«Senzatetto in aumento, i posti in dormitorio non bastano»

I dati. La crisi morde ovunque, specie in «basso», e questi mesi di rinnovata emergenza economica consegnano vecchie e nuove tendenze.

Da un lato, ci sono segnali di un sistema che sembra «reggere»; dall’altro lato, la marginalità più evidente pare viceversa acuirsi. «Per gli aiuti legati alle bollette – racconta don Roberto Trussardi, direttore della Caritas diocesana bergamasca –, per il momento non abbiamo avuto un boom di richieste: un incremento c’è stato, sì, ma lieve. Pensavamo di osservare un aumento maggiore: forse devono ancora arrivare le bollette più pesanti, forse le tredicesime sono state utilizzate per far quadrare i conti, e in qualche maniera si è riusciti a resistere. Le richieste d’aiuto potrebbero magari aumentare nelle prossime settimane o nei prossimi mesi, sono situazioni che stiamo monitorando: proprio recentemente c’è stato un incontro tra i direttori delle Caritas lombarde ed è emerso un quadro simile in gran parte della regione».

Se i «penultimi» – cioè le persone che hanno sì un lavoro ma che vivono comunque un precario equilibrio economico – riescono ancora ad attutire i colpi più duri della crisi, le richieste d’aiuto arrivano soprattutto dagli «ultimi», i senza fissa dimora. «La grave marginalità di strada è aumentata significativamente – spiega don Trussardi –. Pur avendo alzato il numero di posti letto in dormitorio, abbiamo ancora molte richieste: c’è una lista d’attesa molto alta per entrare in dormitorio. Perché c’è questo aumento di richieste? Si tratta probabilmente di flussi che arrivano da fuori Bergamo, in particolare molti immigrati che hanno concluso l’iter di accoglienza ma che necessitano ancora di sostegno. Il problema, in questi casi, è avviare una progettualità: servono soluzioni per regolarizzare e per costruire percorsi di integrazione e formazione finalizzata all’inserimento nel mondo del lavoro. Anche perché la richiesta di manodopera da parte delle aziende è costante».

Tra i «penultimi» – appunto tra chi ha un’occupazione ma fatica ad arrivare a fine mese – spesso non si chiede aiuto per pudore. «Sappiamo che i bergamaschi fanno fatica a chiedere aiuto, quasi come se ci si vergognasse – ragiona il sacerdote –. Può darsi che anche questo influisca sul fatto che vediamo poche richieste. Ma se non ci si fa avanti, diventa difficile capire davvero la situazione. Non è facile intercettare certe fragilità, se dall’altra parte non c’è la volontà di chiedere aiuto».

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