Malpensa, la bergamasca dell’Esa sull’aereo danneggiato dalla grandine: «Vetro del pilota crepato, l’abbiamo scampata»

MALTEMPO. Ilaria Zilioli, legal officer dell’Agenzia spaziale europea (Esa) nella sede di Parigi, lunedì 24 luglio era sul volo Delta che da Malpensa l’avrebbe dovuta portare dal marito che lavora a New York. L’aereo è stato colpito dalla grandine subito dopo il decollo ed è stato costretto a un atterraggio di emergenza a Fiumicino.

Lei, gli aerei, li prende da anni, ma «non mi è mai capitata una turbolenza così». Ilaria Zilioli, legal officer dell’Agenzia spaziale europea (Esa) nella sede di Parigi, bergamasca doc, era sul volo Delta che da Malpensa l’avrebbe dovuta portare dal marito che lavora a New York. Invece l’aereo è stato colpito dalla grandine subito dopo il decollo, a mezzogiorno, ed è stato costretto a un atterraggio di emergenza a Fiumicino.

«Sono abbastanza abituata alle turbolenze – racconta – ma quando è arrivata la grandine è stata davvero molto violenta. Mi è venuto in mente il film “Sully” con Tom Hanks (sull’ammaraggio del volo US Airways 1549 nel fiume Hudson, a New York, dopo avere impattato contro uno stormo di uccelli, ndr), che ho visto proprio di recente. L’aereo ha perso quota e la gente si è messa a urlare. Siamo rimasti bassi, sui 6.000 metri, poi l’aereo si è stabilizzato. A quel punto il pilota ha preso la parola e ci ha detto che saremmo atterrati a Roma e di non preoccuparci se avremmo visto i mezzi di soccorso sulla pista. Ovviamente ci siamo tutti preoccupati».

La grandine e i danni

L’«avvocato degli astronauti» nonostante lo spavento la butta sul ridere: «Ci sono stati 30 minuti di suspence, durante i quali ci chiedevamo cosa sarebbe successo, poi quando siamo atterrati a Fiumicino c’è stato un applauso liberatorio. Noi italiani veniamo sempre presi in giro per questa abitudine, ma stavolta ci stava, eravamo tutti sollevati. Ci hanno tenuti un po’ lì, con tutti i camion dei vigili del fuoco intorno e i carabinieri. Il pilota ha detto che dovevano controllare che i freni non fossero surriscaldati. Quando finalmente siamo scesi abbiamo visto i danni che la grandine aveva fatto: non solo il muso dell’aereo era tempestato, ma si era crepato anche il vetro della cabina di pilotaggio. Se si fosse rotto non saremmo qui a parlare, l’abbiamo scampata. Ma mi chiedo come mai il pilota abbia deciso di decollare, sarebbe stato meglio ritardare la partenza di due ore piuttosto che rischiare la pelle».

I duecento passeggeri sono stati caricati su pullman e portati in diversi alberghi della capitale. «Ci hanno offerto la cena e alla fine ci siamo trovati tutti a tavola a scambiarci le fotografie dell’aereo e a chiacchierare, italiani e americani, è scattata la solidarietà ed è stato un bel momento. La nostra preoccupazione era riuscire a trovare un altro volo per arrivare a New York e grazie a una signora di Forlì ho prenotato con Ita per domani (oggi, ndr) alle 10. Alle 6 il pullman ci porterà di nuovo tutti in aeroporto e spero che la prenotazione si trasformi in un biglietto».

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