A vanti tutta, e su tutto. L’Atalanta che vince ad Anfield è anche l’Atalanta figlia di Cagliari e, prima ancora, figlia della semifinale d’andata di Coppa Italia. E poi, via così: anche da Anfield nasce l’Atalanta col Verona, e poi quella che ha spinto fuori dall’Europa i Reds di Klopp. E anche da quell’Atalanta nasce la squadra che ha vinto a Monza, dominando al netto del finale da test delle coronarie. L’Atalanta è una e una soltanto: non esiste l’Atalanta di campionato, l’Atalanta dell’Europa, l’Atalanta di Coppa Italia. Per questo «scegliere». come ha più volte rimarcato Gasperini, è inutile e persino impossibile: gli eventi sono concatenati, e mettere da parte una competizione per «favorirne» un’altra sarebbe assurdo, in assenza di alcuna garanzia, com’è proprio dello sport, di successo nella corsa che si sceglie di prediligere.
Lo stesso vale per la Fiorentina, che dopo l’exploit della semifinale di andata è tornata nel suo «limbo», fatto di prestazioni certo non esaltanti, al punto da ridursi ai supplementari per eliminare il Viktoria Plzen, 64ª squadra nel Ranking Uefa. La Fiorentina è al 50° posto, l’Atalanta al 21°. Numeri che non lascerebbero spazio a speranze per la squadra di Italiano. Ma ci sono due «ma». La Fiorentina ha dimostrato di essere il «dentista dell’Atalanta», storicamente. E se le distanze nel Ranking fossero una sorta di Cassazione calcistica, allora l’Atalanta non avrebbe avuto margini contro il Liverpool, che è 16 posizioni più avanti dei nerazzurri. Invece il calcio è la scienza imperfetta per definizione, e l’Atalanta ha costretto il Liverpool a rimanere a secco - in termini di gol su azione - in una doppia sfida europea. Cosa che ai Reds non capitava da 9 anni.