Due mesi in zona bianca: i casi sono aumentati ma decessi giù del 94%

Incidenza cresciuta, dopo il picco però la parabola è in discesa. Effetto vaccino: 4 vittime contro le 64 dell’anno scorso nello stesso periodo.

La parabola del contagio ora può imboccare la direzione della discesa. Con un’inclinazione ancora abbastanza attenuata, che disegna in sostanza un plateau con tendenza al ribasso, la curva dell’incidenza suggerisce che i giorni più critici dell’ondata estiva sono alle spalle. E inizia, questa discesa, praticamente a due mesi esatti dall’esordio della nuova fase di convivenza col virus, cioè da quel 14 giugno che ha posto per la prima volta la Lombardia e la Bergamasca in zona bianca, la fascia più attenuata delle restrizioni. Due mesi dopo, nonostante l’ondata estiva, l’incidenza del virus è sempre rimasta sotto la «famosa» soglia di 50 nuovi casi settimanali ogni 100 mila abitanti: vale per la Lombardia, arrivata a un picco di 46 l’8 agosto, e a maggior ragione per la Bergamasca, che dopo l’apice a quota 30 (6 agosto) ora è a 23, la terza più bassa tra tutte le province italiane (solo Campobasso e Asti hanno valori inferiori). Ancor più importante: i ricoverati in Bergamasca sono il 70% in meno di quelli che si contavano all’inizio della zona bianca, mentre in Lombardia la riduzione è del 50%.

La circolazione del virus

Il 14 giugno, all’ingresso in bianco, l’incidenza della Bergamasca s’attestava a 17 nuovi casi settimanali ogni 100 mila abitanti. Con una ulteriore discesa il valore è poi stabilmente oscillato a quota 4-5 (il minimo tra 28 e 29 giugno, a quota 3) tra il 24 giugno e il 12 luglio, prima delle avvisaglie dei «fuochi» innescati dalla variante delta: il 17 luglio l’incidenza orobica è arrivata a 10, il 29 luglio è balzata a 20, il 6 agosto appunto il picco di 30; da lì, via via s’è tratteggiata una prima ritirata del virus che ha portato ieri l’incidenza a quota 23 nuovi casi settimanali ogni 100 mila abitanti.

Un andamento sostanzialmente sovrapponibile si legge scorrendo la curva lombarda. Il 14 giugno, l’esordio in zona bianca mostrava un’incidenza regionale fissata a 19 casi settimanali ogni 100 mila abitanti: tra 23 giugno e 9 luglio si è rimasti ancora al di sotto del 10, con un minimo di 8, sino alla ripresa dei contagi. Il 16 luglio l’incidenza è balzata a 20, il 23 luglio ha superato quota 30, il 31 luglio anche quota 40; terminata l’escalation l’8 agosto a quota 46, è cominciata la discesa sino all’attuale valore di 38.

La sintesi: in Bergamasca rispetto all’inizio della zona bianca l’incidenza attuale evidenzia un +35%, ma rispetto al picco di quest’ondata lo scenario di ieri segna una riduzione del 23%; in Lombardia dall’inizio della zona bianca l’incidenza è esattamente raddoppiata, ma rispetto al picco dell’ondata estiva siamo attualmente a un’incidenza già diminuita del 21%.

Il fronte dei ricoveri

Se la circolazione del virus è risalita, la pressione ospedaliera è invece calata. E decisamente. Ieri a livello lombardo erano in totale 351 i posti letto occupati, sommando quelli di terapia intensiva a quelli «ordinari» nei reparti dedicati al Covid: il 14 giugno, all’ingresso in zona bianca, la pressione ospedaliera indicava invece 705 ricoverati, e dunque in questi due mesi di restrizioni ridotte al minimo i pazienti che necessitano di cure ospedaliere si sono dimezzati, nonostante la recrudescenza del virus; siamo tra l’altro al plateau lombardo, perché il picco recente è stato di 353 posti letto occupati il 14 agosto.

Numeri ancora migliori se si guarda al contesto bergamasco: al «Papa Giovanni», unico ospedale del nostro territorio con pazienti Covid, i ricoverati sono 21, addirittura il 70% in meno dei 71 pazienti del 14 giugno; durante questa ondata, si era tornati sino ai 28 ricoverati del 30 luglio.

Lo scenario futuro

La recente «riforma» dei criteri cromatici per le regioni lega l’incidenza alla pressione ospedaliera. Lo scenario lombardo, e dunque bergamasco, consegna una decisa fiducia. Per rimanere in zona bianca, occorre guardare a tre parametri. L’incidenza deve restare al di sotto di quota 50, e in Lombardia è sempre stata inferiore in questi due mesi (e ora tende a scendere), ma anche se fosse superiore si deve osservare la saturazione delle strutture sanitarie. Per le terapie intensive, la soglia d’allerta è al 10%: la Lombardia al momento ha invece un’occupazione del 3%. Per i reparti ordinari, la «spia» s’accende superando il 15%: qui, la saturazione lombarda è invece al 5%.

Decessi, a Bergamo -94%

C’è una terza bussola da osservare, preziosa soprattutto per tratteggiare una conferma sull’effetto protettivo dei vaccini: dal 14 giugno a ieri, cioè nei primi 64 giorni in zona bianca, sono stati solo 4 i decessi per Covid registrati in Bergamasca, secondo i dati di Regione Lombardia. Negli stessi giorni del 2020, erano state 64 le vittime in terra orobica: un anno dopo si contano così 60 decessi in meno (una riduzione del 94%).

In Lombardia, sempre tra il 14 giugno e ieri sono state 134 le vittime del coronavirus: tra 14 giugno 2020 e 16 agosto 2020 erano state invece 412, in un anno si sono dunque ridotte del 64%.

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