Mondiali di ciclismo: Martina e Chiara d’oro, Simone d’argento

Ciclismo su pista. Ai Mondiali francesi festeggiano Fidanza e i fratelli Consonni nell’inseguimento a squadre. Donne campionesse con Balsamo e Guazzini, uomini (Ganna, Milan e Moro gli altri) battuti dalla Gran Bretagna.

È mancato l’affondo del quartetto maschile che si è tuttavia preso l’argento: diversamente la seconda delle cinque giornate dei Mondiali della pista in svolgimento in Francia (al velodromo di Saint-Quentin-en-Yvelines) sarebbe stata da consegnare agli annali. Dopo l’oro conquistato da Martina Fidanza mercoledì nello scratch, giovedì 13 ottobre si sono aggiunti al medagliere azzurro l’oro del quartetto dell’inseguimento a squadre, l’argento di Rachele Barbieri e quello degli uomini. Un avvio degli azzurri al fulmicotone. La giornata si era aperta con un primo passo in avanti delle azzurre dell’inseguimento (Balsamo, Consonni, Alzini, Guazzini) superando l’Australia per cui si sono aperte le porte della finale opposta alla Gran Bretagna. Il ct Villa ha rimescolato le carte inserendo Martina Fidanza (in sostituzione di Martina Alzini) al fianco di Chiara Consonni, azzurre bergamasche di Brembate Sopra, di Elisa Balsamo piemontese che vive Sarnico e della toscana Vittoria Guazzini. Il quartetto ha costruito un vero e proprio capolavoro costringendo nettamente alla resa le britanniche Evans, Morris, Knight e Archibald. Fidanza ha guidato l’assalto all’oro nella fase iniziale e centrale a cui ha fatto seguito l’arrembaggio di Consonni, Guazzini e nel finale della travolgente Balsamo. Si 4’09”770 il tempo che, oltre alla maglia iridata, ha consentito anche il nuovo record italiano. Formidabili. Per la cronaca il bronzo è toccato alle francesi. L’argento dell’emiliana Rachele Barbieri è maturato nell’eliminazione (oro alla belga Lotto Kopecky).

È giusto non farne un dramma. Invitava a prendere buona norma, se può consolarci, il cantante Lucio Dalla al Festival di Sanremo nel 1967, con il brano «Bisogna saper perdere, non sempre si può vincere». Comunque sia, è stata dura accettare il verdetto sancito dalla finale del quartetto maschile dell’inseguimento con i blasonati azzurri, medaglia d’oro alle Olimpiadi di Tokyo, battuti di due decimi dalla Gran Bretagna. Due decimi non sono che un respiro ma tant’è. Il quartetto britannico forte di Vernon, Wood, Bigham e Hayter ha percorso i 4 km in 3’45”829, gli italiani in 3’46”033. Il giocattolo azzurro si è inceppato, può capitare, ma nulla toglie a quanto di grandioso hanno saputo fare in Giappone. Del resto la contesa, sui canonici 4 km, è stata appassionante e ha entusiasmato il pubblico francese presente al velodromo di Saint-Quentin-en-Yvelines dove le contese proseguiranno fino a domenica. Per il gran finale il commissario tecnico Marco Villa è ricorso a una modifica del quartetto che aveva superato la fase di qualificazione e, brillantemente, le semifinali.

Ha lasciato in panca Francesco Lamon per inserire una forza fresca, il nostro Simone Consonni – fratello di Chiara – il quale si è prodotto in una prova gagliarda, dando al quartetto una importante spinta («orgogliosi di questo argento – dichiarerà alla fine –, il nostro impegno è puntare dritti verso Parigi 2024»), come del resto hanno saputo fare Jonathan Milan e Manlio Moro. Filippo Ganna ha fatto la sua parte. Diciamo che gli è mancato quel qualcosina in più che è solito esprimere negli ultimi metri, quei due decimi che purtroppo hanno determinato la sconfitta. A testa alta, ovviamente. Ma, diciamola tutta, per gli azzurri e quanti incollati con il cuore in tumulto davanti al televisore, la delusione è stata cocente. Teniamoci l’argento che è pur sempre un buon metallo nell’attesa di ripescare dal fondo delle risorse quell’oro che sulla pista francese è mancato. Oggi terza giornata, in gara nell’inseguimento individuale il bergamasco di Sarnico Davide Plebani.

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