Pensioni, il ritocco anticipato vale 5,5 milioni al mese. «Bruciato dall’inflazione»

Tanto vale la rivalutazione prevista dal governo a ottobre. I sindacati: «Positivo, ma rimarrà ben poco. Servono interventi strutturali».

È sempre meglio che niente, ma non è un intervento risolutivo. La sintesi è questa, schietta ma un po’ rassegnata. L’anticipo della rivalutazione delle pensioni, quel ritocco del 2% che scatterà da ottobre, sembra più che altro un placebo: perché l’aumento sarà di poche (pochissime) decine di euro al mese, e sarà sostanzialmente già «mangiato» da un’inflazione che viaggia a percentuali superiori (e che comporta esborsi ben più alti, tra bollette e carrello della spesa).

Un passo indietro. Il Decreto Aiuti bis ha infatti anticipato già dal mese di ottobre l’incremento delle pensioni, limitato a chi non supera i 2.692 euro lordi al mese (35mila euro l’anno). A novembre scatterà poi una ulteriore mini-rivalutazione dello 0,2% per tutte le pensioni, con i rispettivi arretrati maturati dal 1° gennaio 2022.

Il ritocco è di circa 22 euro medie al mese pro capite, in provincia interesserà 250mila pensionati

Poche decine di euro

Quanto vale, in concreto, il ritocco di ottobre? In Bergamasca sono circa 360mila le pensioni erogate complessivamente dall’Inps, ma i pensionati sono meno (perché si possono cumulare più pensioni: i dati dell’Inps, statisticamente, considerano pensioni «separate» quelle di vecchiaia, invalidità, reversibilità, che possono essere erogate a una stessa persona); così, la platea effettiva dei pensionati scende – secondo l’Agenzia delle entrate – a 273mila bergamaschi. Quanti sono gli assegni al di sotto dei 35mila euro lordi annui? Calibrando la stima sulle pensioni di vecchiaia (la categoria decisamente più rappresentativa), circa il 90% dei pensionati rientra nell’adeguamento.

Tirando le somme: la rivalutazione dovrebbe interessare circa 250mila pensionati bergamaschi, il cui assegno mensile mediamente orbita attorno ai 1.100 euro. E così, il ritocco medio sarebbe pari a circa 22 euro a testa al mese: poca roba, di fronte al ruggito dell’inflazione. Chi sfiora appunto i 35mila euro, invece, arriverebbe a un aumento di poco più di 50 euro al mese. Esempi concreti: chi ha una pensione da 500 euro lorde al mese avrà un aumento di 10 euro; per una pensione lorda di 1.000 euro, l’incremento è di 20 euro; chi prende 1.500 euro al mese la vedrà salire di 30 euro; per le pensioni da 2.000 euro il ritocco è di 40 euro; per quelle da 2.500 euro, si aggiungono 50 euro.

A novembre programmato un ulteriore adeguamento dello 0,2%

Complessivamente, perciò, l’adeguamento all’inflazione previsto a ottobre porterà circa 5,5 milioni di euro in più per la platea dei pensionati bergamaschi. A novembre, l’ulteriore incremento dello 0,2% aggiungerebbe cifre residuali. Si sarebbe potuto fare di più? Teoricamente sì, ma come sempre è questione di risorse. Confermare e rendere strutturale il bonus da 200 euro, erogato invece solo «una tantum» a luglio, avrebbe avuto ben altri costi. Il sussidio era stato destinato a lavoratori e pensionati al di sotto dei 35mila euro lordi annui: una platea complessiva di circa 600mila bergamaschi, dunque con un costo intorno ai 120 milioni di euro. Se i pensionati orobici al di sotto dei 35mila euro annui sono appunto 250mila, rinnovare quel bonus (renderlo cioè strutturale) avrebbe comportato extra-uscite per 50 milioni di euro al mese: quasi dieci volte tanto l’esborso della rivalutazione al 2%.

Le reazioni

«Di solito l’adeguamento arriva a gennaio – ricorda Mina Busi, presidente di Adiconsum Bergamo -: l’anticipo è positivo, ma rimane ben poco . Certo, è pur sempre meglio di niente. Il problema è ragionare su interventi strutturali: i cittadini, pensionati compresi, stanno aspettando misure di quel genere. I pensionati speravano di avere una proroga del bonus dei 200 euro, misura che invece è rimasta una tantum, ma che sarebbe stata un aiuto quantitativamente più forte. Le pensioni basse rischiano di avere ritocchi bassi. E l’autunno si prospetta duro…».

«Di solito l’anticipo arriva a gennaio, l’anticipo è positivo, ma rimane ben poco»

Per Christian Perria, presidente di Federconsumatori Bergamo, «l’inflazione va a bruciare interamente la rivalutazione. Se si ragiona all’interno di una visione generale del prossimo futuro, gli interventi dovrebbero essere molto più consistenti. Chi ha una pensione con cui già faceva fatica, tra qualche mese sarà ancor più con l’acqua alla gola. La sensazione è che questa situazione di criticità durerà almeno per tutto il 2023, e da emergenziale sta diventando strutturale. Questa deve essere una priorità per il prossimo governo, a prescindere dal colore, e andando al di là di proposte irrealizzabili sulle pensioni. Pensiamo agli aumenti dei prezzi del gas già confermati dall’Arera (l’Agenzia di regolazione dell’energia, ndr) per il prossimo autunno: il pensionato medio, senza i giusti aiuti, come farà a sostenerli?».

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