Lucas, una chitarra in volo «ai confini della realtà» - Video

FILM MEETING. Il musicista apre stasera il festival con una colonna sonora live per il film di Buñuel. «Esiste una salvezza e sta nella grande arte»

02:32

«Nella mia musica cerco di utilizzare contemporaneamente più generi, esattamente come un giocoliere cerca di tenere in volo il maggior numero di oggetti». Così Gary Lucas ha raccontato la propria arte durante la conferenza stampa di presentazione dello spettacolo d’apertura della 42esima edizione del Bergamo Film Meeting «Gary Lucas plays L’angelo sterminatore», che vedrà il chitarrista sonorizzare,questa sera (venerdì 8 marzo) in anteprima italiana, il capolavoro del 1962 «L’angelo sterminatore» diretto da Luis Buñuel. Il film, che segue le vicende di una gruppo di personaggi appartenenti all’alta borghesia che si ritrova prigioniero del proprio essere, fu a suo tempo una denuncia sociale nei confronti di un’alta società vista come ingabbiata in una prigione dorata che la rendeva incapace di percepire orizzonti più ampi.

«Non c’è molto cambiamento rispetto a quando la pellicola è stata pubblicata - spiega il musicista - . Le persone sono sempre le stesse, anche se cercano comunque di evolvere. Oltretutto la situazione sembra più oscura che mai, per via di tutte le guerre a cui stiamo assistendo ma, secondo me, esiste una salvezza e sta nella grande arte. L’angelo sterminatore è un gran bel film, in un certo modo anche divertente nel suo modo di fare critica. Mi piace lavorare con l’arte soprattutto quando, come in questo caso, non veicola un singolo messaggio ma è aperta a più interpretazioni». Gary Lucas, nel corso della sua lunga carriera da musicista, ha sempre cercato di accostare la propria musica al cinema e, negli anni, ha messo in musica capolavori del cinema come «The Unholy Three» di Jack Conway e «Il Golem» diretto da Carl Boese e da Paul Wegener. Un continuo omaggio alla settima arte, grande passione che accompagna il chitarrista fin dall’infanzia.

Il chitarrista Gary Lucas apre il Bergamo Film Meeting. Video di www.bergamotv.it

«La mia passione per il cinema e per le colonne sonore è cominciata quando ero piccolo - racconta -. Nella mia casa a Syracuse - una cittadina nello stato di New York - avevo un piccolo proiettore che montava pellicole 8mm, lo standard per l’intrattenimento casalingo negli anni ‘50. A quell’epoca, la Universal pubblicava moltissimi film horror come Dracula, Frankenstein e la mummia. Nello stesso periodo mio padre decise di regalarmi una chitarra, così ho cominciato a suonarla accompagnando le pellicole che avevo a disposizione. Poco alla volta, ho cominciato a comporre la mia musica e il primo film che ho accompagnato per intero è stato un documentario che aveva come narratore Rod Serling, famoso per essere la voce della serie fanta horror “The twilight zone” - in italia nota come “Ai confini della realtà” -. Nell’89 mi è stato commissionato un lavoro dalla Brooklyn Academy of Music in cui dovevo unire la mia musica ad un’altra forma d’arte a mia scelta. Poteva essere la danza, il teatro, una lettura ma, ovviamente, ho scelto il cinema. Così è nata la messa in musica del Golem. Da qui ho cominciato questo lavoro che mi piace davvero molto. Mi da l’impressione di dare nuova vita a degli attori che molto spesso non sono più tra noi».

La carriera di Gary Lucas, ovviamente, non è legata solo al mondo del cinema. Le sue esibizioni, da solista o in collaborazione con artisti del calibro di Lou Reed, Leonard Bernstein, Jeff Buckley e Chris Cornell hanno toccato molti tra i più importanti palchi del pianeta. Proprio a Buckley, Lucas ha voluto dedicare un momento durante la conferenza stampa.

«Il rapporto con Jeff inizialmente era ottimo - spiega -. Lui era molto caloroso e mi sosteneva. Ogni tanto ci sono stati degli alti e bassi, però musicalmente siamo sempre stati sulla stessa lunghezza d’onda. Dopo le prime prove fatte insieme, per me era chiaro quanto fosse dotato come cantante e musicista in generale. Riusciva a cantare e suonare qualsiasi genere musicale, un vero e proprio genio. Col tempo sono subentrati altri fattori come l’ambizione e forse un certo senso di soggezione nei confronti della figura del padre Tim. Per quanto riguarda la sua morte, mi piace pensare che quel giorno Jeff volesse davvero farsi semplicemente una nuotata». Una storia, quella di Lucas, a cavallo tra la grande epoca del rock e la sperimentazione artistica da ampio spettro. L’appuntamento è dunque per questa sera alle 21 nell’ex chiesa Sant’Agostino.

© RIPRODUZIONE RISERVATA