La maglieria? Fatta a mano
Dunia riparte dalla storia della nonna

Porta il nome che la nonna paterna avrebbe tanto voluto dare a una figlia che non è mai arrivata, appassionata com’era di «Delitto e Castigo». Dunia Algeri, quella nonna Giulia così amata dalla sua famiglia non l’ha mai conosciuta, ma ne ha sentito tanto parlare che ha riallacciato i fili del passato e ha pensato, a 26 anni, di partire proprio dal suo antico mestiere.

Negli anni Sessanta, a Pedrengo, Giulia era la magliaia del paese, sempre china sulla sua macchina manuale incastrata in garage da cui sfornava pullover per parenti e clienti. I maglioni della nonna ancora girano per casa e Dunia, dopo aver girato mezza Europa vivendo tra Lugano, Londra e Parigi, è ripartita proprio dalla maglieria, avviando un brand tutto suo.

«Si chiama Dunia Algeri Atelier perché è la mia storia e sono le mie origini che mi hanno permesso di raccontare nuovamente la maglieria». Con un salto nel passato ancora più radicale, considerando che la sua linea è fatta a mano, con i tradizionalissimi ferri del mestiere: «Parto ora dopo aver studiato comunicazione in Svizzera e fatto esperienza nel settore dei media in Gran Bretagna e Francia. Poi, dopo un lavoro nelle pubbliche relazioni da Gucci, a Milano, ho pensato che la moda dovevo scriverla io, come protagonista attiva di una storia parte della mia famiglia».

Proprio lo scorso anno ha quindi fondato un brand di maglieria di lusso: «Sono partita dalla ricerca della materia prima, sperimentando dal bamboo fino al vicuna, per poi approdare al baby alpaca, che importo dal Perù e con il quale realizzo i miei capi utilizzando filato 100% puro: si tratta di una fibra eccezionalmente sottile, incredibilmente soffice, leggera, durevole e ipoallergenica. È anche sette volte più calda della classica lana perché le singole fibre agiscono come isolante termico».

Sei i modelli (oltre a una sciarpa) realizzati per una collezione dai tagli moderni e sofisticati: «Mi sono ispirata per ogni capo alle figure femminili che mi hanno accompagnato durante la mia vita, scegliendo la produzione manuale in un laboratorio milanese». C’è il maglione a trecce e collo alto che si chiama ovviamente «Nonna Giulia», ma c’è anche un bomber con una lavorazione a fascia dove le maniche sono le protagoniste o un cardigan lungo e avvolgente oltre alla rivisitazione della nappa.

A lavorare sui modelli un team di dieci artigiane: «Realizziamo capi che richiedono fino a 30 ore di lavorazione. Voglio trasmettere la bellezza delle cose fatte a mano, del passato che è ancora presente e sarà futuro». Mentre progetta nuovi modelli, ha dato il via al suo sito web, duniaalgeriatelier.com con tanto di e-commerce: «L’obiettivo è lavorare a livello internazionale, promuovendomi attraverso il web, presentandomi alle prossime fiere di settore e avviando la prima rete commerciale». Idee chiare e passaggi concreti che Dunia, arrivando dal mondo del fashion, conosce bene: «Nonostante sia figlia della generazione del “fast fashion”, credo nella produzione di pezzi unici: indossare un maglione è il modo più semplice per essere sofisticate e comode al tempo stesso» continua Dunia, che aggiunge: «Ora parto con il Web e una rete commerciale, ma il vero sogno è creare un laboratorio artigiano tutto mio dove ufficio stile e di produzione possano diventare una cosa sola. Come se il garage dove nonna Giulia faceva i maglioni potesse trasformarsi in un concept moderno e fucina di idee». Poi ride: «Anche io prendo lezioni di maglia: per ora faccio grandi disastri, ma non demordo, magari solo per i prossimi regali di Natale». Gli amici sono avvisati.

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