«Favoloso formaggio»
Il libro di Stefania Zecca

Architetto con la passione per la cucina e la fotografia, recentemente trasformata se non in una professione vera e propria almeno in un’opportunità di lavoro senza muoversi troppo dalla sua casa di Caprino Bergamasco. Stefania Zecca ha dato alle stampe il suo primo libro: «Favoloso Formaggio».

Architetto con la passione per la cucina e la fotografia, recentemente trasformata se non in una professione vera e propria almeno in un’opportunità di lavoro senza muoversi troppo dalla sua casa di Caprino Bergamasco, Stefania Zecca ha dato alle stampe il suo primo libro per i tipi della Trentaeditore. «Favoloso Formaggio» s’intitola ed è chiaramente un omaggio alla materia prima che più la intriga, il latte e soprattutto i suoi derivati.

Una predilezione che viene da lontano e che si è rinforzata con l’arrivo della figlia che l’ha tenuta lontana dalla precedente attività e più vicina ai fornelli. E lì è scattata la molla: il desiderio di condividere le sue esperienze è sfociato nel blog www.lericettedipepi.it (Pepi è il nomignolo con la quale la chiamava il fratello minore), e quindi nella collaborazione con la rivista «A Tavola» e con «D» de la Repubblica. Food writer e food stylist si autodefinisce, insomma scrive e fotografa da alcuni anni il cibo che ella stessa prepara. Ricette inedite che sono consultabili sul sito, scaricabili tramite app ed ora raccolte appunto nel libro che verrà presentato domani (vedi box nella pagina). L’interesse per la cucina parte però da più lontano, negli anni dell’infanzia, quando accanto alla nonna paterna si cimentava tra mattarelli e padelle. «Un giorno che i miei genitori erano usciti – dice - a 8 anni ho impastato e cucinato da sola la mia prima crostata. Una gioia indescrivibile, scovare gli ingredienti, unirli e vedere nascere quel dolce che mi piaceva tanto».

Un gioco che è andato avanti fino agi anni in cui prima lo studio e poi il lavoro hanno assorbito energie. «L’ho ripreso con continuità quando è nata mia figlia (che oggi ha sette anni, ndr) e l’ho fatto naturalmente con un approccio più meditato, alla ricerca del gusto ma approfondendo anche i temi del benessere, vestendo i panni prima che del cuoco di un consumatore attento e curioso». Un approccio che ha scelto di condividere attraverso il blog con tutte le persone interessate. «Era la soluzione più comoda. Una sorta di sfogo, un modo per potersi scambiare esperienze. Pian piano la community si è allargata e sono aumentati visibilità ed impegni». Tanto da essere notata da riviste del settore che le hanno affidato delle rubriche. «Credo siano stati fondamentali il mio modo semplice ma serio di intendere ed interpretare la cucina e l’esperienza come fotografa. Agli editori è piaciuta l’unione tra la cucina casalinga e la fotografia professionale». Tanto che si è arrivati al libro. «Un impegno ma anche una soddisfazione, quando si arriva a firmarne uno aumenta anche il carico di responsabilità». Testi e foto di Stefania Zecca, 50 ricette precedute da una serie di indicazioni utili per scegliere, degustare ed utilizzare in cucina i formaggi; e seguite invece da annotazioni e curiosità circa le glorie casearie che sono protagoniste delle ricette, in tutto una quarantina selezionate tra quelle artigianali, meglio se bio o di malga che «hanno un costo maggiore ma il beneficio che apportano sia in termini di gusto che di naturalità è ripagata ampiamente del costo più elevato». Preponderante la presenza dei formaggi italiani e molto significativa quella delle rinomate forme che nascono sul territorio bergamasco, dal Taleggio (nella crema che accompagna le crepes con i fichi) agli agrì di Valtorta (nella «pesteda» che condisce le linguine), dal Branzi (nelle tagliatelle con porcini) allo Strachitunt (si raccomanda, con la t finale, nei peperoni al miele). Ma ci sarà pure un formaggio prediletto da Stefania Zecca, no? «Ma piacciono tutti, e spesso costituiscono il finale del mio pasto. Se devo sceglierne uno, anche perché essendo a Bergamo riesco a trovarlo con continuità, è il Formai de Mut, quello a marchio blu che contraddistingue il prodotto estivo d’alpeggio».

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