La diocesi in lutto per don Bruno Caccia:
«Una vita dedicata alla fede e alla cultura»

LA SCOMPARSA. Si è spento a 81 anni. Guidò l’ufficio dei beni culturali dal 1993 al 2018. Legato alla comunità di San Martino della Pigrizia. I funerali giovedì mattina in Duomo.

Profondo è il cordoglio in tutta la diocesi per la scomparsa di don Bruno Caccia. La morte, a 81 anni, è avvenuta lunedì 15 maggio nel tardo pomeriggio alla Fondazione Carisma, nella struttura in cui il sacerdote aveva scelto di essere accolto, dopo una serie di ricoveri e una breve malattia, diagnosticata alcuni mesi fa. Don Bruno, nato il 15 settembre 1941 a Locate, ordinato sacerdote il 18 marzo 1965, era «uomo di relazioni», capace di stringere legami con tanti, appassionato di arte e acuto studioso.

Lungo è stato il suo impegno in Curia dal 1975 con diversi incarichi, tra cui il più significativo come addetto all’Ufficio dei beni culturali ed artistici, incarico ricoperto dal 1993 al 2018. Dopo l’ordinazione come giovane prete aveva operato nella parrocchia di Alzano Maggiore, poi in Svizzera a Yverdon nella Missione cattolica italiana (1971-1975). Rientrato per motivi di salute, don Bruno fu a Treviolo, poi parroco a Camorone di Brembilla; poi a Santa Grata inter vitae e in particolare a San Martino della Pigrizia dove risiedeva da 36 anni. «La Curia – sottolinea monsignor Giulio Dellavite, segretario generale della Curia di Bergamo - era la sua seconda casa e il laboratorio per le accurate ricerche che lo appassionavano nella premura di trasformarle in pubblicazioni per far conoscere le radici della nostra Chiesa: penso ad esempio all’ultimo volume sulla cronotassi dei vescovi di Bergamo, che nel suo cuore era una ricerca genealogica delle radici di quella famiglia che è la nostra diocesi. La stessa attenzione la donava ai beni culturali che per lui erano frutti di una linfa di fede sui rami delle comunità intrecciati nella storia bergamasca».

«Anche dopo aver compiuto 75 anni ed aver terminato il suo incarico – conferma don Fabrizio Rigamonti, direttore dell’ufficio beni culturali della diocesi – don Bruno continuava a dedicarsi con passione agli studi e alla ricerca in archivio, approfondendo in particolare la figura di San Vincenzo. Tra gli ultimi studi quello sul reliquario con gli stemmi delle famiglie bergamasche. Negli anni aveva stretto moltissimi rapporti con tante persone». Don Rigamonti ricorda di don Caccia «il piglio deciso, l’ironia che sapeva essere tagliente, la battuta pronta. Nello stesso modo aveva affrontato la malattia, diagnosticata cinque mesi fa. Era molto consapevole e lucido».

Don Galdino Beretta, che è stato compagno di scuola dalle medie fino alla maturità, lo ricorda come gioviale, intelligente: «Eravamo figli del Sessantotto, respiravamo l’aria nuova portata dal Concilio Vaticano II e desideravamo una Chiesa più libera». Anche per don Giuseppe Sala (ex parroco della Cattedrale) don Bruno era «intellettualmente molto curioso, con un gusto per la ricostruzione archeologica, per le indagini. Sapeva godere della compagna degli amici. Ho saputo della sua malattia solo poco tempo fa». L’attuale parroco di Città Alta don Fabio Zucchelli evidenza il legame che don Bruno aveva con la chiesa di San Martino e la comunità che la frequentava: «Don Bruno era uomo di relazioni, sapeva coinvolgere i laici. Aveva curato la chiesa ed era il riferimento per tanti fedeli che frequentano le Messe del sabato sera e della domenica mattina da lui celebrate».

«Per noi è un vuoto incredibile – dice Fabio Piazzalunga, della comunità di San Martino -. Ha curato e ristrutturato la chiesa che è diventata luogo di ritrovo anche per chi non abita nella zona. Lui sapeva accogliere e coinvolgere i fedeli. Era un uomo di grande cultura capace però di parlare a tutti ed affascinare con le sue omelie». Per Paolo Pacchiana del gruppo dei fedeli di San Martino «don Bruno era una persona speciale, capace di attirare verso la Chiesa e la Parola di Dio anche le persone non particolarmente religiose. Era fuori dagli schemi, le prediche le faceva tra i banchi, non sull’altare, sapeva parlare in modo semplice, ma profondo». Don Caccia aveva anche un legame speciale con il gruppo musicale Viva la Gente: «Ci siamo conosciuti nel 1970 – dice Gigi Brignoli – e da allora siamo sempre andati a cantare in alcune sue celebrazioni. Al funerale lo saluteremo con una delle nostre canzoni, che lui amava».

La salma di don Bruno sarà martedì 16 maggio (dalle 14 alle 20) e mercoledì 17 per tutta la giornata nella chiesetta di San Martino, mentre le esequie si svolgeranno in Duomo giovedì mattina alle 9,30 con la Messa presieduta dal vescovo Francesco Beschi. La salma sarà poi inumata nella cappella dei preti nel cimitero di Locate.

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