Il dramma «silenzioso»: in un anno 98 suicidi. «Il peso della pandemia»

L’ALLARME. Nel 2021 l’aumento, è il dato più alto dal 2009: 80 sono uomini. Zucchi: «Cresciuti i problemi di salute mentale». I casi soprattutto nelle Valli.

Il silenzio e il dolore avvolgono l’ultimo miglio di quelle esistenze. Le vite interrotte dal suicidio segnalano l’evidenza di un disagio profondo, acuito dal concatenarsi di tre anni aspri. La pandemia, la tragedia di collettività. I riflessi economici, l’incertezza che si fa precarietà esistenziale. La solitudine, lo scivolamento dal reale al virtuale. Le pieghe della cronaca raccontano anche in Bergamasca un aumento delle persone che si tolgono la vita. Alcuni nuovi casi si sono registrati purtroppo anche negli ultimissimi giorni (proprio ieri un anziano, l’altra sera un giovane) senza canoni comuni a cucire quelle esistenze strappate.

Lo studio

Uno studio recentissimo elaborato dal Servizio epidemiologico aziendale dell’Ats di Bergamo e dal Centro di studio e ricerca sulla sanità pubblica dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca – e presentato nel corso del congresso dell’Associazione italiana di epidemiologia – si è interrogato sull’andamento dei suicidi prima e dopo il Covid in territorio orobico. Un aumento c’è: nel 2021, l’ultimo anno considerato nello studio, in Bergamasca si sono contati 98 suicidi contro gli 84 del 2020 e gli 87 del 2019, e più in generale è stato il dato più alto dal 2009 (il primo anno considerato nell’analisi).

«Si tratta di uno studio solido – spiega Alberto Zucchi, direttore del Servizio epidemiologico aziendale dell’Ats, tra gli autori del paper –. L’interesse è nato dal voler verificare l’ipotesi che i riflessi della pandemia abbiano impattato sul fenomeno. I dati indicano un effettivo aumento nel 2021, l’anno immediatamente successivo alla fase acuta della pandemia». E se «l’aumento è comunque ai limiti della significatività statistica», precisa Zucchi, c’è tuttavia la conferma analitica su una «tematica emersa a volte in maniera aneddotica».

Prima la coesione, poi i drammi

Sono 98 storie di disperazione, la più estrema, quelle condensate nel solo 2021. L’incremento si coglie soprattutto tra gli uomini (80 in totale i maschi che si sono tolti la vita in quell’anno, contro le 18 femmine), mentre l’età media non ha subìto particolari variazioni: 54 anni nel 2021, in generale si è sempre rimasti nella decade dei cinquantenni. Le proporzioni non sono indifferenti, perché dal 2009 al 2021 la Bergamasca ha contato in totale 1.035 suicidi (806 tra gli uomini, 229 tra le donne).

Eppure, scorrendo questa tragica contabilità umana, nel 2020 s’era avvertito un calo. Ma non è sorprendente, questa sfumatura: «La letteratura scientifica – prosegue Zucchi – indica che nei momenti in cui si verificano situazioni catastrofiche, ed è stato il caso del Covid, vi è una iniziale coesione sociale che fortifica i legami anche umani, e per questo si può cogliere un iniziale calo dei decessi». Poi invece è subentrata la difficoltà più diffusa e continua, «e quello che è successo dopo – aggiunge l’epidemiologo – è un incremento che reputiamo legato soprattutto a problematiche di natura psichiatrica, riemerse in maniera importante nei mesi successivi alla fase acuta della pandemia». Una «slatentizzazione» di problemi già presenti, ma anche l’emersione di nuove fragilità.

«Si evidenzia un aumento del tasso di suicidio a partire dal 2019 che raggiunge un valore massimo nel 2021. Tale aumento è peculiare della sola popolazione maschile, mentre non lo si osserva nella popolazione femminile», si legge appunto nello studio dell’Ats di Bergamo. I suicidi sono un fenomeno al limite del quotidiano: circa 80 in media all’anno dal 2009 al 2021 in Bergamasca, appunto col picco dei 98 gesti estremi dell’ultimo anno analizzato, si traducono in uno-due casi alla settimana; statisticamente, quasi l’1% dei decessi in provincia di Bergamo matura in questa drammatica maniera. Gli ultimissimi giorni – ma qui dalla statistica si passa all’osservazione della cronaca – paiono aver rilanciato il tema.

Il tempo e i luoghi

Il mese in cui avviene il maggior numero di suicidi è luglio, evidenzia l’Ats nell’analisi 2009-2021, e l’ampia provincia bergamasca consegna differenze territoriali evidenti. L’analisi dell’Ats sul tasso di mortalità per suicidio tra gli Ambiti territoriali, sempre per il periodo 2009-2021, «evidenzia un eccesso significativo in Valle Brembana (+54% rispetto alla media provinciale) e in Valle Seriana Superiore (+41% rispetto alla media provinciale), e un difetto significativo a Treviglio (-28% rispetto alla media provinciale) e a Grumello (-30% rispetto alla media provinciale)».

Variabili da approfondire, per comprendere e prevenire. Da monitorare resta il tempo del presente, con le difficoltà sociali e umane che si trascinano dal 2020: «Sono necessari – conclude Zucchi – studi futuri per indagare le variabili associate al fenomeno, nonché per valutare più approfonditamente e ampiamente l’andamento del fenomeno negli anni successivi al primo anno post-pandemia».

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