«Porto in concerto i capolavori del Novecento»

MUSICA. Mona Rozdestvenskyte, premiata al concorso di St. Albans, è la protagonista del terzo appuntamento del XXXI Festival Organistico Internazionale «Città di Bergamo», venerdì 6 ottobre alle 21 nella chiesa delle Grazie (diretta su YouTube). Ecco l’intervista.

Lituana di origini russe, ha studiato a Mosca e poi si è trasferita in Germania. L’organista Mona Rozdestvenskyte, 29 anni, è la protagonista del terzo appuntamento del XXXI Festival Organistico Internazionale «Città di Bergamo», stasera alle 21 nella chiesa delle Grazie (anche in diretta su YouTube), per il tradizionale concerto dedicato a un giovane vincitore di concorso internazionale. La giovane interprete ha un curriculum di primo piano, con una teoria di affermazioni in competizioni internazionali ed ha vinto il Concorso internazionale di St. Albans (Uk), nel 2021. Vive a Salisburgo, è responsabile musicale della diocesi di Linz ed è docente dallo scorso anno alla Hochschule fur kirchenmusik di Herfort. Il suo programma comprende, oltre a J.S. Bach, pagine di Alain, Nishimura, Borodin (le Danze Polovesiane), Ligeti, Reger ed Escaich.

Partiamo dalla sua origine, lituana, il suo rapporto con Mosca e poi il suo passaggio in Germania.

«Mia madre è lituana, con doppio passaporto russo e lituano, mio padre è russo. In Lituania di fatto ci vado in estate a trovare parenti. Ho iniziato a studiare a Mosca pianoforte a 7 anni, e poi organo. Ho poi deciso di andare in Germania, a 18 anni, perché è la patria dell’organo, l’ideale per un organista, per completare questi studi».

Com’è avvenuta la scelta dell’organo?

«Ero una bambina cattolica e sono rimasta affascinata dalla vista dell’organo in chiesa. Non guardavo né il prete né la facciata della chiesa. Quando mi chiesero cosa volessi fare non ebbi esitazioni. È uno strumento che offre molte possibilità, con tantissimi colori. Puoi suonare musica antica, romantica, moderna: hai una vastissima varietà, è come un’orchestra. Ogni strumento che affronti è come una diversa personalità, che devi scoprire e valorizzare. In due giorni devi studiare e conoscere uno strumento che non avevi mai visto e che devi comprendere, scavando a fondo devi trovare le soluzioni migliori, magari escogitando impasti inaspettati che producano emozioni. Se tornassi indietro lo rifarei: non posso immaginare la mia vita senza organo».

Tra gli organisti le donne sono in minoranza. Secondo lei perché?

«Non credo che oggi sia ancora così. Nei festival c’è una buona presenza di donne, in Austria, in Germania. Certo, non c’è una vera parità. Nell’immaginario della gente suonare l’organo è legato a una figura maschile e anziana. In realtà credo che oggi ci siano ottime opportunità per le donne».

Ci spiega il suo programma, in gran parte dedicato al XX e XXI secolo?

«L’abbiamo deciso assieme - dice indicando Fabio Galessi, direttore artistico del festival, il quale precisa che la scelta di invitarla è stata per la sua eccellenza decretata dal concorso St. Albans nell’esecuzione del pezzo obbligatorio commissionato dalla competizione -, a parte Bach, che scrisse il Preludio e Fuga (tripla ) in mi bemolle maggiore Bwv 552 - a Lipsia (dove l’interprete si è perfezionata, ndr), l’idea è stata quella di fare un programma sulla musica del XX secolo. Bach è collegato a Reger con il contrappunto e la fuga. Il resto è un mix di culture differenti, che hanno somiglianze. La scrittura del giapponese Nishimura è simile, si ispira a quella di Ligeti. La trascrizione di Borodin l’ho voluta perché mi piace particolarmente questo pezzo, lo conosco fin da bambina, è coloratissimo e richiama la danza, è una mia trascrizione di due anni fa. Lo vedo come un programma multiculturale, nel XX secolo c’era questo interesse: mostra l’organo da un punto di vista non usuale, insolito. Lo definirei interessante, attrattivo».

Qual è il brano più difficile?

«Ligeti, direi. Esige un tempo velocissimo, è davvero difficilissimo».

Lei improvvisa?

«Improvviso in chiesa, durante le liturgie. Credo che ci siano improvvisatori molto più bravi di me. Non sono così brava per improvvisare in un festival internazionale come questo di Bergamo».

Un suo sogno?

«Ora sto insegnando in una high school, mi piacerebbe avere una grande classe. Insegnare e fare concerti sono il mio sogno. Sono fortunata».

Ha altre passioni?

«La mia passione, l’organo, è totalizzante. Si combina in parte con quella di viaggiare perché per i concerti mi sposto. Non riesco a fare altro».

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