Emergenza ex Guardia medica, salgono a 41 i medici con contratti

IL SERVIZIO. Ats: stiamo monitorando. I sindaci: coinvolgere i medici. Garattini: i numeri ci sono, manca l’organizzazione. Il sindacato: inaccettabile insinuare che lavoriamo poco.

È salito a 41 il numero di medici con contratto disponibili a prendere servizio nelle ex Guardie mediche (ora Continuità assistenziale). Da questo fine settimana, inoltre, è operativo il servizio di vigilanza organizzato per le stesse Guardie, a tutela dei medici coinvolti nella turnazione. A comunicarlo è l’Ats di Bergamo, in merito alla difficile situazione che riguarda proprio l’attività di Continuità assistenziale.

«Postazioni presidiate»

«Nel fine settimana 9-11 giugno le postazioni sono sostanzialmente presidiate in tutta la provincia, una situazione confermata per l’intero mese con i turni già pianificati», spiegano da Ats. Che sottolinea come sia in corso la riorganizzazione del servizio. «Un iter monitorato dalla direzione sanitaria di Ats con il supporto del dipartimento di cure primarie: la nuova flessibilità dei contratti di 12 ore permetterà una maggiore elasticità e compatibilità con gli incarichi già attivi da parte dei medici ingaggiati», spiegano da Ats. Si ricorda che per l’accesso al Servizio di Continuità Assistenziale (ex Guardia Medica), al fine di organizzare al meglio la gestione dei pazienti da parte dei medici è necessario chiamare preventivamente il numero 116 117 per ricevere ogni informazione.

Appello dalle valli

Un appello affinché si trovi presto una soluzione alla carenza di medici per la Cad arriva dai sindaci della valli, per voce di Gianbattista Brioschi presidente della Conferenza dei sindaci Asst Papa Giovanni XXIII e Laura Arizzi, presidente del Distretto Valle Brembana e Imagna: «Chiediamo ad Ats di individuare strategie che coinvolgano i medici nel processo decisionale e consenta loro di lavorare in serenità e con continuità. Non è più possibile che un medico copra più sedi contemporaneamente con l’aggravante di essere lui stesso messo nelle condizioni di essere insultato e aggredito dai cittadini ormai stressati».

Il Comune di San Pellegrino, invece, ieri ha scritto ad Ats, Prefetto e Procura chiedendo l’urgente sostituzione del medico di assistenza primaria Oscar Fenice, che dal 12 giugno lascerà la cittadina termale per Bergamo: oltre un migliaio di assistiti resteranno quindi senza medico. Il vicesindaco Vittorio Milesi, il servizio dei cosiddetti «Ambulatori diffusi» messo in campo da Ats rappresenta soltanto «l’ennesima beffa e presa in giro».

Garattini: il problema è organizzativo

Sulla carenza di medici nella nostra provincia è intervenuto anche Silvio Garattini, presidente e fondatore dell’Istituto Mario Negri di Bergamo: «Non è vero che mancano medici - dice -. L’Italia è nella media europea: il problema è organizzativo. È il servizio territoriale che è insufficiente: un medico di medicina generale fa ambulatorio per sole 15 ore alla settimana, ed è un libero professionista. Dovrebbe invece essere assunto dal Servizio sanitario nazionale, come il collega dell’ospedale e con uno stipendio adeguato».

Carrara: carico di lavoro sempre maggiore

Il neo segretario generale della Fimmg di Bergamo (Federazione medici di medicina generale) Ivan Carrara, replica che «è del tutto inaccettabile l’insinuazione, talvolta malcelata, circa il fatto che i medici di medicina generale lavorino poco, oltre che, a quanto pare, male. La stragrande maggioranza dei colleghi del territorio lavora mediamente dalle 10 alle 12 ore al giorno, distribuendo l’attività tra visite ambulatoriali programmate, prestazioni non differibili, valutazioni domiciliari dei pazienti allettati oltre alle tante (troppe) ore sacrificate per rincorrere le sempre più importanti prestazioni burocratiche. I dati dimostrano che negli ultimi anni il carico di lavoro è diventato sempre maggiore e molti medici di famiglia hanno deciso di abbandonare precocemente la professione a causa delle enormi pressioni a cui sono quotidianamente sottoposti, con ripercussioni non indifferenti sulla sfera psicologica e familiare».

«Confrontare i numeri della medicina generale con il resto d’Europa è utile - continua il segretario generale di Fimmg Bergamo - ma vanno anche analizzati i modelli organizzativi messi in campo in altri paesi e la loro diffusione territoriale. Assistere più di 1.500 o 2.000 pazienti senza un importante snellimento della burocrazia e un supporto amministrativo e infermieristico di 12 ore è di fatto impensabile». «Ci troviamo di fronte – conclude Carrara - a due pericolose utopie: pensare di gestire il territorio come se fosse un reparto ospedaliero senza conoscere le sue dinamiche e credere di poter cambiare un sistema senza ascoltarne gli attori».

© RIPRODUZIONE RISERVATA