Croce Rossa, effetto Covid: 1.800 aspiranti volontari

Quelli attuali sono 3 mila. Sabato 8 maggio è la Giornata internazionale. Bonomi: «L’esperienza ci ha segnato e porta le persone a mettersi in gioco»

Le radici affondano nel tempo e nei secoli, in un’immagine drammatica: la guerra. Altri tempi, lontanissimi: nacque dall’atroce battaglia di Solferino e San Martino, il 24 giugno 1859, l’idea della Croce Rossa. Oggi, nella Giornata internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa internazionale, che cade l’8 maggio perché in questo giorno ha i natali il fondatore Henry Dunant, c’è l’eredità di un’altra «guerra» con cui misurarsi. Ma il Covid, che a Bergamo ha mostrato il volto più feroce, ha innescato anche spirito di reazione. E c’è un numero a raccontarlo: le 1.800 persone in tutta la Bergamasca che stanno facendo «domanda» per poter diventare volontari. Una risposta forte, considerando che a oggi sono circa 3 mila i volontari in forza ai cinque comitati che coprono la nostra provincia.

Passato (la Croce Rossa a Bergamo fu fondata dall’allora podestà Giovanni Battista Camozzi Vertova il 4 settembre 1864), presente e futuro si intrecciano nelle riflessioni dai territori. «C’è una richiesta importantissima di persone che vogliono fare volontariato – riflette Maurizio Bonomi, presidente del Comitato di Bergamo, che conta circa 670 volontari e 35 dipendenti –: è un segnale che la pandemia ha animato nelle persone la voglia di mettersi in gioco. Un anno dopo, le emozioni rimangono una cicatrice non semplice da cancellare: un’esperienza che ha segnato tutti noi e con cui convivremo per sempre».

La pandemia ha innescato e amplificato però anche altri problemi, valorizzando anche il lato sociale della Cri: «C’è oggi un’emergenza sociale molto forte, con interi nuclei familiari che necessitano di più servizi, di alimenti – sottolinea Annibale Lecchi, presidente del Comitato Bergamo Hinterland, oltre 1.400 volontari e una settantina di dipendenti -. La Croce Rossa mette in campo risposte per far fronte anche a questi nuovi bisogni». Se un anno fa ci si confrontava con gli ultimi ritorni dell’ondata spaventosa che investì Bergamo, «oggi la situazione è più fluida – spiega Massimo Marchesi, presidente del Comitato Treviglio e Geradadda, con 360 volontari –. L’ordinarietà, a partire dagli incidenti, è tornata ai livelli che conoscevamo prima del Covid, ma manteniamo le procedure che abbiamo conosciuto durante la pandemia».

È una normalità nuova, allora, quella che quotidianamente i soccorritori sperimentano: «Un anno fa si viveva l’insicurezza, ci siamo trovati di fronte qualcosa di inedito – ricorda Paolo Paparella, presidente del Comitato Bergamo Ovest e Valle Imagna, 400 volontari e 7 dipendenti –. La morsa del Covid ora s’è allentata, ma non dobbiamo mollare: è abbastanza andare in ospedale per capire quali siano ancora i rischi». «La forza in questi mesi ce l’hanno data anche i tanti ringraziamenti delle persone delle nostre comunità – rimarca Carmine Musio, presidente di Caravaggio, 104 volontari –. Ricordo quando abbiamo distribuito 30 mila mascherine nella prima ondata, allora introvabili, grazie a una donazione: fu qualcosa di strabiliante, quel momento».

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