Temperatura, in città crescita record: aumenta più di quella mondiale - I dati

Temperatura media locale, l’Arpa: quasi 1,5 gradi in più tra il 1997 e il 2020. Andrea Giuliacci: «In Italia nell’ultimo decennio i cinque anni più caldi». Ma le emissioni di C02 calano, l’approfondimento su L’Eco di Bergamo in edicola sabato 2 ottobre.

È come se ci fossero due corse. Una, che avanza come un treno, va fermata: è la crescita delle temperature, il riflesso più tangibile della «febbre» di cui soffre la Terra inquinata, alterata ed esasperata dallo sfruttamento delle risorse naturali. L’altra «maratona», che ha preso velocità negli ultimi tempi, è quella della consapevolezza: serve cambiare modello, per salvare il pianeta. I dati più minuti e immediati restituiscono un allarme climatico per Bergamo: anche in città la temperatura sta correndo. Basta dare uno sguardo agli ultimi 25 anni, attraverso le rilevazioni giornaliere delle «centraline»: quella di via Stezzano, secondo la fotografia dell’Arpa, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, segnala che la temperatura media s’è sostanzialmente innalzata di un grado abbondante, quasi 1,5, tra il 1997 e il 2020.

Nella mole di indicatori dell’Arpa, appunto, c’è la rilevazione della temperatura media giornaliera; mettendo in fila tutti i giorni dell’anno, risulta che nel 1997 la temperatura media di Bergamo (via Stezzano) è stata di 12,45 gradi e nel 2020 è salita a 13,79. Più che gli estremi temporali, però, occorre guardare alla tendenza: fino al 2002 è stata stabilmente sotto i 13 gradi, nel 2003 (estate caldissima) è rimbalzata a 13,31, poi ha di nuovo oscillato attorno al 12; ma dal 2014 è ininterrottamente sopra i 13 gradi, col picco di 13,89 nel 2019. Una tendenza che rispecchia quella mondiale: la temperatura globale, negli ultimi dieci anni, è stata superiore di ben 1,09°C rispetto al periodo 1850-1900 e gli ultimi cinque anni sono stati i più caldi registrati dal 1850. L’altra tendenza è quella delle «estremizzazioni», diventate più frequenti nei tempi recenti: il giorno più freddo di questo quarto di secolo nella Bergamasca si individua infatti nei -11,3 °C toccati il 6 febbraio 2012, il picco di calore nei 37,4 °C del 27 giugno 2019. Tempi recenti.

Fenomeni estremi

Milano è in questi giorni l’epicentro mondiale della mobilitazione. «Si sta prendendo coscienza del problema, e il fatto che se ne parli sempre più spesso è positivo», premette Andrea Giuliacci, meteorologo e climatologo, docente di Fisica dell’atmosfera all’Università di Milano-Bicocca. «Dopodiché, è chiaro che sia un argomento complesso: le politiche necessarie per combattere il cambiamento climatico presuppongono sacrifici, grandi o piccoli che siano, possibili solo se la maggior parte delle persone li considera necessari. E la necessità, appunto, è che il tema venga trattato, spiegato, dunque compreso».

La corsa delle temperature è un dato di fatto; l’accelerazione di questa «febbre» si legge guardando agli anni più recenti. «Analizzando i dati a livello planetario – spiega Giuliacci –, negli ultimi due secoli e mezzo emerge che le temperature sono salite rapidamente dalla seconda metà del XIX secolo. Ma se fino alla metà del XX secolo si riesce a spiegare una parte di questo innalzamento attraverso fattori naturali, come la maggior attività del sole o la minor attività vulcanica, appunto dalla seconda metà del XX secolo la crescita delle temperature si spiega solo minimamente con i fattori naturali: è dovuta maggiormente alle emissioni di gas serra».

La CO 2 resta in atmosfera

Oggi si paga l’eredità di scelte risalenti nel tempo: «Sul clima non pesano solo le emissioni degli ultimi anni, altrimenti col lockdown avremmo dovuto osservare un miglioramento. Il problema è il carico cumulativo. Abbiamo in atmosfera buona parte dei gas serra emessi 100-150 anni fa. Il metano dopo poco più di un decennio tende a essere riassorbito, l’anidride carbonica, invece, richiede tempi molto lunghi: se per pura ipotesi smettessimo oggi di emettere ogni singola molecola di gas serra, per riassorbire l’eccesso di anidride carbonica il sistema-Terra impiegherebbe secoli, se non mille anni».

C’è un dato che colpisce, a livello italiano. «Nel nostro Paese gli anni più caldi degli ultimi due secoli sono stati, nell’ordine, il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2020: tutti nell’ultimo decennio», rimarca Giuliacci. Ma non è solo questione di temperature: «Si sono estremizzati i fenomeni meteorologici – conclude il meteorologo –: la quantità di pioggia in un anno, per esempio, rimane sostanzialmente la stessa, ma si concentra in un numero minore di giorni, aumentando di contro i periodi di siccità. Il cambiamento climatico è questo: l’estremizzazione dei fenomeni meteo-climatici. Non c’è più molto tempo: occorre incominciare da subito la transizione ecologica».

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