Il caso piazza Dante: «Ma quali sono i criteri della Soprintendenza?»

La polemica. Mariola Peretti, a nome dei progettisti, replica a Luca Rinaldi che ha fermamente bocciato l’intervento.

Botta e risposta. La botta è stata quella di Luca Rinaldi, soprintendente per l’Archeologia, le Belle Arti e il Paesaggio di Bergamo e Brescia, che, in un’intervista pubblicato sul nostro giornale martedì scorso, aveva bocciato senza mezzi termini il rifacimento di Piazza Dante: «Ritengo - aveva detto - che il primo lotto non sia un buon risultato. Hanno trasformato una piazza dei primi del Novecento, semplice ma dignitosa, che ruotava intorno alla fontana, in un esperimento contemporaneo che senza ragione l’ha fatta diventare una cosa del tutto diversa».

La progettista Mariola Peretti: «In base a quali criteri esprime i pareri la Sovraintendenza»

La risposta - a margine di un animato dibattito sui social - non si è fatta attendere ed è arrivata da Mariola Peretti, tra i progettisti del nuovo Centro piacentiniano, che si è rivolta a Rinaldi con una lettera aperta indirizzata appunto alla Soprintendenza: «Intervengo - scrive - a nome del gruppo Flanerie sui contenuti dell’intervista rilasciata a L’Eco di Bergamo nella sua qualità di dirigente della Soprintendenza, istituzione che esercita un ruolo vincolante e obbligatorio nel rilascio dei permessi che consentono interventi di trasformazione in contesti storici: in nome dello Stato e della Costituzione la Soprintendenza può infatti imporre pareri che superano quelli dei molti altri enti e soggetti che hanno voce in capitolo nell’esame dei progetti».

«Un potere per molti versi assoluto - aggiunge Peretti -. Un’enorme e delicatissima responsabilità». Da qui l’affondo: «Dopo aver letto la sua intervista - sostiene ancora l’architetto - vorremmo quindi chiederle: in base a quali criteri esprimete i vostri pareri: sono tutte questioni opinabili come le sue parole lasciano credere? Sono pareri che affondano la loro motivazione nella “sensibilità” e nel “gusto” del funzionario che, per puro caso, chi varca la soglia dei vostri uffici incontra in quel momento?».

Le istituzioni dovrebbero invece contribuire a fare chiarezza con regole e criteri riconoscibili e non contraddittori, aiutando tutti a capire la complessità e a dotarsi di strumenti per affrontarla nel migliore dei modi

Domande che intendono, evidentemente, sottolineare come a rilasciare il parere favorevole fosse stata la stessa Soprintendenza: «Vorremmo solo ricordarle - prosegue la lettera - che alcune delle questioni su cui nell’intervista lei sottolinea la sua contrarietà (ci riferiamo al parapetto in vetro e alle uscite di sicurezza di Piazza Dante) sono quelle che, più di ogni altro aspetto, hanno trovato la loro definizione esecutiva (diversa da quella del progetto originario) proprio grazie all’interlocuzione con voi, sulla base di una motivazione limpida e condivisibile e cioè di non bloccare in alcun modo la visibilità della fontana settecentesca e della facciata del Tribunale lungo una prospettiva fondamentale del Centro piacentiniano. Non rientra nel suo “gusto”? Quali sarebbero stati i suoi criteri per rispettare il luogo storico? A cosa si riferisce quando parla di identità della piazza? A quella della fiera settecentesca, della piazza di Piacentini, del Diurno e delle aiuole realizzate a metà del secolo scorso? Oppure è un mood indefinibile dell’animo?».

«Ogni cittadino - conclude Peretti - può esprimere legittimamente il suo gusto indipendentemente dal suo grado di approfondimento dei problemi…. mi piace, non mi piace, l’architettura moderna non s’ha da fare… Le istituzioni dovrebbero invece contribuire a fare chiarezza con regole e criteri riconoscibili e non contraddittori, aiutando tutti a capire la complessità e a dotarsi di strumenti per affrontarla nel migliore dei modi».

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