Asili nido, avanti tutta. Ma c’è il nodo risorse per metterli in funzione

GLI INTERVENTI. Con oltre 8 milioni dal Pnrr cinque nuove strutture in 3 anni. La gestione però causa spese aggiuntive: vanno trovati 680mila euro l’anno.

Era da ventuno anni che non si costruivano nuovi asili nido in città, dal 2003, quando veniva inaugurata la nuova struttura di Campagnola. Con gli oltre 8 milioni messi a disposizione dal Pnrr (per una spesa complessiva di 9milioni e 719mila euro, con il cofinanziamento del Comune di Bergamo), in tre anni si recupera quanto non è stato fatto, demolendo e ricostruendo cinque strutture: entro il 2026, i quartieri del Villaggio degli Sposi, Valtesse, Malpensata, Boccaleone e Longuelo avranno un nido nuovo. Ma c’è un’incognita sui fondi per la loro gestione, perché i 140 posti in più ricavati nelle nuove strutture generano un aumento di costi per il Comune di Bergamo. Cifra che, considerando i 17 nuovi educatori che dovranno essere impiegati, l’amministrazione comunale ha stimato in circa 680mila euro all’anno. Un costo che si va ad aggiungere ai 7,5 milioni di euro di spesa media annua (7 milioni e 577 mila nel 2023) per il servizio degli «asili nido», voce che comprende gli stipendi del personale, le utenze e le manutenzioni ordinarie.

Una situazione che desta preoccupazione a Palazzo Frizzoni, perché «da parte del governo, per ora, non è arrivato nessun finanziamento e i costi del servizio sono coperti solo per il 20% dalle rette pagate dalle famiglie, il restante 80% è in carico all’amministrazione comunale» denuncia l’assessore all’Istruzione Loredana Poli. È dei giorni scorsi la notizia di un bando da 734,9 milioni di euro per l’attivazione di 27mila nuovi posti «nido» a livello nazionale, un plafond messo a disposizione dal ministero dell’Istruzione e del Merito proprio in seguito alla realizzazione, da parte dei Comuni, di nuovi nidi, grazie ai fondi del Pnrr: «Ma siamo stati esclusi perché non abbiamo i requisiti, dato che non siamo una città metropolitana – afferma l’assessore Poli –. Eravamo stati esclusi anche dal precedente bando del ministero, perché abbiamo superato il target di copertura del 33% a livello europeo (dei posti nido, 33 per ogni 100 bambini, ndr). Speriamo che si possano usare ancora fondi europei anche per la gestione degli asili nido, perché altrimenti ci troviamo davanti a un problema: il governo non prevede finanziamenti ai Comuni per i servizi ai bambini da 0 a 3 anni perché questi servizi non sono inseriti nel sistema nazionale. Per quanto riguarda l’apertura dell’asilo nido del Villaggio degli Sposi, in programma a settembre, siamo a posto. Le aperture degli altri quattro nidi saranno scaglionate durante il 2025 e forse, per il nido di Longuelo, l’ultimo cantiere a essere stato avviato, nei primi mesi del 2026. Riusciremo quindi a garantire le aperture, aumentando gradualmente i fondi a copertura del servizio».

Il Comune di Bergamo gestisce 17 strutture dedicate all’infanzia (da 0 a 3 anni). Di queste, 14 sono asili nido (di cui due, a Redona e Colognola, sono private ma convenzionate), due sono «poli per l’infanzia» e una è la «casetta» micro-nido nel parco Galgario. Con i nuovi 140 posti a cui si sommano i 615 attualmente a disposizione, l’offerta in città sale a 755 posti. L’Unione europea ha posto come nuovo obiettivo in termini di copertura del servizio, da raggiungere entro il 2030, il 45% (il «vecchio» target europeo era del 33 per cento), obiettivo che sarà centrato in anticipo dal Comune di Bergamo. Spiega ancora l’assessore Poli: «Attualmente la copertura in città è del 39%, superiore alla media lombarda di 12 punti. Con i 140 nuovi posti nido, entro la fine del 2026, raggiungeremo il 45 per cento».

Ma oltre al problema economico, l’assessore Poli, che presiede il dipartimento regionale di Anci (associazione nazionale comuni italiani) sull’Istruzione ed Edilizia scolastica, pone un altro interrogativo. Relativo alle risorse umane: «Anci ha fatto una stima a livello nazionale, calcolando che per coprire tutti i posti nido finanziati in Italia con il Pnrr, serviranno 47mila educatori ed educatrici di asilo nido. Ma considerando gli attuali iscritti al corso di laurea triennale in Scienze dell’educazione, tra tre anni non ci sarà quel numero di laureati a disposizione, inoltre già oggi si fa fatica ad individuare queste figure. Anci ha aperto un’interlocuzione con il ministero dell’Università, ma sta ancora aspettando una risposta».

Intanto il Comune procede con la maxi-operazione di demolizione e ricostruzione di cinque asili nido che erano stati realizzati negli anni Sessanta. Il primo che sarà inaugurato è il nido del Villaggio degli Sposi, a settembre. A seguire, nei primi mesi del 2025, quello di Valtesse, «ll Bruco verde» di via Biava (entrambi i cantieri sono stati affidati all’impresa Casaviva di Capriolo). Seguiranno le inaugurazioni, nel corso del 2025, del nido «I Coriandoli» di via Mozart in Malpensata e «Il Ciliegio» di via Isabello a Boccaleone. L’ultimo in ordine di tempo il nido di Longuelo, «L’erba voglio» di via Toscanini, la cui apertura potrebbe slittare ai primi mesi del 2026 (questi tre cantieri sono stati affidati alla Iozzino costruzioni di Salerno, l’impresa che ha portato a termine i lavori al parcheggio della Fara). Il Comune di Bergamo sta studiando le modalità di apertura e inserimento dei bambini: «Sicuramente sfrutteremo le pause durante l’anno, come le vacanze di Natale o quelle estive – accenna l’assessore Poli –. Una volta terminati i lavori saranno le educatrici a doversi occupare dell’allestimento, quindi lo dovranno fare quando non saranno impegnate con le normali attività con i bambini. Faremo tutto in modo graduale».

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