Sofia Goggia all’assalto della Coppa del Mondo, sabato 23 ottobre il via in Austria

Quest’anno c’è più equilibrio nel numero di gare delle varie specialità: potrebbe giovare alla sciatrice bergamasca. Che innanzitutto punta a una «continuità mai avuta. E il gigante è la disciplina chiave». A Soelden si parte da lì.

Con una Coppa del Mondo di discesa in più (la seconda della carriera), con tanta consapevolezza in più. Con i piani ben chiari in testa. Con un pensiero fisso all’Olimpiade, ma procedendo per gradi, con le dovute precauzioni e con le logiche precedenze. Sarà l’esperienza, sarà il recente passato con l’ennesimo infortunio (ed il recupero-lampo), sarà che gli anni diventeranno 29 tra meno di un mese (il 15 novembre). Ma la sensazione che trasmette Sofia Goggia non è quella di una campionessa con quella giusta dose di spavalderia. bensì di una fuoriclasse che pondera ogni parola. Forte, indubbiamente forte, fa emergere un’immagine tra concretezza e sicurezza che appare il miglior lancio per l’annata che scatterà domani dall’Austria con il gigante di Soelden. In testa avrà il nuovissimo casco brandizzato Red Bull come l’aveva il suo idolo Lindsey Vonn, nella parte posteriore ancora una volta il profilo di Città Alta.

Per gonfiare il petto e mostrare tutto l’orgoglio d’essere bergamasca e di rappresentare un territorio e un intero movimento. Ancor di più nella stagione contrassegnata dall’evento a cinque cerchi di Pechino a cui la nostra arriva «non per difendere un oro perché quello è già storia. Ora ne va scritta un’altra e io voglio andare a medaglia». In ordine di tempo però, prima, c’è altra sostanza e ha le sembianze della sfera di cristallo. Non che debba essere un assillo, anche se un calendario che per la prima volta equipara le prove 9 giganti, 9 slalom, 9 discese, 9 superG oltre ad un parallelo, potrebbe autorizzare qualche pensiero stupendo. «Mi focalizzo solamente sulla voglia di trovare la continuità mai avuta in carriera – puntualizza – e il gigante è la disciplina-chiave in questa direzione specie perché diviene parecchio funzionale anche in ottica delle discipline veloci. Ho osservato molto Marta Bassino, lei è il riferimento perché è la più forte nella specialità. Siamo amiche, ci intendiamo. Il nostro segreto? Caratterialmente siamo agli opposti». Tanto smaniosa quanto serena, tanto vogliosa di continuare a brillare nel firmamento: «Dovrò essere soprattutto lucida – sottolinea Goggia – nel conoscere punti di forza e di debolezza. Individuarli aiuta ad intraprendere il migliore dei percorsi di crescita. Prima anteponevo il lavoro mentale, oggi penso più alla mia persona e pensare a me stessa. Anche perché il livello è molto alto e le avversarie saranno tutte pronte a battagliare. Da Shiffrin a Vlhova, da Brignone e Bassino fino a Gut. E arriveranno tante giovani affamate». Non solo Pechino, non solo la sua Cortina poiché la finanziera indica un altro tracciato sul quale vorrebbe lasciare il segno. Garmisch le ha regalato gioie e dolori, è stata croce e delizia. Il 31 gennaio scorso una banale caduta sulla pista turistica sulla strada di rientro verso gli hotel le era costata la frattura del piatto tibiale del ginocchio destro e, di conseguenza, i Mondiali di Cortina: «Quella località mi ha regalato e mi ha tolto – confessa – perciò vorrei salire sul gradino più alto». E puntualizza: «Alle finali di Lenzerheide, in Svizzera (dove ha vinto il trofeo di libera senza gareggiare, ndr) ero arrivata prendendomi qualche rischio, ma pronta. Qualche allenatore pensava di vedere un cadavere, al secondo giro in allenamento ero già davanti a tutte. Forte del lavoro e della convinzione di volerci essere a tutti i costi. Da lì e da quelle sensazioni sono ripartita per costruire questa stagione. Che non vedo l’ora d’inaugurare».

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