Stop al Reddito, proteste anche a Bergamo. «Coinvolti 800 nuclei»

LA DECISIONE. Servizi sociali tempestati di telefonate. Messina: «Comuni lasciati soli, non abbiamo risposte». I sindacati: «Non ci sono ancora strumenti e norme».

Anche a Bergamo segnalazioni e proteste. E, soprattutto, telefonate e richieste di chiarimenti agli uffici comunali dei Servizi sociali per capire come muoversi per non perdere il sussidio del Reddito di cittadinanza, sospeso da un giorno all’altro con una comunicazione dell’Inps arrivata via sms a numerose famiglie.

I dati bergmaschi del Reddito di cittadinanza

Dai dati di aprile risultavano 3.885 i nuclei percettori del Reddito tra città e provincia. Il provvedimento di sospensione, secondo le stime dei sindacati potrebbe interessare 800 famiglie nella Bergamasca, stime comunque da accertare e che potrebbe anche crescere. La scure dovrebbe interessare complessivamente in tutta Italia 169mila famiglie, cristallizzata in un messaggio con cui l’Inps comunica la sospensione del sussidio dall’1 agosto a determinati nuclei familiari, in quanto considerati nuclei occupabili tra i 18 e i 59 anni e in cui non ci sono componenti disabili, minori od over 65, come prevede la nuova normativa.

Situazione pesantissima per i Comuni

Il messaggio dell’Inps recita: «Domanda di reddito di cittadinanza sospesa in attesa di eventuale presa in carico dei Servizi sociali». Tanto è bastato per rinfocolare i timori di chi necessita tuttora di un sostegno economico e si è ritrovato invece sul telefonino il messaggio di sospensione del Reddito. In prima battuta, gli uffici comunali dei Servizi sociali sono stati tempestati di telefonate in queste ore da parte di cittadini che chiedono di parlare appunto con gli assistenti sociali per trovare una soluzione. «È una situazione pesantissima per i Comuni, imprevista e non programmata – sottolinea l’assessore ai Servizi sociali Marcella Messina –. A chi chiama, diciamo di fare una valutazione sociale con gli assistenti. Bisogna verificare un possibile collegamento con i Centri per l’impiego. Ma gli assistenti sociali, a parte l’inquadramento della situazione, non hanno misure di risposta. Siamo di fronte a una procedura sbagliata, in relazione alle possibilità dei Comuni di programmazione. Non c’è stata interlocuzione con i Comuni, qui parliamo di soggetti occupabili o potenzialmente occupabili inseriti in un’altra piattaforma. Una misura repentina e una scelta ideologica, quando invece i processi di programmazione dovrebbero essere condivisi con i Comuni, che giocano un ruolo centrale nell’aiutare le persone».

La reazione dei sindacati

Richieste di informazioni e chiarimenti sulla sospensione sono arrivate anche ai sindacati. Il segretario generale della Cgil Bergamo, Marco Toscano, ammette: «Abbiamo cercato di capire quanti siano a Bergamo i nuclei familiari interessati dalla sospensione. Applicando alla nostra provincia la stessa percentuale nazionale (16% dei percettori) si potrebbero ipotizzare sulle 800 famiglie, ma solo l’Inps è in grado di fornire dati precisi. Il messaggio spedito dall’Inps fa riferimento all’articolo 13 del decreto legge 48/23 e alla presa in carico dai Servizi sociali, i quali non hanno risposte da dare in quanto mancano finora norme di riferimento. Sarà possibile continuare a ricevere il Reddito di cittadinanza fino al 31 dicembre solo per coloro per i quali i 7 mesi previsti dalla Legge di Bilancio 2023 scadono dopo il 31 luglio. Ma anche chi potrà accedere al nuovo assegno di inclusione si trova in difficoltà, a oggi non vi sono ancora norme con le modalità di presentazione delle domande».

La segretaria Cgil provinciale responsabile Welfare, Annalisa Colombo, aggiunge: «Nei fatti scompare una misura universale di tutela dalla povertà. Non si tiene conto della reale condizione di bisogno. Le persone tra i 18-59 anni che non percepiranno l’assegno di inclusione (perché nel loro nucleo familiare non ci sono minori, over 60 o persone con disabilità) potranno percepire il sostegno alla formazione (350 euro) nel momento in cui verranno inserite in un percorso formativo, ma la piattaforma relativa non è ancora pronta». Per il segretario generale Cisl Bergamo, Francesco Corna, «servono soluzioni personalizzate e dare agli enti locali strumenti e risorse. Abbiamo sempre sostenuto la posizione di favorire il rientro al lavoro delle persone in difficoltà, aiutando chi può accedervi. Bisogna lavorare di più sugli strumenti di reinserimento e le politiche attive sul lavoro, anche se a livello provinciale si è passati da 50 a 200 dipendenti dei Centri per l’impiego. Serve maggior coordinamento con i servizi sociali dei Comuni: le persone hanno esigenze diverse e bisogna valutare caso per caso, senza polemiche inutili. Nella Bergamasca il lavoro c’è, ma la marginalità va presa in carico, singolarmente».

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