Battere l’Ucraina aspettando Scamacca azzurro

Ha perso con l’Inghilterra, ha battuto Malta (e ci mancherebbe), ha pareggiato 1-1 sabato sera a Skopje con la Macedonia del Nord. È un’Italia che va piano, reduce dal doppio choc di due mancate qualificazioni alla fase finale dei Mondiali, inframezzate dalla sorprendente vittoria dell’Europeo 2020 (disputato però nel 2021 a causa della pandemia), ancor più sorprendente riconsiderandola oggi a due anni di distanza, proprio perché isolata rispetto al grigiore del prima e del dopo.

È un’Italia che va piano perché alla base non gode di qualità eccelsa e, come se non bastasse, a pochi giorni dalla ripresa delle qualificazioni all’Europeo del 2024 ha subìto la doccia gelata delle dimissioni del ct Roberto Mancini, poi rimpiazzato da Luciano Spalletti, un collega coi fiocchi ma costretto a ridare gioco e credibilità agli azzurri dalla sera alla mattina: è vero che in Nazionale il tempo per costruire è sempre tiranno, ma un minimo per oliare e far funzionare i meccanismi va concesso a qualsiasi allenatore. Aggiungiamo che ad accogliere il debutto di Spalletti c’era un campo di patate più che un terreno di gioco (ed è inammissibile a questi livelli, ma la Uefa se ne rende conto?): non dev’essere un alibi, ma insieme alle altre circostanze elencate ne risulta un’attenuante. Da mettere subito da parte, perché domani a San Siro Italia-Ucraina somiglia già a uno spareggio: azzurri terzi a 4 punti nel girone C, gialloblù secondi a 7, Inghilterra prima e imprendibile a 13 e passano le prime due di ogni raggruppamento (meglio evitare i playoff per 3 posti che si contenderanno le 12 vincitrici di Lega A, B e C di Nations League).

È una partita da vincere, con quel che passa il convento. Perché poi il ct, in vista delle gare di ottobre (in casa con Malta il 14 e in trasferta in Inghilterra il 17), cambierà alcune pedine in cerca della massima affidabilità possibile e, soprattutto, convocherà l’atalantino Scamacca per dare più fisicità, potenza e mobilità all’attacco. Superare indenni queste sfide significherebbe arrivare di slancio e con ben altra convinzione alle partite di novembre che concluderanno la fase a gironi: il 17 in casa con la Macedonia del Nord e il 20 in Ucraina. È difficile immaginare un altro flop, sarebbe un colpo di grazia per il nostro movimento.

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