Battiston: «Covid, la discesa dei contagi
si è fermata: i vaccini sono l’unica arma»

Roberto Battiston, professore ordinario di Fisica all’Università di Trento, analizza i numeri del virus sin dall’inizio della pandemia. «Alzare una diga con l’immunità». «La variante Delta è aggressiva, è una partita a scacchi».

Il vento ha iniziato a soffiare dall’altra parte, proprio all’imbocco dell’estate. C’è una nuova brezza di contagi: certo non ancora la tempesta che ha sferzato l’Italia a più ondate, ma comunque un segnale da non sottovalutare. Basta mettere a confronto le ultime settimane e si scorge la traccia di una ripresa: tra l’11 e il 24 giugno la media dei nuovi casi giornalieri in Bergamasca era scesa del 77% (da 31 a 7 nuove infezioni quotidiane), mentre tra il 25 giugno e ieri è salita del 14% (da 7 a 8 casi in media); in Lombardia, se prima scendeva del 57% (da 310 a 314 nuovi casi quotidiani tra l’11 e il 24 giugno) ora la riduzione appare impercettibile (da 137 a 130 nuovi casi, -5%). E un allarme ulteriore arriva anche dall’Associazione italiana di epidemiologia: secondo una proiezione aggiornata al 7 luglio l’Rdt lombardo, cioè l’indice di riproduzione del virus su base diagnostica, calcolato sui tamponi positivi, è salito a 1,04, dunque con l’epidemia di nuovo in espansione. «E nelle prossime settimane», avvertono gli epidemiologi, «i casi cresceranno a seguito dell’aumento della mobilità dei giovani».

Ma c’è anche l’altra faccia della medaglia, che dà fiducia: il trend dei ricoveri prosegue in una flessione addirittura maggiore in Bergamasca (-42% di ricoverati tra 11 e 24 giugno, -66% tra 25 giugno e ieri) e costante in Lombardia (-51% nelle prime due settimane analizzate e -51% anche nelle due seguenti), e identica è l’inclinazione verso il basso della media giornaliera di vittime Covid (da 9 a 3 tra 11 e 24 giugno in Lombardia e poi da 3 a 1, -66% in entrambi i parziali; la Bergamasca è sempre a zero).

Roberto Battiston, professore ordinario di Fisica all’Università di Trento, analizza i numeri del virus sin dall’inizio della pandemia, e oggi ne legge la nuova traiettoria. «La sfida vera ora è questa: come ottimizzare il piano vaccinale, di fronte alla risalita e alla variante Delta? La vaccinazione è l’unico strumento definitivo che abbiamo contro il virus. È una partita di scacchi, ogni mossa deve essere quella giusta», è la metafora tratteggiata del fisico.

Professore, la discesa è finita?
«A fine giugno, quella discesa che continuava da quasi 14 settimane, molto regolare e piuttosto veloce, si è fermata e c’è anzi un inizio di crescita. Va però osservato che la situazione pandemica è enormemente migliorata rispetto ai primi di aprile: da quel momento i morti per settimana sono scesi di 20 volte e l’incidenza di 30 volte, numeri straordinari».

Rispetto ad aprile, poi, c’è anche una campagna vaccinale a buon punto.
«La seconda ondata iniziata a ottobre, lunghissima, è cambiata radicalmente da febbraio-marzo grazie al vaccino. Oggi abbiamo una protezione con almeno una dose per circa il 56% della popolazione, e più del 37% ha entrambe le dosi, senza contare chi è protetto in quanto guarito. È una situazione di protezione forte: in questa ripresa dei contagi partiamo da una situazione enormemente migliore rispetto a quella dell’ultimo anno».

Ma perché il virus ha ricominciato a correre?
«Molto probabilmente la ripresa è legata alla dominanza della variante Delta, che è passata rapidamente da pochi punti percentuali al 50-60% in alcune regioni: i numeri e i tempi tornano».

I dati sui ricoveri e sui decessi però reggono.
«La situazione è molto buona, ma questa variante rappresenta un’ulteriore minaccia che fa rialzare gli infetti, pur partendo da numeri bassi».

Cosa ci dice, per esempio, il caso inglese?
«Hanno una copertura vaccinale simile alla nostra. Dopo un paio di mesi di tranquillità, si assiste a una ripresa dei contagi con numeri altissimi, ma è anche vero che ospedalizzazioni e decessi sono molto inferiori: il vaccino, che si tratti di una o due dosi, sta facendo un’enorme differenza, in positivo. Il ragionamento di Boris Johnson parte da questi dati, ma ha un limite qualora il prosieguo dell’ondata fosse così grande da portare anche a un effettivo rialzo dei carichi sul sistema sanitario».

In Italia, come si può frenare questa nuova crescita?
«Sono sempre stato favorevole a misure chirurgiche, ma in Italia è difficile implementarle tempestivamente: con 15-20 giorni di ritardo, diventano subito inutili. Con una variante così aggressiva nel contagio, perché la Delta è più contagiosa di circa il 60% dell’Alfa, è troppo facile contagiarsi. Abbiamo un’unica vera arma: il vaccino».

Quali categorie vanno ancora messe in sicurezza?
«Penso ad alcuni temi di attualità, dagli operatori sanitari che ancora non si sono vaccinati al mondo della scuola. Chi lavora nelle scuole è certamente esposto: se i giovani hanno forme asintomatiche o lievi, chi rischia sono gli insegnanti e il personale non docente. Vanno fatte riflessioni certo anche sui più giovani: al di sopra dei 12 anni, età minima per vaccinarsi, occorre proseguire nella campagna a buon ritmo, in attesa delle vaccinazioni pediatriche al di sotto di quest’età, quando i farmaci avranno l’approvazione. C’è poi un altro tema trascurato: investiamo nel condizionamento dell’aria, in apparecchiature che la sanifichino».

Quale sarà la corsa del virus nelle prossime settimane?
«Il numero delle persone che ogni giorno guarisce dall’infezione è ancora più alto dei nuovi contagiati. Tra qualche giorno questa somma diventerà zero, tra una-due settimane saranno più i nuovi contagiati dei nuovi guariti. Ci aspettiamo però che il numero di casi gravi di nuovi contagiati sia notevolmente più basso, grazie alle vaccinazioni: ogni ulteriore punto percentuale di copertura vuol dire alzare sempre più la diga nei confronti dell’onda. Tra marzo e aprile è successo questo, il vaccino ha prevalso sulla transizione verso la dominanza della variante Alfa. Ci auguriamo che succeda di nuovo, con la variante Delta».

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