Tribunale, al Civile 16 mila cause pendenti: task force di 80 funzionari per smaltirle

Con i fondi del Pnrr via al bando per reclutare i componenti dell’Ufficio del processo. A gennaio in servizio. Castelli: «Obiettivo: ridurre i tempi del 40%». L’Università in campo, il rettore: «Opportunità per i nostri laureati».

Una task force per aiutare i tribunali a smaltire l’arretrato e dare una decisa sforbiciata ai tempi di definizione dei processi. L’occasione è il bando – a scadenza imminente: domande entro il 23 settembre - per reclutare laureati in Giurisprudenza (principalmente) ma anche Economia e Scienze politiche, da arruolare nel cosiddetto «Ufficio del processo», struttura organizzativa costituita proprio per realizzare quell’obiettivo di «ragionevole durata» dei processi, innovando i modelli organizzativi degli uffici giudiziari e affiancando ai giudici (sia nell’area Penale, sia in quella Civile) un team qualificato di supporto, che agevoli le attività preparatorie del giudizio e velocizzi la redazione dei provvedimenti.

«Guerra» all’arretrato

L’occasione è ghiotta, perché stravolta i soldi ci sono: si attingerà ai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). E i numeri sono importanti: 8.171 posti a livello nazionale, a tempo determinato per 2 anni e 7 mesi, (più un secondo scaglione che verrà individuato con un secondo bando, per un totale di 16.500 posti). L’inquadramento è da funzionari e sono 248 i posti per la Lombardia Orientale (distretto di Brescia, che comprende anche Bergamo, Cremona e Mantova). Si stima che saranno tra 60 e 80 gli operatori destinati al Tribunale di Bergamo. Dove la «battaglia» contro l’arretrato è in corso da tempo e con risultati più che positivi: gli ultimi dati disponibili, riferiti al Civile, hanno visto le cause pendenti (dato che comprende sia l’arretrato, sia i nuovi fascicoli) passare da 16.987 del 30 giugno 2019 alle 16.019 del 30 giugno 2020. Quasi un migliaio in meno, nonostante il «freno» imposto da pandemia e lockdown. Ma c’è ancora molto da fare e l’Ufficio del processo potrà portare un aiuto concreto.

Il rettore: opportunità unica

Ne è convinto il rettore dell’Università di Bergamo, Remo Morzenti Pellegrini. L’ateneo avrà un ruolo da protagonista, sia perché i posti risultano appetibili per i neo laureati in materie giuridiche, sia perché l’impiego sul campo può costituire un momento formativo importante per aspiranti magistrati o avvocati. «Questo bando – sottolinea il rettore – ha l’obiettivo di garantire una ragionevole durata del processo, rinnovando i modelli organizzativi. Un’opportunità unica di formazione per giovani giuristi, in continuazione con il percorso universitario». Tra parentesi: chi otterrà il posto avrà anche titoli di preferenza per il concorso in magistratura o il riconoscimento di un anno di tirocinio per l’accesso alla professione forense. «I laureati che si aggiudicheranno il posto – illustra il rettore– affiancheranno il giudice collaborando allo studio della controversia e della giurisprudenza, contribuendo a velocizzare i processi. Contribuiranno altresì a creare, come abbiamo avuto modo di condividere in occasione della presentazione del progetto da parte della ministra Cartabia ai Rettori italiani, una nuova figura di giurista e una nuova immagine della giustizia nel nostro Paese».

«Sarà costituita una task force – aggiunge Elisabetta Bani, direttrice del Dipartimento di Giurisprudenza – per smaltire l’arretrato e non accumularne altro». «Sarà anche l’occasione per l’Università di proiettare sempre più i propri corsi verso l’inserimento lavorativo e le carriere forensi» aggiunge Daniela D’Adamo, docente di Diritto processuale civile e delegata all’orientamento del Dipartimento di Giurisprudenza.

Obiettivo: tempi ridotti del 40%

«Credo che si tratti dello strumento più forte ed efficace per ridurre i tempi dei processi» osserva il presidente della Corte d’Appello di Brescia, Claudio Castelli. I tribunali del distretto lavorano sodo e lo dimostra il tasso di rendimento superiore a 1. Tradotto: nel corso dell’anno si smaltiscono più fascicoli di quanti ne arrivano, con conseguente riduzione dell’arretrato «che comunque c’è», ammette Castelli. Quello «patologico» è costituito dai fascicoli ultra-triennali (per i Tribunali) e ultra-biennali (per la Core d’Appello). Le ultra-biennali a Brescia «nel Penale sono 4 mila, ma dieci anni fa il quadro era assai peggiore, con un arretrato patologico di 11 mila processi». Nel penale sono 3.500 gli arretrati da smaltire. L’obiettivo è scritto a chiare lettere nell’agenda di Castelli: «Abbattere i tempi del 40%. Certo, i risultati non saranno dall’oggi al domani: ci vorranno almeno 6 mesi. Gli uffici giudiziari dovranno mettere mano all’organizzazione: i magistrati sono abituati a lavorare da soli, ora avranno un team di supporto qualificato, ad esempio per le ricerche nelle banche dati e giurisprudenziali».

De Sapia: giudici non «artigiani»

Il presidente del Tribunale di Bergamo, Cesare de Sapia, usa una metafora efficace: «I giudici non saranno più come “artigiani”, ma “imprenditori” a capo di un team. Ci confrontiamo spesso con studi legali che possono contare su uno stuolo di praticanti, ora anche i giudici avranno un gruppo di lavoro cui saranno coordinatori. Abbiamo già compiuto uno screening delle aule disponibili in cui ospitare queste nuove forze – aggiunge de Sapia – e utilizzeremo il criterio della rotazione. Fondamentale abbattere i ritardi e ridurre i tempi, assegnando al gruppo di lavoro compiti specifici. In qualche caso l’Ufficio del processo potrà arrivare a scrivere quasi una sorta di “minuta” della sentenza», agevolando il lavoro, a vantaggio della durata del processo.

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