Covid, la variante Centaurus dominante in autunno

L’intervista. Fabio Angeli, Università dell’Insubria: risulta più diffusiva di Omicron. «È calata la copertura vaccinale, si acceleri con le quarte dosi».

Delta e Omicron 1 lo scorso inverno. Poi Omicron 3 a primavera, Omicron 4 e soprattutto Omicron 5 quest’estate. Il «salto» continuo del Sars-CoV-2 porge la sua nuova mutazione: Centaurus – tecnicamente BA.2.75, ennesima sottovariante di Omicron – è l’osservata speciale di questi ultimi giorni, in Italia e nel mondo, anche alla luce della recentissima inversione della curva epidemiologica. «Ha tutti gli elementi per diventare dominante», rileva Fabio Angeli, professore di Malattie dell’apparato cardiovascolare dell’Università dell’Insubria e direttore della Cardiologia dell’Ics Maugeri di Tradate, che ha recentemente firmato – insieme ai colleghi Martina Zappa, biotecnologa del dottorato in Medicina clinica e sperimentale e medical humanities dell’Insubria, e Paolo Verdecchia, tra i più affermati ricercatori italiani in ambito cardiovascolare – uno specifico studio pubblicato sull’«European Journal of Internal Medicine»: è il primo articolo in assoluto sugli effetti molecolari delle nuove mutazioni del Sars-CoV-2. «Centaurus sembra ancora più diffusiva rispetto alle precedenti varianti», aggiunge Angeli.

Professore, partiamo dalle evidenze degli ultimi giorni: i contagi crescono, c’entra Centaurus?

«Se guardiamo ai dati mondiali sulla distribuzione delle diverse varianti, osserviamo che Omicron 5 è in calo e sta aumentando la diffusione di Centaurus. Le previsioni fatte nel nostro studio e basate su modelli di simulazione potrebbero essere profetiche: Centaurus potrebbe diventare dominante in autunno».

Che cosa evidenzia il vostro studio?

«In questi due anni ci siamo spesso occupati specificamente di come avvengono le mutazioni del virus, in particolare per quanto riguarda le proteine spike e le modalità di adesione del virus alle nostre cellule. In quest’ultimo studio emerge che in Centaurus sono avvenute quattro mutazioni significative a livello dello spike rispetto a Omicron 5: ciò cambia gli aspetti funzionali della proteina e rende il virus più adesivo ai nostri recettori».

Qual è l’implicazione?

«Usiamo una metafora. Il virus ha una superficie spike, cioè dei veri artigli per agganciarsi alle nostre cellule. Questi artigli si legano ai recettori Ace2, che abbiamo in tutte le nostre cellule, pressoché ubiquitarie e molto rappresentate a livello di apparato respiratorio. Questa mutazione comporta un’aumentata affinità del virus alle cellule».

Di quanto è aumentata, questa affinità?

«Abbiamo calcolato come sia cambiata l’affinità da Alfa, la prima variante (denominata “inglese”, ndr), sino a Centaurus. Centaurus è più di 3mila volte più “adesiva” rispetto ad Alfa e 57 volte più “adesiva” rispetto a Omicron 5».

Più «adesiva» vuol dire più diffusiva?

«Questa è una considerazione che potrà essere validata solo da successivi studi epidemiologici. Il salto logico è che se è più adesiva è anche più diffusiva: non necessariamente 57 volte, ma con buona probabilità si può dire che Centaurus è più diffusiva di Omicron 5».

È anche più aggressiva?

«È un salto logico difficile da fare. Non necessariamente un virus più diffusivo è anche più aggressivo. Anzi, il virus solitamente si adatta in questo modo: diventa più diffusivo e meno aggressivo. Tuttavia quando il virus si lega ai recettori Ace2 li paralizza, non funzionano più perché sono “ingolfati” dalla presenza del virus. Questi recettori hanno azioni importantissime a livello del nostro organismo, perché regolano l’infiammazione, la pressione, la trombosi: quando non funzionano aumenta il carico protrombotico, le complicanze per cui si muore di Covid. Se Centaurus fosse veramente più adesiva, ci potrebbero essere i presupposti per questo ragionamento: vengono disattivati più recettori Ace2, quindi potrebbe essere più aggressivo. Vedremo».

Il salto logico è che se è più adesiva è anche più diffusiva: non necessariamente 57 volte, ma con buona probabilità si può dire che Centaurus è più diffusiva di Omicron 5

Finora, però, il virus sembrava essersi rabbonito…

«Le stime sull’aggressività si potranno fare solo più avanti, guardando al tasso di mortalità. Finora si è fortemente ridotto grazie alla campagna vaccinale, che ha diminuito di molto il tasso di ospedalizzazione e le probabilità di decesso. Per questo è più complicato stimare come si sia ridotta, al netto del vaccino, l’aggressività del virus».

Il vaccino resta ancora decisivo.

«Sì. Con una preoccupazione, però: la copertura della terza dose è agli sgoccioli. Le stime indicano una durata di 6-7 mesi, poi la popolazione inizia a non essere più ben coperta. E calcolando che gran parte della popolazione ha ricevuto la terza dose a novembre o dicembre 2021, questo tempo è trascorso. Va specificato che c’è un’attivazione immunitaria che prescinde dai soli anticorpi, e che in qualche modo contribuisce a proteggere contro gli effetti più severi».

Ma Centaurus può sfuggire alla protezione del vaccino?

«Omicron 5 ha dimostrato che un minimo di fuga dal titolo anticorpale c’è. Essendo Centaurus della stessa famiglia di Omicron, probabilmente ha questa stessa capacità. I vaccini comunque proteggono contro la malattia grave».

Dunque, quali possono essere le strategie autunnali contro Centaurus?

«Per arginare una pandemia di questo tipo occorrono due misure. La prima è la campagna vaccinale, che a settembre speriamo decolli davvero per le quarte dosi. Serve contenere il rischio che aumenti il tasso di ospedalizzazione e quindi di mortalità, e l’unica arma che abbiamo sono i vaccini. Questa misura però non può prescindere da un’altra: i dispositivi di protezione individuale, le mascherine. Si dovrà ragionare in modo serio su come utilizzare in contemporanea entrambe le misure».

© RIPRODUZIONE RISERVATA