Dal dono della speranza nati in un anno 76 bimbi

LA GIORNATA DELLA VITA. Il Cav nel 2023 ha seguito 189 donne in difficoltà. La presidente Rava Daini: «Relazioni di fiducia, per accogliere la nascita». L’approfondimento su L’Eco di Bergamo in edicola venerdì 2 febbraio.

«Ciascuna vita, anche quella più segnata da limiti, ha un immenso valore ed è capace di donare qualcosa agli altri». Il messaggio che il Consiglio episcopale permanente della Cei ha preparato per la 46ª Giornata nazionale per la vita, che si celebrerà domenica 4 febbraio col titolo «La forza della vita ci sorprende», guarda al «sacro minore». Alle tante storie di persone giudicate insignificanti che sanno invece diventare punti di riferimento: i malati, i poveri, gli immigrati, le famiglie in difficoltà, i più piccoli. «Quanto spesso il bambino non voluto fa della propria vita una benedizione per sé e per gli altri», si legge in un passaggio del documento.

Lo sa bene il Centro di aiuto alla vita che, pur facendo i conti con le forze che si assottigliano e l’inverno demografico, non viene mai meno alla sua missione di sostegno alle mamme fragili. «Non dimentichiamo che ogni nostro sguardo e ogni nostro pensiero possono alimentare la speranza o la sfiducia di chi si rivolge a noi. Siamo chiamati a un compito gravoso, ma allo stesso tempo entusiasmante: farci grembo per aiutare ad accogliere la vita che ancora non si vede ma c’è, ancora non si sente ma grida», racconta Anna Rava Daini, presidente del Cav.

I numeri sono in linea con quelli dell’anno scorso, «ma anche fosse una vita sola aiutata, varrebbe la pena il nostro lavoro». L’anno scorso sono state seguite 109 donne incinte, a cui si aggiungono 80 donne già con bambino, per un totale di 189 donne sostenute. La maggior parte sono straniere (77) e hanno un’età compresa tra i 20 e i 39 anni. Anche se non mancano le minorenni (due) e le over 40 (nove). Prevale il titolo di studio basso, ma ci sono anche delle laureate. Tante hanno un partner, che nel 57% dei casi è contrario all’aborto. Giocoforza però - l’assenza del lavoro o la sua precarietà - mettono in crisi l’idea di portare a termine la gravidanza.

Gli aiuti

Grazie all’ascolto e all’aiuto del Cav tutti i bambini (76) sono però nati. E anche le tre donne che avevano già in mano il certificato Ivg (interruzione volontaria di gravidanza) hanno deciso di accogliere la nuova vita. «Abbiamo offerto 441 prestazioni – la presidente fa il resoconto dell’attività –, principalmente assistenza sociale, assistenza psicologica e morale, in natura (pannolini, vestitini e oggettistica) e in denaro». La voce più importante (173 casi) è proprio quella del sostegno psicologico «perché si presentano situazioni di grandissima fragilità. Le donne che si rivolgono al Cav provano un senso di solitudine molto forte, molte sono prive di una rete familiare, e quindi sentono forte il bisogno di parlare e di essere ascoltate, confortate». Le operatrici, quindi, sono attente a costruire «relazioni di fiducia, amicali, a volte diventano quasi delle “mamme”, pronte a dare un consiglio e una mano quando c’è bisogno».

Accanto alla fragilità emotiva c’è poi un’oggettiva situazione di difficoltà economica. «”Come farò a mantenerlo?”, è la domanda ricorrente delle mamme – racconta la presidente del Cav –, ancora più preoccupate se hanno più figli, perché il budget familiare non è sufficiente». Casa (alloggio mancante o fatiscente) e lavoro (disoccupazione o precarietà) sono infatti i problemi principali delle donne che si rivolgono al Cav. Per questo il Centro sta anche cercando di allargare lo spettro dell’intervento. «I benefattori ci sono molto vicini – spiega Rava Daini –. Grazie a loro, sempre nei limiti del possibile, siamo riusciti ad ampliare gli aiuti, nei casi particolarmente difficili. Paghiamo il nido, parte dell’affitto, le mense scolastiche e qualche utenza». Sempre, però, previa verifica delle situazioni con i Servizi sociali: «I soldi vengono sempre usati in maniera oculata, di solito senza darli direttamente alle persone. Le bollette, ad esempio, le paghiamo noi oppure ce le facciamo rendicontare. Per la spesa in farmacia o al supermercato usiamo i buoni».

C’è poi il «Progetto Gemma», l’adozione prenatale a distanza che permette di offrire aiuto economico alla mamma in difficoltà, per diciotto mesi. «L’importo mensile è aumentato, ed è stato portato a 220 euro – ricorda la presidente –. Ne sono stati attivati cinque l’anno scorso, un numero in calo che segue l’andamento delle nascite e di conseguenza il calo delle richieste urgenti. Lo stesso Cav, però, ha deciso di sostenere direttamente un progetto Gemma».

Si cercano operatrici

Nella sede di via Conventino 8 (035.4216300; 035.4216301 oppure [email protected]), all’ospedale Papa Giovanni XXIII (il martedì dalle 9,30 alle 11,30) e al consultorio di Borgo Palazzo (il giovedì, sempre dalle 9,30 alle 11,30), le 18 operatrici del Cav, su turni, sono sempre a disposizione, formate con corsi, «perché c’è bisogno di prepararsi culturalmente e spiritualmente ad accogliere le donne oppresse da problemi e solitudini». «Se fossimo di più – è il rammarico della presidente –, riusciremmo a dedicare più tempo all’ascolto, a coprire meglio i turni. Invece i numeri sono risicati, c’è poco ricambio». La ricerca di nuove leve, quindi, è sempre aperta: «Se qualcuno vuole avvicinarsi, siamo qui, le porte sono aperte», è l’appello.

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