Infezioni respiratorie nei bambini: «A Bergamo pazienti anche dal Milanese»

OSPEDALE PAPA GIOVANNI. Parla Lorenzo D’Antiga, direttore della Pediatria e del Dipartimento Percorsi pediatrici integrati. «Nessun allarme», ma il flusso tipico di questa stagione: è il periodo di picco delle bronchioliti e delle infezioni respiratorie che colpiscono i bambini più piccoli nei primissimi mesi di vita.

In questi giorni il «Papa Giovanni» sta accogliendo pazienti anche da altri ospedali, in particolare dal Milanese, perché la struttura bergamasca ha a disposizione la Terapia intensiva pediatrica più attrezzata della Lombardia. Il flusso dei nuovi ingressi di bambini con insufficienza respiratoria nella Terapia intensiva pediatrica del «Papa Giovanni» – diretta da Ezio Bonanomi – è di circa due casi al giorno, compresi anche alcuni pazienti dal Milanese: 8 dei 16 posti letto totali della Terapia intensiva pediatrica sono al momento riservati per la gestione di questi casi.

«Non c’è nessun allarme – specifica Lorenzo D’Antiga, direttore della Pediatria e del Dipartimento Percorsi pediatrici integrati -, si tratta di un andamento simile a quello degli anni “normali” in questo periodo. Il dato particolare di questa fase è che riceviamo diversi bambini da altre province, perché la nostra Terapia intensiva pediatrica è la più

attrezzata della Regione: sul nostro territorio i casi non sono aumentati». Dalla Rianimazione, il passaggio successivo è quello in reparto secondo un decorso tendenzialmente tipico: «I pazienti restano in Terapia intensiva pediatrica indicativamente tra i 3 giorni e la settimana, e durante questo tempo è effettuata un’assistenza respiratoria anche attraverso strumenti di supporto alla respirazione – spiega D’Antiga -. I pazienti vengono successivamente trasferiti in Pediatria, dove restano mediamente un’altra settimana». Lo scorso anno la circolazione di questi virus era stata anche maggiore, in una sorta di rimbalzo post-Covid: «Lo scorso anno si era osservata la conseguenza di un debito immunologico legato alla minor circolazione di questi virus durante gli anni pandemici (per via di distanziamento, lockdown, mascherine, ndr), ed è probabilmente quanto accaduto in Cina nelle scorse settimane – rileva D’Antiga -. Da noi non è successo perché il debito immunologico è già stato recuperato. Quest’anno non c’è un picco d’incidenza: i picchi si manifestano quando i bambini e le mamme sono tenuti molto lontani da tutte le infezioni».

Cosa è opportuno fare, in caso di sintomi? «Il bambino che respira male, soprattutto se piccolo, va portato all’attenzione del pediatra di famiglia – spiega D’Antiga -, che valuta l’eventuale bisogno di un accesso alla struttura ospedaliera, anche per evitare accessi impropri in Pronto soccorso».

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