Autostrada A3, Cavalleri nel mirino
Tre bergamaschi tra i 21 indagati

Un progetto non conforme e falsi registri di contabilità realizzati per ottenere dall’Anas denaro per lavori mai realizzati. È quanto emerso dall’indagine della Guardia di Finanza, diretta dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia, che ha portato al sequestro di un tratto dell’Autostrada A3, tra Mileto e Rosarno.

Nell’occhio del ciclone la ditta bergamasca Cavalleri. In particolare i falsi documenti riguardano lo smaltimento di rifiuti provenienti dalla demolizione di sovrastrutture stradali. Nel provvedimento di sequestro del tratto autostradale viene evidenziato che la falsa documentazione relativa ai rifiuti da smaltire è stata infatti realizzata dall’impresa bergamasca «Cavalieri Infrastrutture», di Dalmine. Sono 21 gli indagati, tra cui tre residenti in provincia di Bergamo: Gregorio Cavalleri, Vincenzo Musarra e Carla Rota.

I rifiuti erano diretti «per lo smaltimento alla società Ecosistem, un conferimento di tale tipologia in realtà mai effettuato per un quantitativo pari a 2.919.610 chili, relativo alle mensilità di ottobre - dicembre 2012 al fine di ottenere un incremento della indennità di discarica per materiali inquinanti».

I falsi documenti hanno indotto in «errore l’Anas, ente pubblico deputato a corrispondere la predetta indennità e procuravano un ingiusto profitto alla società Cavalleri Infrastrutture, rappresentato dalla liquidazione a titolo di indennità di discarica per 403 mila euro».

Nella notte i sigilli sono stati posti al viadotto sul fiume Mesina, un tratto lungo circa 8 chilometri dell’A3, compreso fra gli svincoli di Mileto e Rosarno, in entrambe le direzioni.

Per adesso, il provvedimento non pregiudicherà la circolazione, perché la procura ha disposto il sequestro con facoltà d’uso dell’opera. Su quel tratto di strada infatti, tecnici e consulenti sono ancora al lavoro per valutare l’eventuale pericolosità dell’opera, mentre è totalmente interdetto a mezzi e operai il cantiere sottostante, più una strada interpoderale ad esso asservita e un tratto della strada provinciale 58.

Il problema - stando a quello fin qui emerso - è che l’opera realizzata dalla ditta Cavalleri infrastrutture sarebbe non solo totalmente difforme rispetto al progetto originale, ma anche eseguita in totale spregio del rischio idrogeologico. I piloni che sostengono il viadotto sono infatti nei pressi del fiume Mesina, corso d’acqua irrequieto che attraversa la zona e ha già più volte esondato, allagando la vicina provinciale e le aree circostanti.

Sul registro degli indagati sono finite ventuno persone, accusate a vario titolo di reati di disastro doloso, falso ideologico e materiale in relazione alla concessione di lavori in sub appalto senza la prescritta autorizzazione da parte della Stazione appaltante e truffa aggravata ai danni di ente pubblico in relazione all’indebita percezione di pagamenti per smaltimento di rifiuti di lavorazione, attestato mediante falsa documentazione.

Fra gli indagati ci sono i progettisti e i vertici dell’azienda. L’inchiesta, tra l’altro, nasce da una costola di una più ampia indagine sulla ditta Cavalleri infrastrutture, impegnata anche nella costruzione della trasversale delle Serre, strada di collegamento fra l’entroterra montano vibonese e le due coste della Calabria, che da circa quarant’anni attende di essere completata.

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