Infortuni domestici in crescita, 44mila in Bergamasca nel 2023

I DATI. L’indagine Istat stima per l’intera regione un aumento dell’11,2 per cento rispetto al 2022. Casalinghe esposte a rischi. I sindacati: «Situazione spesso sommersa, in poche si assicurano».

Una distrazione, una sottovalutazione, una casualità. Basta poco per farsi male in casa, a volte anche con conseguenze serie. Gli incidenti domestici sarebbero più di 40mila all’anno in Bergamasca, secondo le stime che si ricavano dall’Istat. Cadute, tagli, escoriazioni, bruciature, slogature, strappi muscolari. Un lungo elenco di dinamiche e conseguenze, che nella gran parte dei casi si risolvono senza conseguenze, ma in cui si leggono i rischi di chi lavora in casa.

I dati

L’ultima indagine dell’Istat sugli «aspetti della vita quotidiana» ha indicato che solo negli ultimi tre mesi del 2023 in Lombardia si sono contati 109mila incidenti domestici, con una proiezione di 436mila casi nell’intero anno. Circa un decimo di tutti questi incidenti – calcolando la proporzione della popolazione bergamasca su tutta la regione – potrebbe essere avvenuto in provincia di Bergamo, cioè circa 44mila episodi in un anno. Tra l’altro, a livello lombardo l’indagine dell’Istat indica un aumento dell’11,2% di questi incidenti rispetto al 2022. Non sono pochi nemmeno i risvolti più gravi: l’analisi più dettagliata dell’Istat relativa alle cause di morte (elaborate in collaborazione col sistema sanitario) racconta di una media di circa 68 morti all’anno per cadute accidentali in Bergamasca tra 2012 e 2021, l’ultimo decennio per cui sono disponibili i dati, con un picco di 95 morti nel 2020 (l’anno del lockdown); gli avvelenamenti accidentali sono invece 7-8 l’anno in media. Le più esposte al rischio, secondo tutti gli osservatori, sono le casalinghe. Vero che la definizione è oggi decisamente diversa da un tempo, ma sono ancora le donne a farsi carico della gran parte del lavoro domestico.

I sindacati

«La situazione è molto spesso “sommersa” – ragiona Orazio Amboni, responsabile del Dipartimento Welfare della Cgil Bergamo –, e anche a livello statistico la situazione non è puntuale. Le donne sono le più esposte al fenomeno: nonostante negli anni sia diminuito lo spread tra impegno femminile e impegno maschile, nella gestione della casa e dei figli è ancora prevalente il ruolo materno». Tra l’altro in Bergamasca la bassa occupazione femminile è una fragilità del mercato del lavoro: nella fascia 20-64 anni il tasso bergamasco è del 61,9%, quasi 5 punti percentuali sotto la media lombarda (66,7%). Una legge del 1999 prevede l’obbligo di assicurarsi – attraverso una polizza che fa capo all’Inail – contro gli infortuni in ambito domestico per chi ha tra i 18 e i 67 anni e «svolge a titolo gratuito e senza vincolo di subordinazione un’attività rivolta alla cura dei componenti della famiglia e dell’ambiente in cui dimorano, in modo abituale ed esclusivo». «Lo sforzo promozionale dell’Inail per incentivare e sottoscrivere l’assicurazione è enorme – riconosce Amboni –, ma pare che i risultati in termini di diffusione siano scarsi. Mi pare comunque che l’entità del premio da pagare (importo che viene azzerato in caso di reddito personale non superiore a 4.648,11 euro e reddito familiare non superiore a 9.296,22 euro, ndr) non sia scoraggiante, anche perché i benefici in caso di infortuni seri possono davvero essere un aiuto». Di «scarsa conoscenza o non adeguata conoscenza di questi strumenti» parla anche Giacomo Meloni, segretario della Fnp-Cisl Bergamo: «Il lavoro domestico continua a ricadere per la gran parte sulle spalle delle donne, anche con i rischi legati agli incidenti domestici, ma sul tema sembra esserci sottovalutazione. Probabilmente si potrebbe pensare ad altre forme di sostegno e di assicurazione, fermo restando che una tutela contro gli incidenti domestici è opportuna e necessaria. L’attuale forma dell’assicurazione obbligatoria non sembra così conosciuta e diffusa, nonostante si parli appunto di obbligatorietà».

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