Ucraina, due anni fa l’invasione: il presidio in piazzale Marconi - Foto

BERGAMO. Sabato 24 febbraio alle 15 il sit-in organizzato da Zlaghoda, l’associazione di ucraini residenti in città che si occupa di inviare aiuti umanitari alla popolazione civile.

A due anni dall’inizio della guerra gli Ucraini presenti a Bergamo si sono ritrovati nel pomeriggio di sabato 24 febbraio in piazza Marconi. Tante bandiere giallo-blu e cartelli per qualche centinaio di persone, nonostante la pioggia battente. La manifestazione è iniziata con un minuto di silenzio «per commemorare tutte le vittime innocenti, donne, bambini, uomini e soprattutto i soldati che difendono la nostra Patria. Tutti noi vogliamo la pace, ma una pace giusta» ha esordito Olga Golovchak, vicepresidente dell’associazione Zlaghoda, che ha promosso l’evento. È stata poi una bambina a leggere una lettera rivolta agli adulti in cui si racconta dell’orrore della guerra vista con gli occhi dei più piccoli, che avrebbero diritto ad un’infanzia felice: «Noi non vogliamo la guerra».

«Da parte della città e del sindaco Giorgio Gori – ha continuato Golovchak – abbiamo avuto sin dal primo momento grande sostegno. Oggi il sindaco non è qui, ma ci ha inviato un messaggio». In esso Gori ha ricordato che dopo l’aggressione dell’esercito di Putin «l’Ucraina ha dato prova di incredibile coraggio ed ha avviato la sua lotta di resistenza per la libertà e integrità del proprio territorio; il prezzo di questa resistenza è enorme in termini di morti e feriti, di devastazione, eppure dopo due anni non c’è cittadino ucraino che pensi che la resa possa essere una soluzione accettabile. La posta in palio è anche il futuro dell’Europa. Se l’Ucraina sarà sconfitta, tutta l’Europa sarà in pericolo».

Le bandiere della Pace hanno sventolato anche nella serata di sabato in piazza Matteotti per dire «no» a tutte le guerre nella manifestazione promossa dalla Rete Bergamasca Pace Disarmo a cui aderiscono numerose realtà. «La pace va perseguita con ogni mezzo, ma mai con la violenza e il conflitto – ha detto Aldo Lazzari, portavoce della Rete –. Disarmo, migrazioni, cambiamento climatico, disuguaglianze sociali sono fenomeni interconnessi e conseguenze delle guerre». Le richieste della Rete saranno oggetto di eventi futuri. Ieri è stata promossa anche la raccolta firme per lo stop ai trattamenti disumani alle frontiere d’Europa.

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