«Cara Santa Lucia, puoi far smettere tutte le guerre?»

LE LETTERINE. Nella notte più lunga, il racconto delle tradizionali e bellissime letterine scritte dai bambini bergamaschi a Santa Lucia. Non solo richieste di doni, dai bambini anche il desiderio di amore e serenità per chi soffre.

È un numero incalcolabile quello delle letterine che ogni anno a ridosso del 13 dicembre vengono consegnate alla chiesa della Madonna dello Spasimo in via XX Settembre in centro città, quella che per tutti i bergamaschi è da sempre la chiesetta di Santa Lucia.

Monsignor Gianni Carzaniga, parroco di Sant’Alessandro in Colonna e «aiutante» in terra della Santa più amata di Bergamo, ci prova a dare un’idea di quanti sono i fogli, i cartoncini, i disegni colorati e scintillanti che vengono depositati di fronte alla statua di Santa Lucia, ma ammette che sia un numero quasi impossibile da definire. Perché anno dopo anno, anche mesi prima del tradizionale giorno di consegna ( l’8 dicembre), la chiesa cittadina è stracolma di desideri, doni e racconti in formato lettera. Una tradizione a cui non si può rinunciare, quella di portare la letterina a Santa Lucia, che fa parte del Dna di Bergamo e che forse, molto di più di tante altre tradizioni, ci fa sentire a casa indipendentemente dall’età. Bambini e bambine, adolescenti e genitori: nessuno vuole rinunciare alla magia della notte più lunga dell’anno che precede il risveglio più bello.

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Quell’incipit irrinunciabile

Con quell’incipit «Cara Santa Lucia» famigliare a tutti, alla Santa senza occhi e al suo fidato amico asinello, vengono affidati i desideri sui giochi che tanto si vorrebbero avere: da set di trucchi e bambole a videogiochi e macchinine telecomandate. Alcuni allegano anche delle immagini illustrative in caso Santa Lucia si possa perdere tra tutti i negozi che deve visitare e non possa trovare il dono richiesto. Si chiedono anche vestiti, scarpe per un bambino che sta affrontando i primi passi, accessori come «un orologio simile a quello della mamma», borse «da ragazzina» e materiale scolastico. Perché un pensiero alla scuola, ai compagni e alle maestre c’è sempre, così come a quella gita scolastica che la famiglia non si può permettere e per cui si chiede aiuto a Santa Lucia.

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Non manca anche una sana autocritica su come ci si è comportati durante l’anno a casa e sui banchi di scuola (o c’è forse lo zampino degli adulti in questo giudizio da grandi?) con promesse solenni di fare i bravi tra fratelli e sorelle e «di diventare la miglior versione di me», si legge in una letterina. Scrivendo l’indirizzo di casa e la via dei nonni e delle zie, a Santa Lucia vengono date precise istruzioni su dove e quando consegnare i regali, con anche preghiere implicite (e a volte proprio dichiarate) di rispettare le indicazioni fornite. Santa Lucia diventa anche messaggera di saluti per chi non c’è più, come nonni e nonne che fanno sentire la loro mancanza e animali d’affezione che sono volati in cielo. Ci sono anche confidenze personali. Sfogliando le letterine, una bambina racconta un caso di bullismo subìto e della sua paura di «non essere più calcolata» dalle compagne e un bambino esprime la preoccupazione per la salute dell’«occhio della nonna». C’è anche una mamma che ammette di avere « un problema, pensavo di essere capace di dare amore alla famiglia che Gesù mi ha donato, ma mi sono accorta di non essere stata capace di donare tutto l’amore che pensavo di dover dare», firmandosi «mamma e moglie disperata» e chiedendo a Santa Lucia di donarle la forza di tornare ad amare ed essere felice.

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L’amore in ogni riga

L’amore è il tema dominante. Pervade ogni riga scritta con la grafia di chi ancora sta imparando a scrivere e di chi, invece, è già il più bravo della classe. «La cosa più importante di tutte te la chiedo con il cuore: fa che tutte le persone nel mondo abbiano qualcuno che gli voglia bene, qualcuno con cui festeggiare il Natale in spensieratezza per non sentirsi soli. Sai, non è una cosa scontata, l’amore». Un amore universale che ha il potere, come Santa Lucia, di arrivare in tutte le parti del mondo, anche dove si combatte e i bambini soffrono. Marco chiede: «Cara Santa Lucia, puoi far smettere tutte le guerre?». Serena, da Seriate, gli fa eco: «Ho già tanti giochi e giocattoli, va bene quello che decidi di donarmi. Ti chiedo però salute, amore e serenità per tutti i bambini nel mondo dove c’è la paura». E ancora «vorrei chiederti poche cose perché credo sia più opportuno darle ai bambini poveri», ammette sommessamente Enrico. E la stessa bambina che soffre per le compagne che non la coinvolgono nei giochi, desidera, nonostante ammetta di non essere felice a scuola, «tanta pace nel mondo perché ci sono un sacchissimo di guerre».

Lucrezia allega alla sua letterina anche un foglio a parte con l’istruzione di leggerlo, rispondere e rispedirlo all’indirizzo indicato. Scritte con penna lilla glitterata ci sono una serie di domande sulla vita di Santa Lucia: «Quanti anni hai?», «Quanti anni ha il tuo asinello?», «Come fai a leggere le letterine se non hai gli occhi»?. Ma due risaltano tra tutte, scritte per l’occasione in un colore differente, rosso vivo: «Che regali ti chiedono i bambini in guerra?» e ancora, «Tu puoi andare in quei posti anche se c’è la guerra?». Ma la risposta è certa. Lei può arrivare ovunque ci sia bisogno di attimi di pura luce. C’è tanta forza, maturità e consapevolezza in questi desideri che vengono affidati a Santa Lucia come una piuma al vento che può valicare i confini, guarire le ferite, far smettere le bombe, le sirene, e riportare i bambini che sono stati privati di tutto ad essere semplicemente bambini, come quelli che a Bergamo scrivono letterine.

Giacomo lo sa bene. Conosce il potere di Santa Lucia e la ringrazia per essere così speciale. «Tu sei importante» le assicura, perché anche una Santa ha bisogno di autostima. In cambio, bambini e bambine promettono di far trovare a lei e al suo asinello (ricordato sempre, in ogni letterina) carote, latte caldo e biscotti. Alcuni sono già provetti pasticcieri e assicurano torte e pasticcini. Tra le liste di doni (alcune di addirittura dieci punti!), confidenze e desideri, si scrive ad un’amica ritrovata dopo un anno di silenzio, raccontandole i progressi scolastici e sportivi e le novità in famiglia. Una compagna fidata a cui si vuole «un mondo di bene», che non si vede l’ora di rivedere, alla quale si da appuntamento all’anno prossimo con una promessa solenne messa su carta che profuma di un’attesa indimenticabile: «Ti aspetto».

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