Identità reali e virtuali
tra castelli di bugie e pericoli

Cosa c’è oltre le foto che compaiono sui social network? Qual è il rapporto tra le identità create ad arte per Facebook, Twitter e Instagram e la realtà? Parte da qui l’ultimo lavoro di Sophie Kinsella «La mia vita non proprio perfetta» (Mondadori), commedia agrodolce: affronta in modo lievissimo un tema intrigante e attuale.

Katie, 26 anni, sogna una vita scintillante nel cuore di Londra, ma trova solo lavoretti precari, divide un alloggio minuscolo con alcuni coetanei, compra abiti di scarsa qualità, salta i pasti. Nel frattempo cerca di costruirsi sui social l’identità della donna di successo che vorrebbe essere: un castello di bugie. Perde il lavoro, è costretta a tornare dai suoi genitori, ma poi, imparando dagli errori, riprende slancio. Gioca sul tema della doppia identità in modo più profondo e sofferto «Cicatrice» (Bompiani) della spagnola Sara Mesa. Sonia conosce un uomo, Knut, in un forum letterario: la incuriosisce, gli scrive. Parlano di libri, e tra loro nasce una relazione particolare, quasi ossessiva, fondata sulla scrittura. Lui diventa per lei uno specchio dove proiettare la propria vita idealizzata, le fa dimenticare la realtà, i legami veri. Passa il tempo, Knut la corteggia con regali rubati costosi e insistenti, diventa geloso, pericoloso. Un legame di cui è difficile liberarsi. L’autrice si concentra sul tratteggio fine dei personaggi, e mette a tema lo stile e la natura delle relazioni «virtuali», mostrandone anche il lato oscuro.

Spensierato, infine, «Lei & Lui» di Marc Levy (Rizzoli): in questo caso tra i protagonisti Paul e Mia grazie a un sito di incontri nasce un’amicizia sincera, intima, vera, di quelle che durano per sempre. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA