Che cosa è la malattia da graffio di gatto e come si cura

La malattia da graffio nel gatto – nota anche come Cat Scratch Disease (acronimo CSD) – è tratta di una zoonosi definita come linforeticulosi da inoculazione, di solito benigna, ma a volte complicate da forme sistemiche a carattere generale. Di solito provoca una forma di adenopatia: dopo 3-10 giorni dal graffio, compare una pustola che dura anche settimane, ma che poi guarisce senza lasciare cicatrici. Di solito si gonfia il linfonodo regionale, che diventa rosso e dolente entro due settimane dal graffio. Solo il 10-20% va incontro a suppurazione, il resto di solito torna normale in 2-6 settimane. Molto raramente si possono osservare complicazioni.

La malattia viene trasmessa dal graffio o dal morso di un gatto, ma non tutti i gatti la trasmettono: devono essere portatori di Bartonella henselae. Normalmente i gatti più a rischio sono quelli che vivono all’esterno, in quando fra la popolazione felina il germe viene diffuso dalle pulci. Quindi se il vostro gatto vive da anni e anni sempre in casa, non ha le pulci e non ha mai contatti con l’esterno, se vi graffia difficilmente potrà trasmettervi la malattia: se il graffio si arrossa, è dovuto al fatto che i denti o le unghie del gatto ospitano comunque dei batteri, succederebbe la stessa cosa se veniste morsi o graffiati da una persona. Rarissimamente anche il cane potrebbe trasmettere questa infezione all’uomo.

L’elevato numero di Bartonella henselae riscontrato nel sangue dei gatti è da imputarsi alla concomitante presenza di pulci. Quando la pulce si nutre del sangue di un gatto infetto, è in grado di trasmettere l’infezione anche ad altri gatti, ma c’è anche la possibilità che all’interno del suo corpo contribuisca alla replicazione del germe. Pensate che è stato segnalato un caso di trasmissione diretta da pulce a uomo della malattia.

Ecco un altro buon motivo per applicare gli antipulci al gatto. Non solo per un discorso di igiene ambientale, per evitare al gatto dermatiti o infezioni da Emobartonella (da non confondere con la Bartonella henselae, l’emobartonella nel gatto provoca una forma di anemia emolitica con febbre alta e ittero), ma anche per ridurre la diffusione nella popolazione felina di questa patologia.

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