Addio alla ricetta di carta: resterà quella «dematerializzata» per le medicine

DECRETO SEMPLIFICAZIONI . Per i cronici durerà un anno: le farmacie erogheranno di volta in volta i quantitativi per 30 giorni. «Un aiuto ai cittadini».

È con ogni probabilità la cosa migliore ereditata dalla pandemia: la ricetta elettronica per l’erogazione di farmaci, che, proprio per favorire il distanziamento ed evitare troppi contatti tra le persone, nel periodo del Covid poteva essere inviata dal medico di medicina generale via posta elettronica o «letta» dalle farmacie tramite un codice che il paziente poteva ricevere direttamente sullo smartphone.

Ora questa ricetta resterà per sempre «dematerializzata». Con una novità in più: per i malati cronici la ricetta per l’erogazione dei farmaci varrà un anno intero (mentre adesso la validità massima era di 180 giorni, per prescrivere fino a tre confezioni di farmaci in esenzione per patologie croniche).

Un vantaggio per tutti i cittadini, che non saranno costretti a recarsi negli studi medici per l’erogazione di farmaci prescrivibili, in particolare per i cronici, che devono assumere periodicamente farmaci, e che quindi dovevano chiedere ogni 2 o 3 mesi una nuova ricetta. In tutta la Lombardia sono oltre 3 milioni i malati cronici interessati dal provvedimento che il governo ha inserito nel decreto legge Semplificazioni (si devono adesso attendere i decreti attuativi per la «messa a terra» delle nuove norme); in Bergamasca si calcola che i malati cronici siano circa 400mila, con una o più patologie, di differenti gravità e complessità, che quindi devono assumere farmaci costantemente.

Aderenza alle terapie

«La ricetta elettronica strutturale non può che essere un vantaggio anche per i medici di medici generale – sottolinea Mirko Tassinari, medico di famiglia a Bergamo e segretario provinciale Fimmg, uno dei sindacati più rappresentativi dei professionisti di medicina generale – . Certo i pazienti, gli anziani, e in particolare i malati cronici, non dovranno recarsi periodicamente dal medico per avere la ricetta, ma anche noi professionisti, di conseguenza, veniamo sgravati da una delle troppe pratiche burocratiche che oberano il nostro lavoro quotidiano. E, in un momento critico come l’attuale, in cui la carenza di medici di medici generale, in particolare in Bergamasca, è preoccupante, la ricetta elettronica è un aiuto anche per i professionisti in servizio. Certo, andranno valutate diverse cose: si rischia così di “perdere di vista” molti malati cronici, quando invece un incontro periodico è importante per verificare lo stato di salute del paziente. E anche la sua aderenza alla terapia: se il farmaco invece può essere automaticamente erogato a un malato cronico con la stessa ricetta si rischia di non avere un controllo medico, per esempio, sull’efficacia di dosaggio e di terapia, né sull’evoluzione della patologia. Vedremo i decreti attuativi: sarebbe importante che la validità annuale fosse a discrezione del medico prescrittore, concedendogli di fissare una validità più limitata».

Si parte entro il 2023

Per l’entrata in vigore del provvedimento, i decreti attuativi, che il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo ha assicurato arriveranno entro il 2023, dovranno anche specificare come avverrà nelle farmacie l’erogazione periodica dei farmaci con la ricetta di validità annuale. E se basterà, ai pazienti, mostrare la propria tessera sanitaria, o il «codice-promemoria» consegnato dal medico per la ricetta dematerializzata, o se invece si dovrà consegnare una ricetta stampata. «Le farmacie bergamasche sono già pronte all’accettazione della ricetta elettronica, un sistema che ha funzionato bene nell’era del Covid e che diventa strutturale, ed è un vantaggio per tutti i cittadini – spiega Gianni Petrosillo, presidente Federfarma Bergamo – . Il software, già utilizzato nel periodo pandemico, consente di “leggere” il promemoria del paziente e la prescrizione del medico di famiglia. Con la ricetta annuale, l’erogazione periodica per i cronici prevede la consegna di farmaci per un periodo di 30 giorni, poi basterà che il paziente torni in farmacia per avere l’erogazione successiva. Il sistema dovrebbe permettere la memorizzazione e la validazione delle erogazioni già effettuate, fino ad arrivare all’esaurimento delle consegne del fabbisogno in un anno».

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