«Ciao Sandro», l’ultimo saluto di Boccaleone al mitico presidente Ghisleni

Calcio. Pienone nella parocchiale del quartiere per i funerali dell’ex numero uno della Virescit dal ’77 al ’93, scomparso domenica 5 marzo a 85 anni. «Ha sempre conservato umiltà e semplicità», ha ricordato il parroco nell’omelia.

Boccaleone si è fermato come ai tempi d'oro, quando c’era da spingere i suoi viola in campo, ma stavolta il «pienone» era tutto per lui, fuori e dentro la parrocchiale del quartiere per l’ultimo saluto all’artefice numero uno della «favola Virescit», Alessandro «Sandro» Ghisleni, il presidente del club dal ’77 al ’93. Ex giocatori, dirigenti, tifosi, concittadini, hanno riempito la chiesa per ricordare Ghisleni, scomparso domenica 5 marzo a 85 anni dopo aver scritto il primo romanzo del calcio cittadino. La sua Virescit è la storia di una squadra di quartiere salita dalla Promozione allo spareggio per la Serie B, la prima a sfidare l’Atalanta in un derby bergamasco, prima del prodigio Alzano e del «miracolo» AlbinoLeffe.

Il segreto? L’equilibrio. L’uomo dei grandi salti sapeva volare stando con i piedi a terra, era capace di coniugare sogni e umiltà, ha ricordato il parroco, don Giuseppe Rossi, nell’omelia. «Mite e signorile, mai superbo e volgare, Sandro ha saputo conservare umiltà e semplicità», anche all’apice dei successi, nei momenti migliori. Senza dimenticare gli altri, senza mai voltare la testa altrove.

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Sandro Ghisleni ha lasciato la moglie Carla, i figli Roberta e Massimo, il fratello Domenico, che con lui alla guida del club fu vicepresidente. Del presidente Ghisleni restano il sorriso, l’umanità, gli abbracci ai giocatori, quell’aria di famiglia in maglia viola. E un pieno di affetto per l’ultimo viaggio.

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