Falsi poliziotti al telefono, anziani nel mirino: «Non date retta ai truffatori e chiamate subito il 112»

L’APPELLO. Si spacciano per agenti o militari dell’Arma, chiedendo soldi. Anziani nel mirino, solo ieri 12 casi. Il questore Schimera: «Non vanno assecondati: avvisateci subito». Il colonnello Sauco: «Tenere alta la guardia».

«Siamo la polizia, suo figlio è stato coinvolto in un incidente: per non avere guai è necessario versare al più presto questa somma, passerà l’avvocato a ritirarla al suo domicilio». La fantasia dei truffatori è notoriamente assai fervida e questa frase è solo uno degli esempi di insidia telefonica, abilmente tesa a far cadere in trappola il malcapitato di turno. Negli ultimi giorni - confermano le forze dell’ordine – si è assistito a una recrudescenza del fenomeno: solo ieri, 25 ottobre, sono state ben dodici le segnalazioni giunte in questura da parte di cittadini che avevano ricevuto chiamate (e richieste di denaro) da parte di sedicenti appartenenti alla polizia o ai carabinieri. Un dato numerico decisamente elevato e concentrato in poche ore, che fa pensare alla presenza di una banda organizzata in grado di selezionare con attenzione le sue potenziali vittime e di organizzare telefonate a pioggia – generalmente all’utenza fissa di casa – in una sorta di odiosa pesca a strascico, che vede finire nel mirino quasi esclusivamente persone anziane che vivono sole.

Le segnalazioni di ieri sono tutte riferite all’ambito cittadino, ma non mancano casi analoghi sul territorio provinciale.

«Il fenomeno è preoccupante e da qualche giorno a questa parte si è intensificato», conferma il questore Stanislao Schimera, che lancia un appello ai cittadini affinché prestino la massima attenzione: «Invitiamo i cittadini a stare attenti e a non cascare nei tranelli. Noi forze di polizia non chiediamo agli utenti informazioni al telefono, non chiediamo dati o documenti personali, tantomeno non avanziamo richieste di denaro di nessun tipo e per nessuna ragione. Una telefonata da parte di sedicenti operatori di polizia in cui si pretendono dati personali o, peggio, denaro o beni di valore, deve subito mettere in allarme sul chiaro intento truffaldino di chi sta dall’altra parte della cornetta. Quindi è bene riattaccare e contattarci subito».

Le scuse utilizzate dai malviventi per cercare di ottenere denaro sono le più disparate, ma ultimamente prevale quella del parente in difficoltà da aiutare immediatamente, con un versamento di denaro in contanti o – in assenza di banconote a disposizione immediata – persino con la consegna a mano di gioielli e oggetti di valore presenti nell’abitazione.

Tra i casi segnalati ieri non ci sarebbero cittadini caduti nel tranello, ma purtroppo nei giorni scorsi non è mancato chi invece si è accorto dell’inganno soltanto dopo aver versato denaro o consegnato preziosi. «Purtroppo è accaduto – conferma il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Salvatore Sauco – e per questo mi unisco all’appello del questore: è importante tenere alta la guardia e chiamare subito il 112 in caso di ricezione di simili telefonate dal chiaro intento malevolo. Anche noi come carabinieri abbiamo ricevuto segnalazioni in questo periodo e invitiamo a prestare attenzione».

Chi è cascato nel tranello ci ha rimesso denaro contante nell’ordine di qualche migliaio di euro o la perdita di beni di valore, economico o anche (ma non meno importante) di tipo affettivo. C’è chi si è «salvato» perché, insospettito, ha richiesto l’intervento delle vere forze di polizia, oppure – e sono tanti – contattando i propri familiari, per scoprire che non avevano avuto alcun incidente o disavventura tale da richiedere immediato aiuto economico. Dopo aver ricevuto le segnalazioni di ieri e dei giorni scorsi, in diversi casi le forze dell’ordine sono intervenute sul posto, ma individuare i malviventi – va detto – è particolarmente complicato. Infatti, se da un lato risulta relativamente semplice per le forze dell’ordine rintracciare la provenienza della telefonata truffaldina, per contro è assai difficile risalire all’identità di chi ha effettuato la chiamata, perché vengono utilizzate sempre utenze intestate a prestanome, che vengono attivate e disattivate all’occorrenza, in un gioco a nascondino capace di eludere anche gli accertamenti sui tabulati telefonici.

Gli inquirenti hanno comunque avviato un’indagine per cercare di individuare la banda (o le bande) in azione in questi giorni: «Non lasceremo nulla di intentato», avvertono gli investigatori.

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