«Io, miglior amico di Mameli nella lotta per l’unità d’Italia»

TELEVISIONE. Gianluca Zaccaria, attore bergamasco, recita nella fiction dedicata al compositore dell’Inno nazionale, in onda su Rai 1. «Una storia di ragazzi sognatori e coraggiosi».

«Mameli - Il ragazzo che sognò l’Italia» è una miniserie dedicata all’autore del nostro inno nazionale trasmessa su Rai 1, il 12 febbraio e il 13 febbraio, in prima serata. La storia di Goffredo Mameli, il giovane poeta e patriota del Risorgimento che scrisse «Il Canto degli Italiani» divenuto inno nazionale vede tra gli interpreti, un attore bergamasco: Gianluca Zaccaria, classe 1994.

Dopo aver lavorato con mostri sacri come Nanni Moretti e Marco Bellocchio e in fiction di successo come «Il nostro generale» sul generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e «Il Patriarca» di e con Claudio Amendola, l’attore bergamasco si accinge a ricevere nuovi applausi.

Ha appena saputo che parteciperà alla proiezione privata per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

«Sì, poche ore prima della messa in onda ufficiale, il presidente vedrà una versione ridotta delle due puntate, una sorta di unico film. Sicuramente la cosa mi emoziona ma ero già molto orgoglioso di aver preso parte a questa miniserie perché trasmette valori importanti».

Conosceva già la storia di Goffredo Mameli prima di leggere la sceneggiatura?

«No, credo che sappiamo tutti troppo poco di questo personaggio. Era giusto raccontare al grande pubblico una storia forse poco conosciuta, ma straordinaria. Goffredo Mameli, con la partecipazione ai moti rivoluzionari d’Italia, è stato un eroe del Risorgimento. Eppure era anche semplicemente un ragazzo cui era stato affidato il compito di scrivere un inno che, detto col linguaggio di oggi, divenne virale e lo trasformò in una rockstar ante litteram».

Lei interpreta uno dei pochi personaggi non realmente esistiti. Può dirci di più su questa figura?

«Sì, sono Francesco Castiglione, il miglior amico di Mameli. Un giovane esuberante e guascone ma che poi sarà sempre più consapevole del momento storico che vive, al punto da diventare uno dei degli organizzatori di una società segreta rivoluzionaria denominata Entelema».

I ragazzi dell’Entelema compiono grandi cose anche grazie alla profonda amicizia che li lega. Vi è stato d’aiuto, immagino, che ad interpretarli foste più o meno tutti ex compagni di studi.

«Sì, ci siamo divertiti molto perché la complicità era autentica. Venivamo in tanti dal Centro Sperimentale di Cinematografia e quindi alcune amicizie erano davvero di lunga data, come quella tra me e Giovanni Crozza Signoris, che qui è Carlin Repetto».

Mettendo in scena dei giovani impavidi e appassionati, «pronti alla morte», cosa ha capito del coraggio?

«Immagino sia credere in se stessi e in determinati valori, nella fattispecie i protagonisti della miniserie si fanno bandiera di democrazia, uguaglianza e libertà. Osservandoli si coglie come il coraggio sia spingersi oltre, credere in una cosa e portarla fino in fondo perché si sente che è giusta nonostante le ostilità di contorno».

Pensa che questa serie possa rinverdire l’orgoglio nazionale?

«Più che altro penso che faccia riscoprire l’unità nazionale. Porta alla luce un pezzo di storia, il Risorgimento, ben più appassionante di quanto si percepiva a scuola. Mameli e i ventenni che gli stanno intorno sono figure interessantissime; questi ragazzi, da rivoluzionari, costruiscono il primo tassello per l’unità d’Italia; attraverso di loro abbiamo un riassunto dei motivi per cui valeva la pena sognare un Paese che in quel momento non c’era».

Inoltre si celebra un’età della vita, la gioventù.

«Esatto, l’età in cui tutto è possibile e si è ricchi di sogni e passioni, di voglia di cambiare il mondo».

Oggi molti doni e ideali di quella stagione della vita sembrano un po’ in disarmo; è dell’idea che vedere questa miniserie possa contribuire a rinvigorirli?

«Assolutamente. Io vorrei proprio che un ragazzo di 20 o 25 anni la vedesse per capire quante possibilità potrà avere se si renderà conto del proprio valore e di quello di un collettivo».

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