Gres Art: per il polo della cultura taglio del nastro in autunno

VIA SAN BERNARDINO. Lavori in dirittura d’arrivo. L’intervento promosso dalla Fondazione Pesenti e Gruppo Italmobiliare si rivolge ai giovani: 2.500 metri quadrati per mostre e incontri.

«L’architettura è il gioco sapiente, corretto e magnifico dei volumi raggruppati sotto la luce». Aveva ragione Le Corbusier che, già negli anni Trenta del secolo scorso, coglieva a pieno il rapporto tra gli edifici e la loro luminosità. Un legame che qui, sotto le campate ariose di questo grande fabbricato dove un tempo si lavoravano le tubazioni in gres, si ripropone in maniera nitida. Qualcosa che ti aiuta già a immaginare la sua destinazione finale, quello per cui Gres Art 671 è stato pensato: mostre, installazioni, incontri, workshop, concerti. Un luogo di cultura, ma anche e soprattutto di aggregazione rivolto in particolare ai giovani. E se in Europa quello dei creative hub è un modello già diffuso – dagli Uferhallen di Berlino al Creative hub di Tallin, giusto per citare un paio di esempi -, a Bergamo ancora mancava.

Non è un caso che il Gruppo Italmobiliare, proprietario dell’area che complessivamente si stende su 54mila metri quadri, con Fondazione Pesenti, abbia deciso di restituirne alla città una prima porzione di 2.500 metri quadri nell’anno in cui si celebra la Capitale della Cultura. Quello che, per l’appunto, ha come tema proprio «la luce». Un regalo per non disperdere la memoria di ciò che è stato, guardando però al futuro. Gres Art 671 rappresenta infatti solo il prologo, di un progetto ben più ampio – Gres Hub - che riguarderà l’intera superficie dell’ex sedime industriale e accanto alla cultura affiancherà nei prossimi anni una serie di altre funzioni: «La missione – spiegava qualche tempo fa Carlo Pesenti, presidente della fondazione omonima - è quella di ridare vita a una porzione di città dismessa da anni, restituendola all’uso pubblico, un processo di ricucitura urbana, come ama definirlo l’architetto Renzo Piano. Dove c’era la fabbrica non nasceranno nuove palazzine, ma saranno recuperati i vecchi capannoni e le vecchie strutture industriali per proporre alla città luoghi di comunità per il benessere, lo studio, la ricerca, l’artigianato tecnologico, l’arte e la cultura».

Il ruolo della cultura

Si parte da quest’ultima, dunque. E osservando il capannone risalente alle metà del secolo scorso ciò che colpisce accanto alla sua naturale luminosità, è l’eleganza delle sue linee essenziali, proprio ciò che i progettisti hanno cercato di conservare nella riconversione : «Questo edificio – spiega Mauro Piantelli curatore del progetto per lo studio De8 – non è un “monument vivant”, per usare un’immagine cara a Bernardo Secchi (estensore del Piano regolatore approvato nel 1995, ndr) perché presenta qualità architettoniche ordinarie per l’epoca in cui venne realizzato; la sua eccezionalità sta però nella memoria che custodisce, in quella stratificazione della città industriale che negli ultimi 60 anni è stata sostanzialmente cancellata dalla logica della “tabula rasa” adottata con una pianificazione urbanistica in cui la pratica della demolizione è stata a lungo la prassi più utilizzata. Qui, invece, c’è un totale cambio di paradigma: si conserva l’impronta storica e, allo stesso tempo, si restituisce una nuova vita con funzioni inedite, senza congelare, ma intervenendo con una certa flessibilità».

Ecco così l’ingresso che riacquista respiro grazie alla demolizione di un fabbricato funzionale alle attività produttive, ma non alla logica di uno spazio culturale aperto alla comunità. Il risultato è un accesso inedito con una «promenade» che da via San Bernardino porta a Gres Art consentendo di apprezzare da un lato le tracce dei binari utilizzati per la produzione che ancora solcano la vecchia pavimentazione, dall’altro «solis silos» – installazione firmata da Mario Nanni, artista della luce, realizzata e illuminata da Viabizzuno, a cui è stata affidata anche l’illuminazione interna del complesso - che darà uno spettacolare benvenuto a chi visiterà il nuovo hub.

Lavori agli sgoccioli

Anche all’interno i lavori sono ormai agli sgoccioli, mancano le grandi vetrate della facciata su cui si apre l’accesso, ma la struttura si può già leggere in tutta la sua dimensione e in tutti i suoi spazi. Le due grandi campate dove le catene gialle utilizzate per tensionare gli archi sembrano già di loro un’installazione artistica, l’area ristoro su due livelli destinata a diventare uno luogo di aggregazione con sedute, tavolini e alle loro spalle una grande vasca con piante e vegetazione; sul lato opposto a quello dell’ingresso sarà sempre il verde a dialogare con le architetture: su una porzione dell’edificio è stata infatti smantellata la copertura per realizzare un giardino (su cui si affacceranno anche altri spazi di Gres Hub) firmato dall’agronoma e paesaggista Laura Gatti. Anche in questo caso, proprio come nella scelta di eliminare il fabbricato all’ingresso, a guidare è la luce: «Abbiamo deciso di rinunciare a 600 metri quadri di superficie – aggiunge Piantelli – per far sì che la luce naturale invadesse un’area destinata a essere condivisa con altri edifici. Da questo punto di vista Gres Art rappresenta una sorta di sperimentazione per ciò che faremo anche con il resto di Gres Hub. Qui le strutture esili ed eleganti, la qualità della luce appunto si sposavano con l’arte contemporanea, in altri casi l’architettura suggerirà interventi diversi ma sempre pensati per sottolineare la stratificazione. Non si cristallizzerà ma si penseranno le soluzioni più coerenti con le future funzioni che saranno rivolte prevalentemente allo sport, alle famiglie e agli studenti». Se ne riparlerà nei prossimi mesi.

L’inaugurazione

Nel frattempo il primo passo è vicino. L’inaugurazione di Gres Art 671 è prevista infatti per l’inizio dell’autunno. E il lavoro sul programma delle iniziative che animeranno i magazzini recuperati è ovviamente a buon punto. «Continueremo sicuramente a lavorare sul tema della luce, ma anche su quello del climate change – spiega Francesca Acquati, general manager di Gres Art 671 – più in generale possiamo anticipare che sarà un palinsesto molto vario perché questo non è né un museo né un centro monodisciplinare. Avremo sì mostre, installazioni, ma anche talk, concerti e performance. Il filo conduttore, infatti, è proprio quello di fare in modo che il pubblico diventi parte attiva con un’interazione costante tra visitatori e contenuti offerti. Anche in questo caso, così come dal punto di vista del recupero architettonico, cambia la prospettiva». A proposito: l’accesso alle mostre sarà gratuito per tutto il 2023. Nell’anno della cultura, un altro bel regalo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA