La lotta alla violenza sulle donne, ecco le task force per agire 24 ore su 24

LE FORZE DELL’ORDINE. Carabinieri e polizia di Stato vantano personale formato. Sauco: «Sempre sul territorio». Schimera: «Da noi storica presenza femminile».

Personale appositamente formato, reperibile 24 ore su 24, specializzato nei primi contatti con le potenziali vittime di violenza di genere. Vere e proprie task force in servizio sia al comando provinciale dell’Arma dei carabinieri, sia in questura. I loro punti di forza sono la tempestività – fondamentale sia per allontanare la vittima dall’aggressore, sia perché prevista dalla legge sul «Codice rosso» – e la fiducia che sono in grado di ottenere da chi si trovano davanti: spesso anche donne confuse, che magari non sono ancora certe di voler denunciare chi ha causato loro del dolore, e che possono aprirsi meglio solo di fronte a facce amiche.

L’impegno dell’Arma

«Come Arma dei carabinieri siamo da sempre in prima linea nel contrasto alla violenza di genere – sottolinea il colonnello Salvatore Sauco, comandante provinciale dei carabinieri –: la prevenzione è indubbiamente un’arma di contrasto molto importante, per questo da parte nostra c’è la massima attenzione a favore del cittadino. Attenzione che si sviluppa in vari modi: attraverso la nostra presenza capillare e quotidiana sul territorio, che è il nostro punto di forza, e anche osservato e ascoltando i potenziali segnali di aiuto: è infatti importante percepire i fattori di rischio per riuscire a prevenire eventuali reati». In questo la presenza capillare dell’Arma sul territorio, con le numerose stazioni, è indubbiamente un grande vantaggio: «Il contatto diretto con il territorio, l’osservazione e l’ascolto facilitano molto la percezione rischio – aggiunge il colonnello –. L’invito è sempre quello di denunciare e di avvicinarsi alle forze dell’ordine senza temporeggiare. Questo anche da parte di soggetti terzi: quando si hanno i sentori è bene allertare subito chi è competente per prevenire eventuali reati, perseguire il potenziale autore e proteggere la vittima. Dal nostro punto di vista è poi fondamentale fare rete e formare una squadra con gli altri attori sociali coinvolti nell’attività di aiuto. E fare prevenzione a partire dalle scuole, attraverso conferenze, eventi e convegni». E poi, appunto, la squadra specializzata: «Possiamo contare su sottufficiali formati ad hoc per dare il loro contributo, reperibili sempre: tutti i carabinieri sono formati per raccogliere le denunce di potenziali vittime, anche se poi ci sono i colleghi specializzati nella loro gestione diretta».

Nella polizia un team specializzato

Accade lo stesso in questura, dove la Squadra mobile ha un settore specializzato nella gestione dei codici rossi. Se nell’Arma il punto di forza è la capillarità sul territorio, nella polizia di Stato è la presenza storica delle donne in divisa. «Oltre cinquant’anni fa l’ingresso delle donne nella polizia è stato un evento dal grande significato – sottolinea il questore Stanislao Schimera –, perché è stato riconosciuto il ruolo della donna nella nostra struttura e lo è ancor di più oggi, quando viviamo un rapporto con le donne in totale parità. Dunque il nostro aiuto è, oltre che normativo, anche di vicinanza proprio per via della presenza femminile, delicata e sensibile, nel Dna stesso della polizia di Stato». «Quando si ritiene di essere vittima di violenza, la prima cosa da fare è parlare con noi – prosegue il questore – e ciò non vuol dire necessariamente di porsi in una posizione di accusa, ma soltanto di raccontare in modo semplice quello che sta avvenendo. L’impegno e l’aiuto nostro è anche di carattere sociale e ci vede in prima linea. Negli ultimi anni, grazie all’impegno costante delle reti antiviolenza, ci siamo resi conto che c’è una presa di coscienza del fenomeno e maggiore sensibilità nell’avvicinarsi alle forze dell’ordine: le vittime hanno imparato a denunciare dei reati che un tempo erano chiusi nell’alveo familiare e restavano, impuniti, tra le mura domestiche. Si sono dunque fatti grandi passi in avanti. In questo il settore ad hoc creato all’interno della Squadra mobile gioca un ruolo fondamentale, a cavallo tra le indagini di polizia e un approccio di natura sociale».

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