Auguri a Giacomo Agostini: «Salgo ancora sulle piante a prendere le ciliegie»

Un altro traguardo Il 16 giugno il mitico campione compirà 80 anni. «Forse dovrei calmarmi, ma il mondo delle moto mi conserva lo spirito giovane».

Ogni anno si concede quattromila chilometri in moto, più una miriade di voli e viaggi in auto che da maggio fino a settembre lo portano ogni settimana giro per l’Europa. Eppure settimana prossima, esattamente giovedì 16 giugno, Giacomo Agostini – con Felice Gimondi e Giacinto Facchetti, nati nel 1942 come lui, uno dei magnifici tre miti dello sport bergamasco di tutti i tempi – taglia il traguardo degli 80 anni.

Quanti se ne sente?

«Decisamente molti meno, tanto che salgo ancora sulle piante a prendere le ciliegie. Forse dovrei calmarmi, ma il mondo che frequento, quello delle moto, mi conserva lo spirito giovane».

È felice?

«Da una parte sì, dall’altra no. Tanti alla mia età non sono arrivati, quindi dovrei ringraziare, ma d’altro canto ci si avvicina alla fine del metro e la cosa mi fa un po’ impressione».

Se non fosse diventato un pilota cos’altro avrebbe fatto?

«Non ci ho mai pensato perché avevo in mente solo quello, non avevo il cosiddetto piano B. Volevo a tutti i costi correre e non pensavo ad altro».

Da ragazzino non aveva altre passioni?

«Adoravo guidare gli autotreni, ne ero innamorato, mi dava un senso di potenza, con il rimorchio, dovevi essere preciso, non avevi tutti gli aiuti che oggi esistono, ma non ricordo di aver pensato di farne un lavoro. La mia mente era alle due ruote».

La cosa di cui è più orgoglioso?

«Ho fatto quel che ho fatto, ho realizzato la mia grande passione, correre in moto. Vedo ancora tanta gente che mi fa i complimenti, mi ringrazia per quello che ho dato e questo mi fa molto piacere. Per questo ho sempre cercato di essere disponibile, non ho mai rifiutato un autografo».

La vittoria che porta nel cuore?

«Non ne ho una, ma non posso dimenticare la mia prima vittoria, alla Bologna-San Luca, con la mia Morini Settebello. Ero partito senza carrello, con la borsa con dentro le cotolette preparate da mamma e la bustina di idrolitina, assistito da un amico panettiere. Sconfissi tutti gli ufficiali e tornammo in auto a mezzanotte».

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