«Non è più solo un’edicola
cucio i fili dell’informazione»

«A che ora apre il salumiere? Ha visto la signora del terzo piano? Ma il tabaccaio non riapre? Sono diventato l’ufficio informazioni di tutto il quartiere».

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«A che ora apre il salumiere? Ha visto la signora del terzo piano? Ma il tabaccaio non riapre? Sono diventato l’ufficio informazioni di tutto il quartiere: molti si fermano a scambiare due parole mentre comprano il giornale, probabilmente è l’unica occasione che hanno per farlo». In via Statuto a Bergamo, a due passi dall’Accademia del Gdf e dagli ex Ospedali Riuniti, l’edicola di Giovanni Pedroni è diventata un vero e proprio punto di riferimento, complice anche il fatto di essere aperta sempre dalle 5,30 circa alle 18,30-19.

«Vendiamo circa il 20 per cento di giornali in più - racconta - ma tutto il resto è praticamente fermo, anche se forniamo servizi come ricariche, pagamento bollettini e bollo, trasferimento soldi. Mi dicono i colleghi che va peggio in centro città, complice la chiusura degli uffici, meglio invece in periferia. Ma rispetto a settimana scorsa c’è davvero meno gente in giro. Si vede che la paura è cresciuta: gli anziani non vengono più, mandano qualcuno a ritirare, oppure consegno a domicilio. C’è molto rispetto e molta preoccupazione: se c’è un cliente gli altri aspettano a distanza, oppure si allontanano. Qui vicino si concentrano un po’ tutti i negozi aperti: molti hanno ridotto l’orario, noi no».

Delle circa 500 edicole presenti in Bergamasca un centinaio sono chiuse: quasi tutti i punti di rivendita sono stati sostituiti, nella maggior parte dei casi da negozi di alimentari. Solo pochi paesi non sono coperti: Adrara San Martino, per esempio, ma qui ci pensa il sindaco a fare scorta di giornali a Villongo e a distribuirli.

«È come stare in un front office - conferma Osvaldo Morotti dalla sua edicola di Villa di Serio, all’interno della zona più critica della nostra provincia -: la gente passa e mi chiede se la farmacia o la discarica sono aperte, chi è morto, quali sono le novità dal Comune. Cucio i fili dell’informazione, e questa per me è una grande soddisfazione: ognuno mi racconta una parte e io riferisco a chi mi chiede. C’è molta più coscienza della gravità della situazione ora: stanno tutti più attenti, con le mascherine, tengono le distanze. Passano di qui mentre fanno la spesa, poi subito a casa. Siamo in prima linea e anche io mi sono adattato: intorno alle 12,45 chiudo, perché in giro non c’è davvero più nessuno».

Anche Venturino Ghilardi, a Calcinate, chiude prima, verso le 14. «Alle 6 faccio le consegne a domicilio del giornale, in parte in auto e il resto in bici. In giro vedo pochissima gente. Le vendite sono raddoppiate per i quotidiani, poi mi chiedono molta enigmistica. Qui la gente viene al mattino, ma gli anziani mandano i figli. Escono per il pane, la spesa e il giornale, qualche bolletta o bollo da pagare. Tutti fanno la fila e tengono le distanze, si vede che c’è tanta paura: prima si è troppo minimizzato, dicono, e anche io avevo percepito che non era poi una cosa così grave. Ma da lunedì scorso è cambiato tutto».n 

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