Avanti con la «Cittadella della giustizia»: a ottobre l’appalto, da maggio i lavori - Foto

VIA BORFURO. L’ex chiostro della Maddalena accoglierà i Giudici di pace e l’Unep, il recupero sarà finito a marzo 2026. Il Demanio: «Restauro da 5 milioni, con fondi Pnrr». Sui tre piani previste 62 postazioni per gli operatori e una sala.

Sarà la nuova «casa» dei Giudici di pace e degli addetti dell’Unep (Ufficio notificazioni, esecuzioni e protesti), oggi distaccati in via Sant’Alessandro, ma soprattutto andrà finalmente a completare il progetto di una «Cittadella della giustizia» anche a Bergamo, con il Tribunale di via Borfuro che si amplierà e radunerà al suo interno tutte le funzioni. Sta procedendo secondo i tempi previsti l’iter per il recupero dell’ex chiostro della Maddalena in via Borfuro, in carico all’Agenzia del Demanio dopo che il bene – nel 2021 – è passato dalla proprietà comunale a quella dello Stato. La realizzazione della «Cittadella della giustizia» rientra tra gli obiettivi del Pnrr, che infatti finanzia l’opera (costo preventivato di circa 5 milioni) con fondi Pnrr.

I tempi di realizzazione

«L’ex convento della Maddalena è oggetto di un intervento di riqualificazione da parte dell’Agenzia del Demanio per l’ampliamento del Tribunale di Bergamo e la realizzazione della Cittadella della Giustizia. L’opera – chiarisce la stessa Agenzia del Demanio in una nota – è finanziata con fondi Pnrr messi a disposizione dal ministero della Giustizia.

Il progetto di fattibilità tecnica ed economica è stato eseguito dal personale della Struttura per la Progettazione dell’Agenzia del Demanio e ha ottenuto le necessarie autorizzazioni dalla Conferenza dei Servizi in agosto. Le maggiori complessità hanno riguardato le criticità strutturali dell’immobile (in particolare delle murature e dei solai), con la previsione di interventi che garantissero la salvaguardia dei caratteri storici e architettonici di valore presenti. Il progetto – prosegue il Demanio – ha determinato un importo per l’esecuzione dei lavori di restauro e risanamento conservativo di circa 5 milioni di euro, interamente finanziati dal ministero della Giustizia con fondi Pnrr. Entro fine ottobre sarà bandita, a cura della Direzione territoriale dell’Agenzia del Demanio, la gara per l’affidamento congiunto del progetto esecutivo e della successiva realizzazione dei lavori (appalto integrato). Il progetto esecutivo sarà pronto per la prossima primavera e i lavori termineranno entro giugno 2026, come previsto per l’accesso ai fondi Pnrr».

«Siamo in linea con il cronoprogramma – conferma Maurizio Felici, direttore dell’area amministrativa del Tribunale di Bergamo –. Approvato il progetto di fattibilità tecnico economica, il prossimo passaggio sarà predisporre la gara d’appalto integrato per individuare il soggetto che si occuperà sia della progettazione definitiva ed esecutiva, sia dell’esecuzione dell’opera».

La prima parte del 2024 vedrà quindi in azione i progettisti, poi si passerà alla cantierizzazione, prevista intorno a maggio 2024. «Sono previsti 20 mesi di lavori –illustra Felici – più due mesi per i collaudi. La consegna dell’immobile è calendarizzata per marzo 2026», quindi entro la deadline prevista dal Pnrr (giugno 2026).

Come diventerà il tribunale

L’intervento investirà un’area di 2.017 metri quadrati e una volta pronto accoglierà gli uffici del Giudice di pace e dell’Unep, attualmente dislocati all’esterno del Tribunale, in via Sant’Alessandro: le postazioni di lavoro previste sui tre piani da recuperare saranno 62, più una sala al piano terra. La riunificazione in via Borfuro delle varie funzioni permetterà di rendere più efficiente il sistema giustizia a Bergamo e di agevolare l’utenza – parti, avvocati, giudici – dal punto di vista logistico. «È un intervento di un’importanza fondamentale – dichiara il presidente del Tribunale di Bergamo, Cesare de Sapia –. Gli spazi di cui oggi disponiamo sono insufficienti per far fronte alle necessità e il recupero del chiostro ci permetterà, oltre che accogliere Giudice di pace e Unep, anche di liberare qualche spazio ulteriore».

Per rendere gli ambienti utilizzabili sarà necessario intervenire non solo a livello di logistica interna, per accogliere gli operatori di giustizia e il pubblico, ma anche sugli impianti. L’architettura e gli affreschi interni invece dovranno essere preservati – non sono previste modifiche, né tantomeno aumenti di volumetrie – trattandosi di un edificio sottoposto a vincolo da parte della Sovrintendenza. L’ex convento della Maddalena è stato ceduto dal Comune allo Stato poco più di due anni fa (l’ex chiesa però è rimasta comunale e ospita mostre ed eventi culturali). Palazzo Frizzoni in cambio aveva ottenuto la proprietà del Campo di Marte, dell’ex casa del fascio di via Gorizia e dell’ex casello di via Crocifisso.

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