A Bergamo l’inflazione morde ancora: +7%. Alle stelle i prezzi di alimentari ed energia

Caro vita. È il valore su base annua più elevato dal 2001. Tirano la «volata» latte, uova, zucchero, caffè e verdure. Tra agosto e settembre timidi segnali di rallentamento (-0,1%). In quasi tutto il resto d’Italia (tranne Lodi) va peggio.

Ancora più in alto, ma a passo più lento. L’avanzata dell’inflazione tocca un nuovo record, evidenziando però un primo rallentamento. La nuova fotografia dell’Istat, che ieri ha diffuso l’andamento dei prezzi su scala provinciale con dati riferiti a settembre 2022, consegna infatti una doppia chiave di lettura: in Bergamasca la variazione tendenziale dei prezzi (cioè l’inflazione su base annua, il confronto con i prezzi di un anno fa), si è attestata al +7%, ritoccando al rialzo il record da quando l’Istat diffonde i prezzi su base provinciale (dal 2001); al tempo stesso però la variazione congiunturale dei prezzi (ossia l’inflazione su base mensile, il confronto con i prezzi del mese precedente), restituisce un tiepido -0,1%, tornando al «segno meno» dopo un anno esatto. In sostanza: a settembre 2022 i prezzi hanno complessivamente mostrato una minima discesa rispetto ad agosto 2022, ma restano ancora decisamente più alti rispetto all’agosto 2021.

Le voci di spesa

È la conferma di quello che si nota ogni giorno. Basta passare in rassegna le più importanti voci di spesa: guardando all’inflazione su base annua, i prodotti alimentari crescono dell’8,7%, le spese per l’abitazione del 30,2% (trainate dal +77,9% di energia elettrica e gas), le spese per i trasporti del 9,3% (e la «sottocategoria» dei servizi di trasporto, cioè i biglietti di treni e aerei in particolare, del 21,9%).

Calano invece i prezzi dei trasporti (-2,7% in generale, -13,9% per i servizi di trasporto), complice anche l’uscita dalla stagione più calda per il turismo

L’inflazione su base mensile, invece, consegna un +0,3% per gli alimentari e un +0,9% per le spese per l’abitazione (trainato dal +1,3% dell’energia); calano invece i prezzi dei trasporti (-2,7% in generale, -13,9% per i servizi di trasporto), complice anche l’uscita dalla stagione più calda per il turismo.

Frenata su base mensile

Il report di Palazzo Frizzoni conferma la frenata dell’inflazione su base mensile, appunto al -0,1%, mentre quella annuale sale al 7%. È sui prodotti alimentari che non si notano cenni di rallentamento: nell’ultimo mese, più nello specifico, è cresciuto dell’1,5% il prezzo di latte, formaggi e uova, dell’1,8% quello dei vegetali, del 2,2% quelli di zucchero, confetture, cioccolato e dolciumi, dello 0,9% quelli di caffè, tè e cacao; cala solo la frutta, -2,2%.

L’inflazione su base annua della Bergamasca (+7%) è la seconda più bassa tra le province italiane, solo Lodi ha una corsa più lenta (+6,7%)

Come spiega l’Istat a commento dei dati nazionali, «la crescita dei prezzi al consumo accelera per tutti i gruppi di famiglie, ma continua ad ampliarsi il differenziale inflazionistico tra le famiglie meno abbienti e quelle con maggiore capacità di spesa»: in altri termini, le diseguaglianze aumentano anche in termini di potere d’acquisto e impatto dell’inflazione. L’inflazione su base annua della Bergamasca (+7%) è comunque la seconda più bassa tra le province italiane, solo Lodi ha una corsa più lenta (+6,7%); è in controtendenza anche l’inflazione su base mensile (-0,1%), considerato che in Italia si è attestata al +0,3%.

Confezioni «ristrette»

E se ormai ci si è abituati alla corsa sfrenata dei prezzi, la quotidianità della spesa restituisce anche un’altra spiacevole tendenza. Non nuova, ma apparentemente in crescita: è la «shrinkflation», e dietro questo spigolosissimo neologismo d’oltremanica c’è quel fenomeno che vede «restringersi» le confezioni dei prodotti – specie alimentari – ma a prezzo invariato.

Pacchi di biscotti più piccoli ma allo stesso prezzo di prima, bibite in formato ridotto ma allo stesso costo del formato più grande

Esempi concreti: pacchi di biscotti più piccoli ma allo stesso prezzo di prima, bibite in formato ridotto ma allo stesso costo del formato più grande. Variazioni magari non appariscenti per quanto riguarda la confezione, a cui il consumatore non fa caso, ma che alla lunga rappresentano una sorta di «inflazione invisibile»: basta pensare a quei formati di bibite ora da 1,35 litri contro l’abituale litro e mezzo, con una riduzione del «volume» del 10% a prezzo però spesso immutato. Capita ovunque, e anche a Bergamo.

«Una pratica scorretta»

«Lo si nota molto spesso nei supermercati, in questo periodo sembra un fenomeno in crescita – conferma Mina Busi, presidente di Adiconsum Bergamo -. Il problema è che la gente non ci fa caso nel momento in cui si fa la spesa: spesso si è di fretta e si tende a prendere i soliti prodotti dai soliti scaffali, non notando queste “novità”. È un trucco classico che si usa in questi momenti di crisi e di inflazione: una pratica scorretta, sarebbe opportuno boicottare certi acquisti per dare un segnale».

«Ormai, per fare la spesa bisogna munirsi di calcolatrice e lente d’ingrandimento»

«Lo avevamo già notato alcuni anni fa, nella precedente crisi economica, e ora sta tornando in auge – rileva Chrstian Perria, presidente di Federconsumatori Bergamo -. Per non aumentare i prezzi, i produttori vanno a “giocare” sulla dimensione o sulla quantità del prodotto stesso. È un aspetto a cui il consumatore non fa caso, un tentativo per provare a mascherare l’inflazione: una pratica al limite della scorrettezza. Ormai, per fare la spesa bisogna munirsi di calcolatrice e lente d’ingrandimento…».

© RIPRODUZIONE RISERVATA