«Mola mia», riparte da Bergamo la «Grammatica del nuovo mondo»

Il libro «La grammatica del nuovo mondo» inizia con il dialetto bergamasco e il suo «mola mia».

È la gente di Bergamo ad aver dimostrato all’Italia e al mondo la capacità di reagire di fronte al coronavirus. A scriverlo nel libro «Grammatica del nuovo mondo» edito da Lupetti è Filippo Poletti, giornalista professionista, figlio di un trevigliese doc e uno dei 15 top voice ufficiali di LinkedIn in Italia: «È nella Bergamasca, la provincia più martoriata dalla pandemia, che partì l’iniziativa di Confindustria denominata “Mola mia”, “mai mollare”: obiettivo degli imprenditori fu coordinare le attività finalizzate a produrre mascherine».

La voglia di reagire torna nel paragrafo «Saluto di addio, mai più senza»: l’immagine straziante delle bare partite da Bergamo sui camion dell’Esercito mercoledì 18 marzo 2020 per essere portate in altre regioni d’Italia «è un monito - nota Poletti - a far sì che mai più si ripeta che i defunti non siano salutati dai propri cari. Di coronavirus, purtroppo, si muore. Ma mai più così, lontano dagli occhi delle famiglie». Ordinate alfabeticamente, il libro «Grammatica del nuovo mondo» presenta 50 parole chiave della pandemia: tra queste, oltre alla M di «Mascherine “Mola mia”» e alla S di «Saluto di addio», ci sono la A di Aurora piuttosto che la G di «grazie», la I di «italiani», la S di «smart working» fino alla U di «umanità».

Tra le parole del nuovo mondo ci sono aggettivi che hanno invertito la loro valenza (come positivo, diventato un termine negativo) ed espressioni che hanno assunto nuovi valori (come RT, il retweet del social media Twitter utilizzato oggi per indicare il tasso di contagio). Nel dizionario di Poletti figurano lemmi diventati di uso comune come smart working, infodemia o memorabilia dal nome dell’iniziativa pavese di raccolta di ricordi tra gli anziani promossa dallo Spazio Geco a partire dal 2020. Tra i termini c’è anche «paziente», legato nella memoria degli italiani al caso di Codogno di Mattia Maestri: la sua vicenda, raccontata dai media nella notte tra il 20 e il 21 febbraio 2020, «è un invito a riflettere - scrive Poletti - come di fronte al male tutte le persone hanno la stessa dignità e devono essere curate nel miglior modo perché, come dimostra la storia a lieto fine di Mattia, per tutti ci può essere un futuro luminoso».

Nella grammatica pandemica, introdotta dalla premessa del filosofo Salvatore Veca e completata dalla postfazione dello psicanalista Luigi Ballerini, trovano spazio nomi propri di persona che hanno contribuito a scrivere le pagine del nuovo mondo: è il caso della piccola Aurora Maria Perottino, nata a Moncenisio, in Piemonte, nelle settimane seguite allo scoppio del coronavirus, dopo anni che il secondo Comune più piccolo d’Italia non vedeva più una culla riempirsi. È il caso del capitano campano della Diamond Princess, Gennaro Arma, ultimo a scendere dalla nave posta in isolamento dal 5 al 27 febbraio 2020 nel porto di Yokohama, in Giappone.

Oppure, ancora, dell’infermiera di Cremona Elena Pagliarini, addormentatesi sul tavolo di lavoro e immortalata in rete, e dei nonni emiliani Alma Clara Corsini e Alberto Bellucci, ribattezzati «nonni Speranza» dopo aver sconfitto la malattia respiratoria all’età di 95 e 100 anni. A completare il libro c’è l’ecatòmeron ossia la cronaca dei primi 100 giorni del contagio. Come si legge nella premessa-testamento scritta da Veca, scomparso il 7 ottobre scorso, la «Grammatica del nuovo mondo» può insegnarci tanto: «Le pagine del libro sono affascinanti. Noi non siamo i signori dell’universo. Noi siamo nello stato contingente dell’essere “creature”, nel senso che il mondo non è in alcun caso nostro. Il nostro slogan “una sola umanità, un solo pianeta” va integrato con la glossa che ci ricorda che, come viventi, noi non siamo “soli”. Questa glossa elide la pretesa illusoria dell’eccezionalità antropocentrica».

È la lezione della pandemia: come siamo parte della natura e della cultura, così apparteniamo alla comunità vivente. Nel nuovo mondo c’è spazio solo per la prospettiva dell’ecologia radicale e della giustizia sociale. Per guardare al 2022 con fiducia va recuperato il senso delle parole: è quello che propone Poletti, invitando a vincere la paura e a guardare al futuro con occhi nuovi. Il libro sarà presentato a Bardonecchia (To) il 30 dicembre alle 17,30 al Palazzo delle feste (prenotazione: [email protected]).

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