«Pattuglie virtuali in azione per contrastare i reati online»

L’INCONTRO. Il neocomandante Sauco: «Le truffe tra i fatti più fastidiosi». «I delitti nati in famiglia sono più un fenomeno sociale che di sicurezza».

Pattuglie «virtuali» per indagare sul web come sulla strada. Le hanno messe in campo i carabinieri di Bergamo per contrastare l’odioso fenomeno delle truffe che nascono proprio su internet, dal computer agli smartphone, e che vedono tra le principali – anche se non le sole – vittime gli anziani. E che risultano, tra l’altro, tra i reati più diffusi nella Bergamasca. Lo ha raccontato il neocomandante provinciale dell’Arma, il colonnello Salvatore Sauco, in visita alla redazione del nostro giornale.

«Sono a Bergamo da un mese e mezzo – sottolinea l’ufficiale –, che è già un buon periodo in una realtà come quella bergamasca, con una città di dimensioni importanti ma non di una metropoli, per farsi una prima idea. E questa mia prima idea corrisponde a quella che mi ero fatto quando mi sono approcciato alla realtà bergamasca già dalla lettura dei giornali di questo territorio, sapendo che sarei dovuto venire a operare qui. E, riprendendo ciò che avevo già detto all’atto del mio insediamento, ribadisco la mia prima sensazione di città laboriosa, intraprendente e ricca. Su questo non c’è dubbio».

«Di problematiche particolari non ne intravedo e non ne ho intraviste: va però anche detto che le isole felici non esistono – aggiunge il colonnello Sauco –: i problemi ci sono dappertutto, ma la realtà bergamasca è ottima rispetto ad altre zone». Oltre alle truffe agli anziani, i furti sono i reati più diffusi e più odiosi e, per questo, peggio percepiti dalla popolazione: «È indubbio che la criminalità predatoria sia quella che desta maggiore allarme sociale – rileva il comandante provinciale dell’Arma –: questo è un dato oggettivo e a noi noto e dunque cerchiamo di fare il possibile per frenare questo fenomeno. Furti e truffe agli anziani sono reati che stanno destando particolare allarme sociale, anche se non si evidenzia una recrudescenza dei fenomeni, ma si tratta comunque di reati che, una volta commessi, destano fastidio e balzano agli onori delle cronache. Non parlerei dunque di recrudescenza del fenomeno, ma di presenza. Di recente, proprio attraverso L’Eco, assieme al questore abbiamo lanciato un chiaro appello per contrastare le truffe agli anziani e ribadisco ancora di fare molta attenzione, visto che anche nelle ultime 48 ore ci sono stati un paio di casi».

Il lavoro sul web

Chi mette a segno i furti non fa comunque parte di bande organizzate: «Modus operandi, aree geografiche e orari in cui agiscono ci permettono di escludere la presenza di bande organizzate». I carabinieri hanno in corso anche diverse indagini per contrastare per l’appunto le truffe digitali: «È un fenomeno che stiamo monitorando e che va al passo con i tempi. Dove c’è un uso massiccio di tecnologie informatiche, anche chi è intenzionato a compiere illeciti si adegua a questo mondo. Noi monitoriamo il web con i nostri sistemi e, non a caso, a volte organizziamo anche pattuglie virtuali, proprio perché si è consapevoli che non si può non andare al passo con i tempi per adottare contromisure più opportune».

Così come non ci sono bande organizzate dietro i furti nelle case dei bergamaschi, secondo il colonnello Sauco anche il fenomeno delle cosiddette «baby gang» non è da inquadrare come tale: «Non parlerei di baby gang, ma di giovani che in alcune circostanze si rendono responsabili di certe situazioni e, a volte, anche di reati: perché la baby gang presuppone un’organizzazione, un capo, una struttura e determinate metodiche che qui non sono state riscontrate. E anche in questo i social sono lo strumento di aggregazione».

«Sempre attenzione sul crimine organizzato»

E il crimine organizzato? «Bergamo è una città ricca, dunque le antenne vanno sempre tenute alzate». Non da ultimo, i delitti in famiglia, purtroppo diversi negli ultimi mesi nella Bergamasca: «I delitti che nascono direttamente nelle famiglie sono più un fenomeno di natura sociale che legato alla sicurezza, anche se ogni caso va valutato a sé. I contatti con i centri e le reti antiviolenza sono ormai abitudinari: l’invito è sempre quello di denunciare».

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