Due quarantenni sinceri
scandagliano la loro crisi

Il tempo passa e ora Nick Hornby dà voce a una coppia di quarantenni che si trova a fare i conti con un matrimonio arrivato (forse) al capolinea dopo un tradimento. Che, come sempre, non è la causa della rottura, ma solo la deflagrazione di problemi preesistenti.

È stato lo sfegatato tifoso dell’Arsenal di «Febbre a 90’», poi l’eterno ragazzo del negozio di dischi che in «Alta fedeltà» classificava per top 5 musica, amori e qualunque altro argomento di conversazione. È maturato insieme al single incallito di «Un ragazzo», ha superato le profonde crisi esistenziali di «Non buttiamoci giù». Ma il tempo passa e ora Nick Hornby dà voce a una coppia di quarantenni che si trova a fare i conti con un matrimonio arrivato (forse) al capolinea dopo un tradimento. Che, come sempre, non è la causa della rottura, ma solo la deflagrazione di problemi preesistenti.

Prima di ogni seduta dalla consulente matrimoniale Tom, critico musicale disoccupato, e Louise, gerontologa, si trovano in un pub per mettere a fuoco i problemi di cui parlare. Con in mano una birra (lui) e un bicchiere di vino (lei) danno vita a un fitto botta e risposta sarcastico, divertente, profondo ma soprattutto sincero.

«Lo stato dell’unione. Scene da un matrimonio» sembra quasi una sceneggiatura. E infatti è già diventato una serie tv («State of the Union»), dieci episodi di dieci minuti ciascuno diretto da Stephen Frears e presentati l’anno scorso al Sundance Festival. Tom e Louise parlano di tutto: le parole crociate, i film, i figli, la relazione extraconiugale di lei, la Brexit che assurge a metafora della loro separazione (lui ha votato pro più per dispetto che per convinzione, lei contro).

Per cercare di capire cosa è andato storto e cosa li unisce ancora Tom e Louise passano al setaccio il loro rapporto pezzo dopo pezzo. «Il problema – sostiene Tom – è che il matrimonio è come un computer. Lo puoi smontare per vedere che cosa c’è dentro, ma poi ti ritrovi con un milione di pezzi». Che non è detto si riescano a rimontare e far funzionare come prima.

Aspettando di iniziare la loro seduta Tom e Louise ogni settimana incrociano un’altra coppia che esce dallo studio della terapeuta, due persone di una certa età che i nostri osservano in modo quasi sfacciato, chiedendosi cosa ci facciano lì. Finché un giorno la donna anziana li saluta e spiega che loro sono in terapia da anni e continuano ad andare dalla consulente matrimoniale una volta ogni tanto. «Ci vuole tempo, tutto qui. Bisogna superare tutte le ferite e le stupide ripicche. Ma voi siete giovani, avete ancora tanto tempo. Beati voi». Come dire che la coppia ha bisogno di manutenzione e che l’amore va allenato. Ogni giorno. A qualunque età. 

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