Feudi vecchi e nuovi, così i candidati «forti» hanno spinto le loro liste

Elezioni regionali. Il voto in Bergamasca: FdI in testa in 167 comuni, Pd a Bergamo, FI in alta Val Brembana e Lega nella fascia centrale della Bassa.

La prima sintesi è chiara e netta: Fratelli d’Italia si conferma il primo partito in Bergamasca, come emerso plasticamente già il 25 settembre. Scavando tra i dati fino al livello comunale, a questo giro emerge però un quadro ben più variegato. Un flash: se nell’ultimo decennio ogni tornata elettorale era stata contraddistinta da un partito che aveva cannibalizzato il voto in ogni angolo della provincia, stavolta la cartina orobica è più a macchia di leopardo.

Basta riavvolgere il nastro. Alle Europee del 2014 – quelle del «boom» di Renzi – il Partito democratico era risultato il primo partito in 241 comuni bergamaschi su 243 (le uniche eccezioni furono Vigolo e Santa Brigida, appannaggio della Lega). Seguì poi il ritorno dell’onda verde della Lega: alle Politiche del 2018 il Carroccio risultava il primo in 237 comuni (col Pd a comandare a Bergamo città, Valnegra, Roncobello, Oltressenda Alta, Castro e Lovere), alle Europee 2019 – l’apice del consenso per Matteo Salvini – la Lega primeggiò in 238 località (al Pd rimasero Bergamo città, Valnegra, Oltressenda Alta e Castro). Il resto è storia recente, le Politiche dello scorso settembre avevano consegnato il trionfo di Fratelli d’Italia: primo partito in 238 comuni bergamaschi, con le briciole agli altri (Bergamo, Oltressenda Alta e Castro al Pd, Chiuduno e Foppolo alla Lega).

La nuova geografia del voto

E stavolta? Le mappe elaborate da InTwig – società di data intelligence bergamasca – tratteggiano una geografia differenziata. Fratelli d’Italia resta indubbiamente il partito predominante (è in testa in 167 comuni su 243, praticamente due terzi), consolidando nella Val Seriana (media e alta) un nuovo feudo, ma per la prima volta nell’ultimo decennio sono ben quattro le formazioni che possono rivendicare il ruolo di prima forza in almeno un comune: oltre a FdI, piantano le proprie «bandierine» anche il Partito Democratico (primo in 18 comuni), la Lega (39 comuni) e – un ritorno, dopo alcuni anni di china – Forza Italia (21 comuni); si segnalano gli ex aequo di Mezzoldo (tra Forza Italia e Lega) e Vedeseta (tra Forza Italia e Fdi).

I «dem» hanno l’epicentro del proprio consenso in città e lo allargano tra l’hinterland e la bassa Val Seriana, con una «coda» nella Bassa occidentale (il Pd è primo anche a Treviglio). Il Carroccio tinge di verde la fascia centrale della Bassa e la dorsale che giunge sino al Basso Sebino: tra le località conquistate e quelle conservate ci sono ad esempio Ciserano, Spirano, Brignano, Cologno, Martinengo, Telgate, Grumello, Villongo e Sarnico. Forza Italia segnala due poli ben precisi di consenso: l’alta Val Brembana e l’area attorno a Credaro, con una «puntata» anche a Misano.

Il peso dei candidati forti

La spiegazione di questi risultati variegati pesca soprattutto in quella che è la peculiarità delle Regionali, la sfida nella sfida all’interno dei partiti: le preferenze. Candidati forti, risultati forti: l’equazione pare questa. Al di là di un consenso comunque diffuso, Fratelli d’Italia schierava soprattutto tre candidati di peso – i primi tre per preferenze: Franco, Magoni e Schiavi – provenienti dalla Val Seriana, e lì ha volato. Il Partito Democratico, che da tempo è la prima forza nel capoluogo, spicca nei bacini storici dei propri candidati «trainanti»: l’area urbana per Casati (sindaco di Scanzo), l’imbocco della Val Seriana con Scandella (pur di Clusone), l’orbita di Treviglio con Riva (già sindaco di Arzago). I territori dove s’impone Forza Italia coincidono con i bacini principali di Jonathan Lobati (sindaco di Lenna e presidente della Comunità montana della Valle Brembana) e Adriana Bellini (sindaca di Credaro e presidente della Comunità montana dei Laghi). In queste sfide, essere amministratori locali premia.

Voti percentuali e assoluti

Il responso delle urne restituisce anche altri flussi. Guardando al solo consenso percentuale, rispetto alle Politiche di settembre si segnalano due rimbalzi: in Bergamasca la Lega recupera quasi 3,5 punti, il Pd ne aggiunge 4,3; Azione-Italia Viva rimbalza in negativo perdendo 5,59 punti, mentre Fratelli d’Italia arretra giusto di un paio di punti, e per gli altri partiti le oscillazioni sono nell’ordine della frazione di punto. Rispetto a cinque anni fa, risalta l’exploit della Lista Fontana: era all’1,71% nel 2018 ed è salita al 5,94% a questo giro. Sempre rispetto al 2018 (sembra un altro mondo, oggi…), la Lega scende dal 36,7% al 20,17%, Forza Italia arretra dal 12,69% al 6,97%, il Pd è stabile (dal 19,34% al 20,17%), il Movimento 5 Stelle frana dal 13,21% al 2,88%.

La vincitrice occulta di queste Regionali, cioè l’astensione, porge altri numeri. Aspri, anche al netto di quanto fisiologicamente drenato dalle liste civiche dei candidati presidenti: solo rispetto a pochi mesi fa, cioè al 25 settembre, tutti i partiti lasciano sul terreno tantissimi voti «reali», nell’ordine di almeno un paio di decine di migliaia per ciascuna delle forze principali.

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