Pronto soccorso, a vuoto
cinque concorsi per nuovi medici

Azienda sanitaria Papa Giovanni XXIII: difficile il ricambio, anche la Psichiatria in sofferenza. Sindacati critici sulle uscite: malessere organizzativo. La direzione generale: sereno confronto.

Medici in calo all’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Ci sono molti pensionamenti e il «rimpiazzo» è sempre più complicato, da una parte per una programmazione nazionale legata dai vincoli di fondi e bilanci, dall’altra perché mancano le nuove leve per diverse specialità. Ma non c’è solo questo: a sentire i sindacati più rappresentativi dell’ospedale, Anaao-Assomed per la dirigenza medica e Aaroi-Emac per anestesisti e rianimatori, tra le motivazioni c’è anche quella di un «clima difficile sul benessere organizzativo».

Guardando ai numeri, al 31 dicembre dell’anno scorso i dirigenti medici erano 712, per la fine del 2019 il dato atteso è di 696 dirigenti medici. L’Asst fa sapere che tra i movimenti, quelli programmati sono 54 cessazioni (pensionamenti, contratti a tempo determinato che scadono e simili), che verranno bilanciate da 68 assunzioni (quelle consentite dalle regole del turn over, attualmente al 95%) più quelle relative alle cessazioni di fine 2018 per cui le procedure si sono concluse o si concluderanno quest’anno. Resta una quota di assenze o cessazioni imprevedibili (dalla maternità alla 104, dalle aspettative alle lunghe malattie) che, spiegano dall’Asst, vengono sostituite compatibilmente con il budget a disposizione per il personale.

I concorsi

Se quindi un «ricambio» sembra assicurato, anche sul fronte dei concorsi per l’assunzione di nuovi medici qualche problema c’è: per esempio al Pronto soccorso del Papa Giovanni di Bergamo sono andati deserti 5 avvisi per nuovi medici (gioca anche la questione economica a fronte dei carichi di lavoro: 25 euro l’ora è la paga oraria media, il Papa Giovanni aveva rilanciato fino a 35, ma gli avvisi sono andati deserti), tanto che la stessa Azienda segnala il Pronto soccorso come specialità in sofferenza a Bergamo, insieme alla Psichiatria, «a causa della carente programmazione nazionale». Di contro, rimarca l’Azienda, in quello per 8 posti da anestesisti, settore tradizionalmente in crisi in Italia, sono state 80 le candidature. «Gli esiti della selezione dovrebbero essere noti ad agosto – fa sapere l’Asst –. E a febbraio erano già state accolte le richieste di mobilità da altre Asst lombarde di 5 anestesisti per trasferirsi a Bergamo. Mancano invece una decina di giorni alla prova per un radioterapista, ci sono state 20 candidature».

Il fronte delle uscite

Dal canto loro, anche i sindacati Anaao-Assomed, e Aaroi-Emac, per voce dei referenti aziendali Annapaola Callegaro e Ivano Riva, rimarcano che nel 2017 sono stati 9 i medici, con una carriera a Bergamo da oltre 20 anni, quindi ampiamente formati e «cardini» anche di molti servizi, ad aver lasciato l’ospedale, «e non per andare a coprire posti con qualifiche più elevati, ma proprio per la sofferenza legata a malesseri organizzativi, hanno scelto di andare a fare lo stesso lavoro altrove»; e il numero è cresciuto nel 2018, con 12 dimissioni mentre a giugno 2019 si è già a 10 uscite . «Siamo preoccupati e lo abbiamo fatto presente alla direzione generale – sottolineano Callegaro e Riva – . Siamo stati ricevuti dopo mesi, e ci sembra che non si stia facendo granché: abbiamo a cuore il Papa Giovanni, e nessuno si tira indietro. Nel frattempo, i carichi di lavoro, che segnalano evidenti difficoltà organizzative, sono in costante aumento: solo per gli anestesisti nel 2018 si è arrivati a 21.000 ore di straordinari “regalati”, perché non pagati. Abbiamo chiesto di poter avere i dati su ferie arretrate, turni e riposi saltati, anche per verificare il rispetto delle normative europee sul benessere aziendale: avevamo già segnalato all’ispettorato del lavoro il problema, siamo pronti a presentare un altro esposto. Chiediamo all’azienda che affronti il problema dell’organizzazione del lavoro, partendo dai capi dipartimento, che di questi devono occuparsi». E la dg dell’Asst, Maria Beatrice Stasi replica: «nHo incontrato i sindacati e seguo attentamente i lavori della delegazione trattante, insediata all’indomani della nomina della Direzione strategica. Al tavolo si sta già lavorando su temi che abbiamo ereditato e legati a una congiuntura nazionale, proprio in vista di un sereno e proficuo confronto».

Fondi per le borse di studio

Intanto, per «rimpolpare» il numero dei nuovi specialisti, la Giunta regionale ha approvato uno stanziamento di 10 milioni di euro per finanziare 85 borse di studio per specialisti aggiuntive rispetto a quelle nazionali, 30 in più rispetto al 2018.

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