Forti terremoti, con lo smartphone per avvisare la popolazione: lo studio parte da Bergamo

Il team composto da Francesco Finazzi dell’Università degli Studi di Bergamo, da Rémy Bossu, Robert Steed e Laure Fallou dell’European-Mediterranean Seismological Centre e da István Bondár dell’ELKH Research Centre for Astronomy and Earth Sciences di Budapest ha dimostrato l’efficacia delle reti smartphone nel preallertare la popolazione in caso di forti terremoti.

Con un articolo pubblicato sulla rivista Seismological Research Letters, il team di studio ha per la prima volta dimostrato l’efficacia del rilevamento in tempo reale di terremoti tramite reti smartphone al fine di preallertare la popolazione esposta a forti – e pericolosi – scuotimenti del suolo.

Analizzando i dati raccolti da Earthquake Network, un progetto di Citizen Science avviato nel 2013 dal professore Finazzi , i ricercatori hanno dimostrato che i terremoti più forti rilevati dalla rete smartphone hanno permesso di inviare alla popolazione una preallerta compresa tra 5 e 50 secondi rispetto all’arrivo dell’onda sismica. Sebbene il preavviso sia breve, pochi secondi sono sufficienti per mettersi in un punto sicuro all’interno dell’edificio ed evitare le conseguenze di crolli o cadute di oggetti.

Nel terremoto di magnitudo 6.4 in Albania del 26 novembre 2019, costato la vita a 51 persone, i partecipanti del progetto Earthquake Network esposti ad uno scuotimento del VI grado della scala Mercalli (intensità forte) hanno ricevuto sul proprio smartphone una preallerta di 7 secondi. In Italia, grazie alla partecipazione di più di 600 mila cittadini, la rete di Earthquake Network ha già rilevato più di 50 terremoti tra cui quelli della sequenza sismica Amatrice-Norcia-Visso del 2016 e 2017. Nel mondo, Earthquake Network è diffuso in tutte le zone ad alto rischio sismico, tra cui paesi in via di sviluppo che, nell’immediato futuro, difficilmente disporranno dei più costosi sistemi di preallerta basati su reti di sismometri.

La ricerca è stata possibile grazie alla partecipazione dell’Università degli Studi di Bergamo ai progetti di innovazione e ricerca Horizon 2020 TURNkey e RISE finanziati dalla Commissione Europea, che coinvolgono 40 tra le migliori università e centri di ricerca europei ed hanno l’obiettivo di fornire nuove soluzioni per mitigare il rischio sismico a livello europeo.

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