Passeggeri in bus: - 25% sul pre-Covid. Ma segni di risalita

TRASPORTI LOCALI . Marzo fa registrare un picco positivo: «Capiremo nei prossimi mesi se è l’avvio di una ripresa». Inflazione all’insù, rischio di aumenti tariffari dall’estate.

La curva del grafico dà bene l’idea: un «burrone» che tocca il fondo nell’estate del 2020, e poi l’inizio di un’accidentata risalita, che a marzo di quest’anno ha segnato il suo punto più alto. Parliamo degli introiti del trasporto pubblico locale, settore duramente colpito dalla pandemia. Ora che l’emergenza sanitaria è stata dichiarata ufficialmente terminata, i dati raccontano che le abitudini di spostamento dei bergamaschi non sono comunque tornate le stesse di quattro anni fa: l’andamento dei passeggeri, nonostante i miglioramenti, nell’intero 2022 ha segnato ancora un meno 25% rispetto al 2019. Un po’ più contenuto è il «buco» sugli introiti: meno 15% rispetto a quattro anni fa. Effetto anche degli aumenti tariffari introdotti proprio lo scorso anno.

I numeri sono raccolti nel report sul primo trimestre 2023 dell’Agenzia per il Trasporto pubblico locale.
L’anno nuovo ha visto una partenza faticosa (-17-20%), ma marzo dà un segnale importante di fiducia: la prima stima dei passeggeri indica un +7%, in miglioramento rispetto anche allo stesso mese del 2019. «Bisogna capire se questo picco positivo rappresenta l’avvio di una ripresa, o se sia stato un episodio», osserva il direttore dell’Agenzia, Emilio Grassi. Guardando al primo trimestre dell’anno gli introiti, pur in ripresa, sono comunque ancora sotto il pre-pandemia (-3,9%), con un «deficit» più pesante sull’extraurbano (-6,2%) e minore sul sistema urbano (-1,9%). «L’area urbana sta recuperando l’utenza occasionale, probabilmente grazie anche all’effetto-traino della Capitale della cultura – osserva Grassi –. L’interurbano invece soffre ancora. La tendenza, comunque, è di miglioramento: speriamo davvero che questo sia l’anno del recupero».

Pandemia, «buco» di 13 milioni

Gli strascichi economici della pandemia non sono lievi: se il 2020, tra ristori e minori servizi, ha sostanzialmente trovato una compensazione economica, i mancati introiti del 2021 e 2022 sfiorano i 20 milioni. E finora, a parziale copertura, dallo Stato ne sono arrivati 6,9. «Come sistema siamo “sotto”, sui due anni, di circa 13 milioni – riassume Grassi –. Il Ministero ha però ancora delle somme da stanziare, vediamo quale sarà il conto finale».

Nonostante i segnali di ripresa della domanda, la situazione resta critica anche per quest’anno: a fine marzo l’assemblea dei soci dell’Agenzia aveva deciso di «congelare» fino a dopo l’estate eventuali tagli di corse, in attesa di un quadro preciso degli stanziamenti in arrivo. A rischio, dalle stime fatte poco più di un mese fa, c’erano oltre un milione di chilometri: «L’equivalente di un intero anno di una linea molto grossa», si era detto allora. Il quadro, a oggi, rimane segnato da quell’incertezza.

E c’è un elemento ulteriore, che rischia in questo caso di ricadere sull’utenza: l’ipotesi di un nuovo aumento tariffario in estate. Certezze al momento non ce ne sono, sarà la Regione (e poi l’Agenzia, per la sua parte) a stabilire se e con quali cifre. Ma per gli addetti ai lavori non è certo un mistero che, in base ai parametri legati all’inflazione e agli obiettivi richiesti alle aziende, sembra plausibile un incremento, anche significativo, del costo dei titoli di viaggio.

Negli ultimi anni, in realtà, i contributi al trasporto pubblico sono un po’ aumentati: dai circa 47,5 milioni di euro del 2015 si è passati nel 2022 a 49,1. «Sarebbe stato un fatto positivo in assenza di inflazione – osserva Grassi – ma così, purtroppo, non è. L’anno scorso, per dire, sono arrivati 900mila euro in più dal Ministero, ma di questi, 888mila se ne sono andati in inflazione».

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