. Mi sento come un finisher di una maratona quando ha finalmente tagliato il traguardo. Una magnifica sensazione di sollievo. Alla fine ce l’ho fatta! Non ci posso credere. Con uno sguardo felice chiedo a Bepina un ultimo favore (scrivo “favore”, perché tutta questa visita sembrava una lunga e dolorosa tortura): “Sarebbe così gentile da fornirmi la ricevuta per la mia contabilità?”. La Bepina mi lancia uno sguardo di disapprovazione e apre con grande difficoltà̀ la bocca : “Non posso darle una ricevuta per i francobolli”. Aggrotto le sopracciglia, ma non ho più̀ la forza per discutere. Con un sorriso forzato, la Bepina preme il pulsante e chiama il numero successivo. Esco dall’ufficio scuotendo la testa. Sono appena uscito da un film comico o era realtà?

Francobolli in un ufficio postale italiano, ci vuole tanta pazienza!

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